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Smaismrmilmepoetaleumibunenugttauiras. 17 Gennaio 2021. Facendo la settimana enigmistica ho scoperto che Marte ha due satelliti, Phobos e Deimos, cioè “paura” e “terrore”: due nomi quanto mai attuali. Ufficialmente furono scoperti nel 1877, ma la loro storia comincia molto prima. Infatti il 30 luglio 1610 Galileo Galilei scrive una lettera a Johannes Kepler, dove annuncia: smaismrmilmepoetaleumibunenugttauiras. Kepler capisce che è un anagramma per sfuggire alla censura, e lo decifra così: “Salve umbistineum geminatum Martia proles”. Ovvero “Salve, gemelli furiosi figli di Marte!”. Gemelli, figli di Marte, sembra tutto chiaro: Marte ha due satelliti. Così a sua volta Kepler ne scrive in una delle sue leggi sul movimento dei pianeti, e grazie alla sua autorevolezza la scoperta si diffonde. Anche Jonathan Swift viene a conoscenza della teoria supportata dall’autorevole Professore, e le due lune di Marte finiscono così nei suoi Viaggi di Gulliver (1726) dove vengono pure descritte nei dettagli – peraltro nemmeno troppo lontani dal vero, considerando che erano ovviamente inventati di sana pianta. Lo stesso fa in seguito Voltaire, nel racconto di fantascienza Micromega (1752), forse a sua volta influenzato da Swift. Peccato solo che Galileo parlasse d’altro. In effetti il suo messaggio misterioso andava anagrammato in altro modo: Altissimum planetam tergeminum observavi. Cioè “Ho scoperto che il pianeta più lontano ha una forma tripla”. Si riferiva a Saturno, e a quelli che oggi sappiamo essere i suoi anelli. Certo anche questa è una scoperta importante, per chi è interessato, però non era quella eterogeneticamente compresa e rilanciata da Kepler e gli altri. Beh, che c’è di strano, scienziati e intellettuali sbagliano. Ma poi, in questo caso, hanno sbagliato o no? Buona domenica