Download Free Audio of Il quaderno degli idilli è rimasto per molti anni... - Woord

Read Aloud the Text Content

This audio was created by Woord's Text to Speech service by content creators from all around the world.


Text Content or SSML code:

Il quaderno degli idilli è rimasto per molti anni nel cassetto di Leopardi, non pubblicato, in quanto il giovanissimo Giacomo era consapevole della portata rivoluzionaria di questi testi. Degli idilli abbiamo due autografi: il primo conservato a Napoli, luogo in cui Leopardi ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, fino alla morte, nel 1837: il poeta non si separa da questi autografi, redatti quasi vent’anni prima, segno della vitalità delle carte. Il secondo conservato a Visso, che sembra una bella copia del primo e forse una copia di preparazione per la prima pubblicazione nel Nuovo Ricoglitore. Nel manoscritto vissano gli idilli vengono riunificati sotto un’unica data, il 1819: un anno centrale per la formazione del giovane Giacomo: è l’anno della maggiore età, ma soprattutto è l’anno della mutazione totale da poeta a filosofo. È in questo momento che Leopardi tenta la fuga dalla casa del padre, mentre la malattia comincia a intaccare il suo fisico, è insomma un vero e proprio annus horribilis. Giacomo stesso scrive in una lettera a Giordani il 21 giugno del 1819. Non ci deve stupire perciò che Leopardi voglia ricondurre gli Idilli sotto il segno di questo anno, in realtà però noi sappiamo dall’autografo napoletano che la situazione è più complicata: infatti a ben vedere il quaderno, la grafia del testo base e le correzioni successive fanno pensare che i testi siano stati scritti e corretti in momenti diversi. Innanzitutto queste poesie non sono state scritte di getto, ma probabilmente leggiamo belle copie rielaborate nel tempo, sulle quali cioè Leopardi è tornato a più riprese. Ma come ci spieghiamo i diversi inchiostri su queste carte? E le correzioni che leggiamo sul manoscritto rientrano in un “sistema” e in tempi anch’essi definibili? Cominciamo dall’inizio Nel quaderno napoletano gli idilli si leggono nell’ordine seguente La Ricordanza L’Infinito Lo spavento notturno La sera del giorno festivo Il sogno La vita solitaria La composizione dei sei idilli però è divisa in 3 momenti, a cui corrispondono anche tre diverse penne del testo base. Non solo: ogni volta che Leopardi torna sul quaderno, quindi per ogni “nuovo tempo” registrato, rilegge quanto ha già scritto e con la penna che utilizza in quel momento avvia una campagna di correzioni ai testi scritti precedentemente. I primi tre idilli redatti con una penna che chiameremo “A” sono scritti nel ‘primo tempo’ del quaderno, probabilmente proprio nel 1819 e proprio dopo il tentativo di fuga. La penna A scrive il testo base della Ricordanza, dell’Infinito e dello Spavento Notturno e le loro varianti immediate. La penna B invece scrive un anno più tardi La sera del giorno festivo, che quindi viene composto nel secondo tempo. In questo momento la penna B torna anche a rivedere i testi precedenti; nel 1821 al quaderno si aggiungono gli ultimi due idilli, Il sogno e La vita solitaria, scritti con la penna C, con cui Leopardi interviene con correzioni e varianti anche sugli idilli scritti nel primo e nel secondo tempo. Su tutti gli idilli compare un’altra penna, dall’inchiostro rossiccio, è la penna D, il quarto tempo che si deposita sul quaderno: questo è il tempo delle correzioni formali finalizzate probabilmente alla stampa del Nuovo Ricoglitore. Una quinta penna, che chiameremo E, si può vedere sui versi 7-9 dello Spavento notturno, apparentabile ad altre revisioni di altri testi leopardiani. Quanto detto sino ad ora ci dà l’idea di un quaderno estremamente stratificato su cui si depositano gli inchiostri nel tempo, dunque anche una sola carta ci dà la possibilità di visualizzare quella terza dimensione, il tempo, che interviene sui manoscritti e ci dà la possibilità di comprendere profondamente il lavoro dell’autore sui suoi testi.