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La relazione di servizio prosegue sottolineando che: «tale somma composta da banconote da 100.000 lire sarebbe occultata in cassette di sicurezza delle seguenti banche: - Credito Svizzero di Berna; - Ubs (Union de Banques Suisses) e Credito Svizzero di Ginevra; - Istituto di credito n.m.i. sito nella zona franca di Nyon, località nei pressi di Ginevra, sede della Fifa (vicino a Ginevra ha in realtà sede la Uefa, nda) ove sarebbe depositata la tranche maggiore; - Credito Agrario Bresciano, filiale di Trieste, ove sarebbero depositati 40 miliardi di lire da cambiare in dollari Usa provenienti dai paesi dell'Est. - Banca popolare di Milano, agenzia sita nei pressi dell'Hotel Executive - Ca.ri.plo. di Milano - Ambroveneto di Milano, ove sarebbero depositate somme di denaro superiori a 20 miliardi di lire in tre cassette di sicurezza. Da quest'ultima banca sarebbero stati prelevati n. 5 campioni di banconote -emissione prima serie a firma del Governatore della Banca d'Italia, Ciampi - da far visionare all'Ubs al fine di verificare se le stesse appar tenessero a quelle destinate al macero dalla Banca d'Italia, oppure fuori corso legale. Le stesse, pur non avendo corso legale, rientrerebbero nei termini per il cambio presso la Banca d'Italia». 13 Ma anche della Fifa fino al 2002 e della Uefa per dieci anni. 14 Certo, la storia di questa famiglia pugliese assume toni persino leggendari quando si ricorda la figura del padre, il padre padrone di Bari Salvatore Matarrese di Andria, nato muratore e salito a capo di un'azienda dai volumi notevoli. Cinque figli maschi tutti dalla carriera brillante, uno persino vescovo di Frascati, un tipo tosto Giuseppe Matarrese che accolse in quegli anni Wojtyla dicendogli «benvenuto a casa mia, santo padre». Il pontefice non deve averla presa bene. «Da lui mica mi confesso », confidò una volta il fratello Antonio «è troppo duro, mica mi assolve». 15 Colloquio con l'autore del 19 gennaio 2009. 16 Si veda nota n. 1. 17 Intervista con l'autore del 14 gennaio 2009. 18 Stesso nome di una delle più famose e dibattute encicliche, ovvero appunto la «Populorum Progressio» scritta da papa Paolo VI e pubblicata il 26 marzo 1967. Il tema centrale è quello della povertà e dello sviluppo dei popoli. L'enciclica sollecita «un umanesimo plenario» per tutta l'umanità anche con la creazione di un fondo mondiale da destinare agli aiuti per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo. 19 Per due volte vengono perquisiti gli uffici del palazzo vescovile di Napoli con una coda di polemiche che raggiunge persino i sacri palazzi. 20 Dopo l'inchiesta sul cardinale, Russo, magistrato appartenente alla corrente di Magistratura democratica, va in Tribunale a Salerno come procuratore aggiunto, quindi alla Corte d'appello di Roma come giudice. Oggi lavora come consulente all'ufficio legislativo del ministero dell'Ambiente. 21 Colloquio con l'autore del 30 gennaio 2009. 22 Radiomessaggio prot. n. 24467 del 18 maggio 1999 con oggetto «Risultato di servizio in materia di associazione per delinquere, falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita e riciclaggio» inviato al comando generale della Guardia di finanza dal comandante del nucleo regionale della Guardia di finanza di Napoli, il colonnello Luigi Mamone. 23 Il Monti starebbe organizzando una transazione finalizzata al cambio dei 270 miliardi di lire (depositati presso lo Ior) in valuta estera con l'Ubs. [...] Le trattative sarebbero nella fase iniziale e tutti i dettagli devono ancora essere stabiliti. L'intenzione sarebbe quella di trasferire il denaro in un'unica soluzione avvalendosi di un «portavalori». Non è stato possibile individuare le modalità di rientro del capitale riciclato, ma, verosimilmente, potrebbero essere le seguenti: una fittizia clonazione alle citate fondazioni benefiche che non hanno obblighi di rendicontazione, oppure l'effettuazione di operazioni commerciali di comodo alle quali sarebbero interessate società italiane ed estere all'uopo costituite. Le intercettazioni vengono eseguite dal maresciallo Augusto Ciferri morto poi in un misterioso incidente alla porte di Roma il 12 ottobre 1979, sette mesi dopo l'omicidio a marzo del 1979 del giornalista Mino Pecorelli, che per primo ha pubblicato stralci del dossier Mi.Fo.Biali sulla rivista «Op». La sentenza del novembre 2002 condanna, tra gli altri, Andreotti a ventiquattro anni di reclusione, ma nell'ottobre del 2003 la Cassazione a sezioni unite annulla la sentenza assolvendo il senatore a vita. Intervista a Mario Foligni, in «L'espresso», 21 giugno 1981. Pena condonata. A collegarci ancora una volta tra passato e presente è anche un altro scandalo che investe il solito Foligni, ricostruito dallo scrittore David Yallop nel suo brillante In Nome di Dio. La morte di papa Luciani. Nel 1971 gli investigatori americani William Lynch, capo della Organized Crime and Racketeering Section del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, e William Aronwald, numero due della Strike Force del distretto sud di New York, indagano su una maxitruffa con azioni americane contraffatte preparate da affiliati alla mafia statunitense. Il piano è ingegnoso: il primo plico da 14,5 milioni di dollari deve anticiparne altri ben più consistenti per un totale, secondo gli inquirenti, di addirittura 950 milioni di dollari. Secondo Lynch, a ordinare tutti quei titoli falsi satebbe proprio Marcinkus, interessato a disporre di quei capitali per aiutare l'amico Sindona a scalare la finanziaria Bastogi: ben 950 milioni di titoli falsi dietro il pagamento di 635 milioni di dollari veri. Per chiudere l'operazione e verificare la qualità dei titoli falsi, proprio come per valutare il canale dell'operazione «Sofia», viene organizzata un'iniziativa pilota, un deposito da 1,5 milioni di dollari presso la Handelsbank di Zurigo. All'epoca Foligni, scagionandosi, collabora con gli inquirenti. Svela che «Marcinkus — ricostruisce Yallop — voleva convincersi che le azioni sarebbero state considerate autentiche. Verso la fine del luglio 1971 Foligni fece debitamente il deposito di "prova" e nominò monsignor Mario Fornasari beneficiario del conto che aveva aperto». La prova pilota viene superata. A una prima verifica nessuno si accorge della falsità dei titoli azionari. Ma l'entusiamo dura poco. La truffa viene poi scoperta e neutralizzata poco dopo con numerosi arresti negli Usa. Già Fornasari, ovvero uno dei tre prelati che ritroviamo oggi nell'organizzazione descritta nell'inchiesta «Sofìa». Uno di quelli che, sempre secondo la relazione, dovrebbe poi ricevere «il 10 per cento insieme alle fonda zioni e al Monti» degli utili. Così, sebbene non citato nell'informativa «Sofìa», l'imprevedibile Foligni, anche lui negli anni Settanta costruttore di una nuova e alternativa Dc, diventa il sorprendente anello di congiunzione tra monsignor Monti dell'Aiac e Fornasari. Nativo di Salva-terra in provincia di Reggio Emilia, classe 1923, Fornasari, già vicerettore del seminario vescovile di Piacenza, è oggi avvocato presso la Sacra Rota, latinista, studia i testi antichi e firma numerose pubblicazioni specializzate. Dopo una laurea magna cum laude in Utroque Jure alla Pontifìcia università lateranense, viene scelto per dirigere il Centro di documentazione per lo studio e la pubblicazione delle fonti ecclesiastiche in Italia dopo essere stato per molti anni commissario della Sacra congregazione dei sacramenti della Santa Sede. La vicenda raccontata da Foligni sembra un episodio superato. Dal sito www.progressioetpax.org Senza trascurare le iniziative immobiliari a sfondo sociale. Come nel 2000, quando la fondazione ottiene dall'Istituto di santa Maria in Aqui-ro la gestione per trentanni di un palazzo da trasformare in casa albergo per anziani in provincia di Ancona. Così Fornasari con i privati ha creato la società Bfb Srl per il ripristino dell'edifìcio e l'attività di accoglienza dei vecchietti non autosuffìcienti. Fin Social destina invece per statuto una percentuale degli utili a fini umanitari mentre tra i soci, oltre a un 10 per cento in mano proprio alla «Fondazione Progressio», la maggioranza del 55 per cento è di una finanziaria di diritto irlandese, la Finchlane Ltd. Stando a quanto pubblicato nel sito della Fin Social la «Finchlane Ltd è una holding attiva nei settori del real estate, media & Communications e public affairs». Finchlane Ltd (registrata il 23 gennaio 2008 alla Camera di Commercio di Dublino, la società ha sede al civico 22 di Richmond Hill Rathmines di Dublino) coinvolge una serie di partner che in qualità di soci di minoranza condividono con essa strategie e obiettivi». Da parte sua Borgia detiene quote in tutte le aziende italiane, a iniziare dal 25 per cento della Fin Social S.p.A.. Il documento consta di tre pagine e reca il numero di protocollo 17490 del 9 gennaio 2001 con timbro dell' «ufficio del comandante generale». Il capo di Stato maggiore della Guardia di finanza dell'epoca era il generale Giovanni Mariella. Dal 2009 Roberti è procuratore capo a Salerno. Intervista dell'autore a Pisanu del 14 gennaio 2009.