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Prevenzione dei rischi da attività di estetista diapositiva successiva RIFERIMENTI NORMATIVI Legge 4/01/1990, n. 1 Disciplina dell'attività di estetista. diapositiva successiva ATTIVITA' DI ESTETICA L'attività di estetista comprende tutte le prestazioni ed i trattamenti eseguiti sulla superficie del corpo umano il cui scopo esclusivo o prevalente sia quello di mantenerlo in perfette condizioni, di migliorarne e proteggerne l'aspetto estetico, modificandolo attraverso l'eliminazione o l'attenuazione degli inestetismi presenti. Tale attività può essere svolta con l'attuazione di tecniche manuali, con l'utilizzazione degli apparecchi elettromeccanici per uso estetico, di cui all'elenco allegato alla legge n. 1/1990 e s.m.i., e con l'applicazione dei prodotti cosmetici. Sono escluse dall'attività di estetista le prestazioni dirette in linea specifica ed esclusiva a finalità di carattere terapeutico. diapositiva successiva Rischi derivanti dall'attività di estetista Il direttore tecnico o il suo sostituto (i cui nominativi devono essere riportati nella SCIA) deve garantire, attraverso la costante presenza durante lo svolgimento delle pratiche, la prevenzione dei rischi derivanti dall’attività di estetista. diapositiva successiva Precauzioni Preliminarmente ad ogni trattamento per quanto possibile andrà valutato il buon stato di integrità della cute e delle mucose visibili; andrà valutata preliminarmente l'esistenza di precedenti allergici con particolare riferimento anche a quelli di tipo dermatologico. I prodotti cosmetici dovranno essere acquistati da canali ufficiali ed essere usati seguendo scrupolosamente le indicazioni riportate in etichetta in particolare per le precauzioni d'uso. diapositiva successiva Rischi biologici La mancata adozione di adeguate misure igieniche nella conduzione dell’attività, in particolare nell'uso di strumenti taglienti e/o appuntiti (compresi aghi, rasoi, lamette, ecc.), può comportare il rischio di diffusione di infezioni sia a livello cutaneo che sistemico, in particolare infezioni da piogeni (piodermiti, ecc..), virosi (verruche, mollusco contagioso ecc...), micosi (dermatofitosi , ecc...). L’uso di strumenti taglienti contaminati e non adeguatamente sterilizzati o disinfettati ad alto livello e le punture accidentali di aghi o strumenti taglienti infetti, possono trasmettere per via ematica infezioni da virus dell’epatite B, da virus dell’epatite C o da virus dell’Immunodeficienza acquisita (HIV). diapositiva successiva Rischi fisici Lampade abbronzanti e altre fonti di radiazioni UV I trattamenti con lampade abbronzanti o utilizzanti radiazioni UV inducono un aumento del rischio di sviluppo di neoplasie cutanee (l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha infatti classificato nel 2009 i dispositivi che emettono radiazione UV per l’abbronzatura artificiale come cancerogeni per l’uomo, Gruppo 1). Per questi motivi l’Organizzazione Mondiale della Sanità sconsiglia l’uso delle apparecchiature per l’abbronzatura artificiale a chiunque. Alcune categorie di soggetti sono esposti ad un aumento del rischio, in particolare: · i minori di 18 anni · donne gravide · soggetti con neoplasie anche pregresse · soggetti che non si abbronzano o che si scottano facilmente diapositiva successiva Apparecchi laser ad uso estetico Il fascio di luce laser sia diretto che riflesso può causare danni anche irreversibili alle strutture oculari e alla pelle. L’occhio è l’organo più vulnerabile: si possono avere danni retinici di natura fotochimica, discromie, danni al cristallino di origine fotochimica o termica con conseguente cataratta, danni alla congiuntiva e alla cornea con congiuntiviti e cheratiti. diapositiva successiva DESCRIZIONE DEI PRINCIPALI TIPI DI LASER diapositiva successiva Premessa I LASER (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation) sono sorgenti di radiazione ottica con caratteristiche peculiari. A differenza delle normali sorgenti luminose, le emissioni laser sono di tipo monocromatico (una o pochissime lunghezze d’onda) e coerente (elevata collimazione del fascio radiante). Il laser ha ormai raggiunto un elevato grado di diversificazione tecnologica e numerosissime sono le applicazioni in ambito industriale, sanitario, nelle telecomunicazioni e nella ricerca. La gamma di apparati oggi esistente opera a lunghezze d’onda che cadono nell’infrarosso, nel visibile e nell’ultravioletto (UV). Le potenze di emissione sono molto variabili. Esistono dispositivi a elevatissima, elevata, media e bassa potenza. Anche le modalità di emissione possono essere assai diversificate. Accanto a laser che emettono in continuo, vi sono laser che emettono radiazione sotto forma di impulsi brevi e ripetuti. Il fascio laser può poi propagarsi libero o in forma guidata (fibre ottiche). diapositiva successiva Un laser è costituito tipicamente da un cilindro allungato di materiale attivo, in grado cioè di amplificare la radiazione che lo attraversa, inserito fra una coppia di specchi contrapposti che rinviano continuamente la radiazione attraverso il materiale stesso. Uno dei due specchi è parzialmente trasparente per consentire l’estrazione del fascio. I diversi tipi di laser si distinguono per consuetudine in base allo stato di aggregazione del materiale attivo. Si hanno così: · laser a stato solido, a cristalli e vetri o a semiconduttori · laser a liquidi · laser a gas (ulteriormente suddivisi in laser ad atomi neutri, laser a ioni, laser molecolari, laser ad eccimetri e laser ad elettroni liberi) diapositiva successiva CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI LASER SECONDO LA NORMA CEI 76-2 diapositiva successiva La grande varietà di lunghezze d’onda, energie e caratteristiche d’impulso dei laser e sistemi che includono laser, e delle applicazioni e dei modi di impiego di tali sistemi, rendono indispensabile, ai fini della sicurezza, il loro raggruppamento in categorie, o classi, di pericolosità. E’ risultato molto utile pertanto l’introduzione di un nuovo parametro chiamato Limite di Emissione Accettabile (LEA), che descrive i livelli di radiazione emergente da un sistema laser, la cui valutazione permette la collocazione dell’apparecchio nell’opportuna categoria di rischio. La determinazione del LEA deve essere effettuata nelle condizioni più sfavorevoli ai fini della sicurezza. Si sono individuate 5 classi: 1, 2, 3A, 3B e 4, con indice di pericolosità crescente con il numero di classe. diapositiva successiva La classificazione dei LASER, secondo lo standard Europeo, è definita dalla Norma IEC 60825-1. La pericolosità degli apparecchi LASER è definita attraverso delle “classi” crescenti in funzione dei rischi eventuali che il loro utilizzo può comportare: • Classe 1-1M • Classe 2-2M • Classe 3R-3B • Classe 4 diapositiva successiva • Classe 1: Laser che sono sicuri nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, compreso l’impiego di strumenti ottici per la visione diretta del fascio. Vi è il caso dei LASER di classe 1 nativi o declassati (i.e. Citometro a flusso). diapositiva successiva • Classe 1M: Laser che emettono radiazione nell’intervallo di lunghezze d’onda compreso tra 302,5 nm e 4000 nm; sono sicuri nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, ma possono essere pericolosi se l’utilizzatore impiega ottiche all’interno del fascio. diapositiva successiva • Classe 2: Laser che emettono radiazione visibile nell’intervallo di lunghezze d’onda compreso tra 400 nm e 700 nm, range in cui la protezione dell’occhio è normalmente assicurata dalle reazioni di difesa dello stesso, compreso il riflesso palpebrale. Questa reazione può essere prevista per fornire una protezione adeguata nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, compreso l’impiego di strumenti ottici per la visione diretta del fascio. diapositiva successiva • Classe 2M: Laser che emettono radiazione visibile nell’intervallo di lunghezze d’onda compreso tra 400 nm e 700 nm, range in cui la protezione dell’occhio è normalmente assicurata dalle reazioni di difesa dello stesso, compreso il riflesso palpebrale. Tuttavia l’osservazione dell’emissione può risultare pericolosa se, all’interno del fascio, l’utilizzatore impiega ottiche. diapositiva successiva • Classe 3R: Laser che emettono nell’intervallo di lunghezze d’onda compreso tra 302,5nm e 106 nm, range in cui la visione diretta del fascio è potenzialmente pericolosa, ma il rischio è inferiore a quello dei Laser di classe 3B. diapositiva successiva • Classe 3B: Laser che sono normalmente pericolosi in caso di visione diretta del fascio (cioè all’interno della DNRO). Le riflessioni diffuse sono normalmente sicure. diapositiva successiva • Classe 4: Laser che sono in grado anche di produrre riflessioni diffuse pericolose. Possono causare lesioni alla pelle e potrebbero anche costituire un pericolo di incendio. Il loro uso richiede estrema cautela. diapositiva successiva Di seguito si riporta una tabella che evidenzia le differenti classi e gli eventuali pericoli che potrebbero generare diapositiva successiva Tab. diapositiva successiva Tab.