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Progettare dispositivi di formazione nei contesti complessi odierni è un'operazione che non si limita più, come poteva essere in passato, alla linearizzazione di obiettivi, In prima battuta la prospettiva reticolare della progettazione coinvolge non solo i saperi formalizzati, propri dell'accademia o patrimonio esclusivo dei contesti professionali di riferimento, ma anche esperienze e conoscenze non formali e informali, che diventano sponda imprescindibile nella strutturazione di percorsi di apprendimento significativi per gli individui che vi si approcciano. In secondo luogo, è indispensabile una integrazione tra competenze trasversali o soft skills, mobilitabili in contesti e situazioni multiple e reali, e competenze specifiche, riconducibili a campi professionali ben determinati. Ulteriori aspetti indispensabili sono quelli della modularità e della flessibilità. 1 Vivere è apprendere in una logica in base alla quale la natura dell'istruzione fa sì che si possa apprendere in qualsiasi situazione che coinvolga l'individuo e non in momenti determinati e finiti della sua esistenza (life-long), in contesti vari e non necessariamente pensati per l'apprendimento (life-wide) e con modalità trasformative rispetto agli aspetti più intimi e profondi dell'essere (life-deep) quali valori, concezioni, principi, identità che entrano a contatto con i saperi e li modificano adattandoli alle individualità e alle situazioni. Così come non è possibile escludere dal processo progettuale il discente, che non è semplicemente il fruitore, ma spesso ha necessità di ritagliarsi, entro i percorsi, propri itinerari di apprendimento individuali e personalizzati. Quindi la progettazione ha una dimensione collettiva ed una individuale, non sempre distinte e distinguibili ed è in carico a soggetti multipli oppure ad una figura ibrida di progettista- realizzatore che ne stratifica livelli e orizzonti di senso. Infatti, il secondo portato essenziale della progettazione è la granularità: le dimensioni di macro progettazione e di micro progettazione che non necessariamente discendono l'una dall'altra, ma co-esistono e si interfacciano in una logica, appunto, reticolare e sistemica. 2 Le logiche e le connessioni tra macro e micro Macro e micro progettazione si situano entro un orizzonte che è quello ispirato dai paradigmi della complessità e della mobilità, propri delle situazioni di apprendimento contemporanee. Su un piano puramente descrittivo il livello macro della progettazione consiste nella sua visione curricolare, ovvero nell'orizzonte di senso complessivo che traccia i traguardi verso cui dirigersi, i potenziali itinerari da seguire, il quadro di riferimento teorico e didattico che racchiude i vari elementi di significatività interconnessi nel progetto. La dimensione micro invece è il dettaglio della singola attività, contestualizzata a livello sia di spazio-tempo, sia di significatività all'interno del contesto, una sorta di ingrandimento di un frammento che fa emergere non un semplice segmento, una parte del tutto, ma un ulteriore tutto autodeterminato e autoconcluso, dotato di propri obiettivi, saperi di riferimento, metodologie, modalità. Tale semplificazione, necessaria per definire le due dimensioni della progettazione, non esaurisce tuttavia la complessità delle logiche che vi Il costrutto di competenza ed il suo sviluppo come filo conduttore per l'allestimento del dispositivo progettuale è allineato perfettamente a questa visione: diventare competente attraverso la guida di artefatti macro e micro significa percorrere strade di avvicinamento spiraliformi, che tornano su se stesse e prendono in carico aspetti specifici della competenza stessa per aumentarla, non per semplice sommatoria, ma attraverso carichi di tipo esponenziale. L'esperienza connessa alla soluzione del singolo problema partecipa dell'esperienza più globale del raggiungimento di uno status, di una postura a cui la competenza (l'essere in grado, l'essere esperto di) fa riferimento. ti. Ha una funzione testuale, ovvero forma delle entità-messagio che sono coerenti sia internamente, sia con l'ambiente nel quale sussistono (in termini micro e macro, dunque), una funzione interpersonale, perché dà corpo a significati basati sulle relazioni sociali e culturali intercorrenti tra coloro che partecipano al contesto comunicativo, una funzione ideazionale, perché suggerisce significati e fornisce percorsi-guida all'interno di essi. Progettare micro e macro dispositivi quindi vuol dire oggi strutturare layout con punti di ingresso multipli e soggettivizzabili, percorribili in base a percorsi differenti, fatti di entità consistenti che si intersecano a vari livelli senza perdere una propria logica interna, coerente con la logica d'insieme dichiarata.Nell'ambito degli studi sul curricolo emergono due prospettive che ne definiscono le caratteristiche e le dimensioni, mettendolo in connessione con le pratiche progettuali di cui l'artefatto è portatore e nello stesso tempo ispiratore. Tali prospettive si differenziano in base ai contesti sociali, politici, nazionali di riferimento e per questo evidenziano quanto l'idea stessa di curricolo debba essere situata rispetto al contesto nel quale esso nasce e si colloca. Joannert (2011) individua una visione di curricolo propria dei paesi anglosassoni, ispirata ad un'ottica pragmatista secondo cui esso si deve configurare come un quadro di riferimento strettamente ancorato alle esigenze della società, in grado di tracciare strade formative che rispondano alle figure professionali ma anche all'idea di cittadino che la società stessa richiama. Si tratta di un curricolo identitario e valoriale, legato a principi e linee guida di riferimento, mobile perché evolve mano a mano che evolvono e si trasformano i bisogni formativi, fortemente centrato sugli apprendimenti di cui i discenti devono appropriarsi. In questo orizzonte, macro e micro sono in costante dialogo tra loro, ma il rapporto tra le due dimensioni è necessariamente gerarchico, nel senso che le logiche e i principi ispiratori che danno corpo alla struttura del macro sono gli stessi che in forma declinata e dettagliata ritornano nel micro. È comunque una forma che prevede la modularità, poiché l'attenzione al discente gli lascia lo spazio d'azione necessario per muoversi all'interno del percorso generale selezionando e allineando i frammenti in base a esigenze particolari, ma orientate agli stessi principi generali, che sono poi quelli ispiratori del sistema sociale vigente. Una seconda idea di curricolo è invece quella franco-europea, maggiormente tassonomica e rigida, in cui il curricolo equivale ad un programma di studi, in cui saperi da possedere, obiettivi da raggiungere sono dati e uguali per tutti. La centralità è per le discipline o per le conoscenze, quindi la riflessione e la progettazione si concentrano sulla trasposizione e sulla assiologizzazione dei saperi. È un curricolo prescrittivo, che stabilisce elementi imprescindibili e ha una visione unificatrice della formazione e dell'istruzione. Quella prevista da tale logica curricolare è un tipo di progettazione non devoluta ma accentrata, in cui possono essere ripensate metodologie e modalità nel processo di insegnamento- apprendimento, ma non i contenuti che determinano il processo formativo. Queste due idee di curricolo sono quelle che hanno ispirato o ispirano la maggior parte dei sistemi formativi correnti, soprattutto di quelli istituzionalizzati, quali la scuola, l'università, i percorsi di formazione professionale, i percorsi di ingresso per posizioni lavorative formali e standardizzate. Risulta tuttavia evidente che oggi è in atto una revisione della concezione stessa di curricolo, intesa più come framework che non come percorso, il più possibile fluida e adattabile alle differenti situazioni formative, che devono confrontarsi con una realtà talmente mobile da non in parte, di tracciare profili in uscita netti e aderenti a necessità professionali e sociali non sempre completamente prevedibili. Uno spazio, quindi, ove la pratica e il sapere in essa inscritto abbia un ruolo importante e dove si incontrino soggetti differenti in dialogo continuo con l'ambiente di riferimento. Come può, l'idea di macro fino a qui esposta, connettersi a quella di micro a? Il pattern è una soluzione modulare che reifica il micro processo di progettazione, è una soluzione semi-strutturata e consente la partecipazione collaborativa di docenti e discenti. I pattern fanno riferimento a teorie pedagogiche che sono presenti nel percorso globale tracciato dal docente- progettista e sono configurati come sequenze organizzate di azione identificabili perché ricorsivi all'interno del ciclo didattico, che lega e mette in dialogo i vari attori del processo formativo. I pattern dunque trasformano in pratica, attraverso attività di insegnamento-apprendimento (dimensione micro), i principi ispiratori e le linee di riferimento proprie del curricolo (dimensione macro). Sono infatti guidati, nella loro progettazione, dai nuclei fondanti Rappresentano quindi e realizzano gli elementi di coerenza e di connotazione che sono presenti nel curricolo2, ma nello stesso tempo sono cicli autoconclusivi, dotati di un proprio senso e di una struttura che prevede un avvio, una serie di attività centrali, una conclusione e prevedono spazi di accesso per esperienze informali individuali, per soluzioni semplesse dei problemi affrontati, per momenti di interazione e di riflessione tra pari o tra studenti e docenti. L'idea di base è quella del modulo, intendendo la modularità come soluzione strategica alla complessità, secondo la definizione che ne .