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Sally Nilsson, pronipote del timoniere Robert Hichens, intervistata lo scorso 2014 dalla televisione britannica, ebbe modo di affermare che la teoria della Patten non era corretta. Secondo la Nilsson il suo bisnonno, non avrebbe mai commesso un madornale errore del genere. Aveva 30 anni e aveva dieci anni di esperienza, di cui sette come timoniere, aveva navigato con il Titanic per quattro giorni prima dell’incidente, durante i quali aveva fatto turni di quattro ore e quattro ore di riposo, avrebbe avuto modo e tempo per familiarizzare con i sistemi di navigazione e questi uomini che facevano parte del Titanic erano un equipaggio molto esperto. Noi siamo completamente d’accordo con questa teoria. Mentre non vi è alcuna ragione particolare per dubitare della sincerità di Lady Patten, anche la precisione del suo racconto (nonostante il fatto che lei, al momento in cui il nonno raccontava questi fatti, era poco più che bambina, aveva dieci anni) la verità essenziale è questa: mentre la sua storia potrebbe essere del tutto accurata, questo non significa il nonno non abbia semplicemente “falsificato” questa storia. Nessuna di queste donne ha lavorato sulle navi ed è molto probabile che Lightoller, nella sua rivisitazione di quello che accadde quella fatidica notte, oppure la stessa moglie Sylvia nella sua versione a posteriori, abbiano confuso che “hard to starboard” (“barra a dritta”) in realtà in quei giorni significava “hard to port” “(barra a sinistra”). A nostro giudizio l’informazione di Louise Patten è stata ben programmata per il libro di narrativa che contiene queste rivendicazioni. Anche se lei non avesse bisogno di denaro (o, eventualmente, facesse questo per fama) questo rilascio di notizie di certo non è stato casuale, ma può far chiaramente parte di una campagna pubblicitaria per promuovere il volume (forse suggerita dagli stessi editori come una sorta di campagna di marketing per aumentarne la sua e la loro visibilità) Ma mentre la Patten sembra propendere verso una sorta di congiura da parte dei vertici di comando del Titanic, in realtà, questa fu molto più grande, come abbiamo scritto nelle pagine precedenti. Secondo il Daily Mirror, il timoniere Hichens, caduto in povertà, tentò di “vendere” una storia sulla sua conoscenza di un segreto relativo al naufragio del Titanic. Era questa errata manovra? Riguardava la distanza tra il Titanic e l’iceberg? Anche queste risposte non le sapremo mai. Il concetto di fondo sta nel fatto che Hichens volle “svuotare il sacco” quando uscì di prigione nel 1930. Ma, con l’etichetta di ex detenuto e di ubriacone, non avrebbe sicuramente avuto alcuna credibilità! Il timoniere era senz’altro uno dei due (l’altro era la vedetta Fleet) testimoni più importanti per sapere come si erano svolti, prima, durante e dopo, gli avvenimenti. A puro titolo informativo ci permettiamo citare che ci fu anche uno steward del Titanic, un certo Thomas Whiteley che, nel gennaio del 1914, aveva intentato una causa legale contro la White Star Line affermando una “steering negligence”, letteralmente una “negligenza nello sterzo”. Il cameriere adduceva a una sterzata brusca e riferiva di una qual “innavigabilità” della nave. Il caso, che era stato previsto a dibattimento per il mese di marzo, non arrivò mai in tribunale. Forse ci fu un accordo extragiudiziale tra le parti prima dell’udienza? Cosa sia successo però a Whiteley dopo tale data rimane un mistero… Altri testimoni che avrebbero dovuto e potuto essere “comprati”, oltre il timoniere Hichens, poterono essere ipoteticamente il Quarto Ufficiale Joseph Boxhall, le vedette Frederick Fleet e Reginald Lee, e qualsiasi altro componente dell’equipaggio oppure dei passeggeri che assistettero alla collisione. Subito dopo il disastro, sarebbe stato molto difficile per la White Star Line sapere potenzialmente coloro che fossero sopravvissuti e che avrebbero testimoniato, quindi avrebbero dovuto agire rapidamente per inscenare le storie di ognuno prima delle udienze del Senato. E se Lightoller e altri furono “acquistati” allora perché la White Star Line corse il rischio, in seguito, di trattarli così male? Né Lightoller né Boxhall divennero Comandanti di una nave della compagnia. Quindi potrebbero essere diventati, a causa di ciò, scontenti e aver raccontato la loro “verità” alla stampa. E negli anni successivi, con il rinnovato interesse per l’affondamento, e dopo che la White Star Line fu assorbita dalla Cunard Line, perché questi personaggi tennero nascosto il loro “segreto”? Avrebbero potuto fare un bel po’ di soldi nel raccontare la “loro” storia. Tra le nuove teorie emergenti vi è quella sorprendente che il Primo Ufficiale Murdoch dormiva, era ubriaco al momento della collisione. Come altri ricercatori e altri storici concordiamo sul fatto che è il caso di dare più importanza e rilievo alle prove orali fornite nel 1912. Tutte quelle successive potrebbero essere state “contaminate” dal tempo. Quindi questi episodi debbono essere attentamente vagliati prima di essere dati in pasto all’opinione pubblica, anche per un atto di onestà. Felice intuizione o premeditazione? Quello che è certo invece è che diversi passeggeri, tra cui il l’armatore John Pierpont Morgan, annullarono il loro viaggio sul Titanic. Felice intuizione o premeditazione? Morgan è stato un altro che ha avuto una “fuga” fortunata. Senza dubbio quella di John Pierpont Morgan fu l’assenza più importante: il suo nome è al primo posto dell’elenco insolitamente lungo dei cinquantacinque passeggeri di prima classe, guarda caso, tutti suoi amici e suoi conoscenti per non aggiungere altro, che annullarono la loro prenotazione poco prima della partenza. Morgan stesso ufficialmente era troppo ammalato (così come William Pirrie) per imbarcarsi sul Titanic, ma era sufficientemente in forze da soggiornare al Grand Hotel della località termale francese di Aix les Bains dove, due giorni dopo il naufragio, venne rintracciato, da parte di un giornalista americano, in buona salute e in compagnia della sua amante. Morgan certamente doveva sapere quello che stava per accadere, perché aveva fatto recuperare diverse statue di bronzo e opere d’arte di inestimabile valore dalla nave, un’ora prima della partenza del Titanic. Il ruolo di John Pierpont Morgan però (oppure guarda caso) non fu mai chiarito e venne “coperto” durante tutta l’inchiesta americana: sembra preoccupante come un’indagine disonesta e falsa da parte del governo americano non fece nulla. Il non coinvolgimento di Morgan fu, a nostro giudizio, una colpevole omissione. Il massimo che, nell’inchiesta americana, il senatore Smith riuscì a ottenere, in merito al ruolo di J. P. Morgan, fu una sola cosa: estendere l’antitrust alla legislazione dell’industria navale. Bisognerebbe altresì aggiungere la campagna elettorale del senatore Smith fu in larga parte finanziata, guarda caso, proprio da John Pierpont Morgan… Scorrendo l’elenco, tra i notabili “amici” di Morgan che prenotarono il viaggio vi furono figure di spicco dell’alta società americana e non solo, chi più chi meno addussero a scuse molto puerili pur di non salire a bordo sulla grande nave in partenza per New York. C’era, ad esempio, l’ambasciatore uscente degli Stati Uniti d’America nel 1912 in Francia, Robert Bacon. Bacon, nei giorni del Titanic, si trovava a Parigi, e stava attendendo il suo successore (John Callan O’Laughlin), il quale però era stato segnalato in ritardo. Quindi Bacon, la moglie Martha e la figlia Beatrix non arrivarono a tempo per ottenere un passaggio sul Titanic, salvo poi andare a far visita a Morgan a Aix les Bains. Bacon aveva interessi in comune con il banchiere americano. Anche Henry Clay Frick, magnate dell’acciaio, divideva diversi intrallazzi con J. P. Morgan. Oltre ad essere un suo socio in affari, Frick fu un suo alleato nella disputa contro i sindacati e condivideva con il finanziere la passione per l’arte. Frick, per il viaggio che lo avrebbe ricondotto negli USA, aveva prenotato il suo viaggio sul gigante dei mari. Per un capriccio del destino, la moglie Adelaide si slogò una caviglia durante la loro permanenza in Italia e così persero… il disastroso viaggio. George Washingthon Vanderbilt, la cui famiglia era molto legata a Morgan, era trentaquattrenne collezionista d’arte, aveva accumulato una enorme fortuna nel settore dei trasporti. Vanderbilt, doveva salire a bordo del Titanic accompagnato dalla moglie Edith, ma annullò il viaggio. Non è chiaro il motivo per cui i Vanderbilt cambiarono idea riguardo al Titanic. Secondo un articolo apparso sulle colonne del New York Times del 30 aprile 1912, lo fecero sotto influenza della madre di lei che era restia a far compiere alla propria figlia i viaggi inaugurali delle navi. Ma visto che le nostre ricerche hanno portato alla conclusione che la “signora madre” era morta nel 1883, questo non poteva essere assolutamente corretto. Salì viceversa a bordo del Titanic il domestico personale di Mr. Vanderbilt tale Edwin Charles Wheeler, e il bagaglio, che i due coniugi avevano preparato per l’occasione. Edwin Wheeler fu identificato, in una fotografia storica scattata a bordo del Titanic a Queenstown, come il distinto signore ripreso mentre era intento a passeggiare sul ponte della nave in compagnia di due donne, una ragazza e una signora. Wheeler, imbarcato come passeggero di seconda classe a Southampton, e il bagaglio, scomparvero. Morgan, Bacon, Frick e Vanderbilt, per quello che si è potuto sapere, questi uomini avevano gli stessi scopi: divennero tra i principali fondatori delle banche che centralizzarono e controllarono l’economia mondiale. Solo una casualità? Una persona che sicuramente fece fortuna e molti soldi con la disgrazia del Titanic fu certamente Guglielmo Marconi, il cui business ricevette una spinta enorme quando il Congresso americano, sulla spinta dei risultati dell’inchiesta,