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«Angioletto!» esclamò Prosper. «Mi sai dire perché tutti si fanno fregare dalla tua faccia, Bo?» «Va' piano, Bo» lo ammoni Prosper. A Vespa invece veniva da ridere. «E lascialo, dai!» intervenne. «Non preoccuparti, non lo perdiamo. È là davanti.» «Quante volte ti devo dire che non devi lasciarti fotografare!» gli sibilò all'orecchio. «Uffa, lo so» ribatté Bo. «Ma questi erano... come si chiamano? Cinesi? La zia mica si andrà a vedere le foto dei cinesi, no? E poi ormai sarà andata a prendersi un altro bambino, l'hai detto tu.» Prosper annui. «Si, anche questo è vero» mormorò. Vespa lo aveva notato. «Pensi ancora a tua zia, vero?» chiese a bassa voce anche se Bo, lontano com'era, non poteva certo sentirla. «Dimenticala. Non vi cerca più. E comunque non qui.» «Probabilmente no» bisbigliò. «No di certo» insistette Vespa. «Smettila una buona volta di preoccuparti.» Prosper le fece un segno d'intesa. «Ehi, Prosper» gli disse Bo. «Guarda che cos'ho trovato.» Prosper glielo strappò di mano e lo tirò da parte sotto un'arcata buia. «Dove l'hai preso?» lo interrogò serio. Bo sporse il labbro inferiore con ostinazione e appoggiò la testolina contro il braccio di Vespa. «Ho detto "trovato". È scivolato dalla tasca a un tizio. Un ciccione con la testa pelata. Lui non ci ha fatto caso e io l'ho raccolto.» «Dai, non ti agitare così, Prosper» intervenne Vespa, stringendo a sé Bo. «Ti sta dicendo che non l'ha portato via a nessuno... Il proprietario l'ha perso e, ormai, chissà dov'è. Vediamo almeno cosa c'è dentro.» Prosper esitava. Prosper si mise a frugare negli scomparti del portafoglio: un paio di scontrini accartocciati, tre ricevute di ristorante, un abbonamento per il vaporetto, scaduto, e qualche euro. Tutto qui. «Sarebbe stato bello» sospirò Vespa senza nascondere la propria delusione quando vide Prosper gettare il portafoglio in una cassetta vuota. «Siamo rimasti quasi a secco. Speriamo che il Re dei Ladri riesca a racimolare un po' di grana entro stasera.» «Certo che ci riesce!» replicò Bo. «E un giorno di questi gli darò una mano anch'io. Diventerò bravo come Scipio. Ci penserà lui a insegnarmi!» «Dovrà passare sul mio cadavere» ringhiò Prosper spingendolo fuori dal portico. «Ma dai, lascialo parlare!» sussurrò Vespa. «O hai paura che Scipio se lo porti dietro davvero...?» Prosper fece segno di no, ma gli si leggeva in faccia che si tormentava. «Gli altri ci staranno già aspettando.» La voce di Vespa lo riscosse così bruscamente dai propri pensieri che per un attimo non capi dove si trovava. «Già. E poi dobbiamo ancora mettere a posto. A Scipio non piace se lasciamo in disordine» ricordò Bo. «Saresti tu quello che tiene in ordine?» lo prese in giro Prosper. «E ieri, chi ha rovesciato il secchio pieno d'acqua?» «E chi sparge dappertutto pezzettini di formaggio per i topi?» aggiunse ridacchiando Vespa, mentre Bo le assestava una gomitata nelle costole. «Le loro cacchine sono la cosa che Scipio odia di più. Purtroppo il nascon-diglio che ci ha trovato ne è pieno. Ed è anche difficile da scaldare. Sarà anche bello, non dico di no. Forse, però, un posto meno pretenzioso e più pratico sarebbe andato meglio.» «Non è un "nascondiglio". È la "Grotta delle Stelle", così lo chiama il capo» la corresse Bo. Vespa alzò gli occhi al cielo. «Attento, Prosper. Tra un po' esisterà solo Scipio. Mi sa che non ascolterà più neanche te» gli bisbigliò. «E allora? Che ci posso fare, io?» ribatté seccato Prosper.