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«Sofia», golpe bianco-porpora Su questa trama, su questa possibile infiltrazione diretta, politica e finanziaria di esponenti del Vaticano nei meccanismi della Repubblica, mai sarà fatta abbastanza chiarezza. Pisanu, per esempio, in generale si mostra scettico su iniziative di questo tipo: «Spesso si parla con troppa leggerezza - afferma — di ingerenze politiche e di proselitismo preordinato da parte della gerarchia cattolica. Per i neofiti della politica a Roma è addirittura una questione di "status symbol" vantare frequentazioni e attenzioni in Vaticano: i casi di millantato credito non si contano. In realtà quando la Chiesa ha qualcosa da dire lo fa con chiarezza e nelle sedi appropriate».34 Ma a dieci anni di distanza, il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, uno dei protagonisti assoluti di questa storia avendo coordinato l'inchiesta, avanza ipotesi che aumentano l'inquietudine. - Lei ritiene che trovassero qualche fondamento le notizie che arrivavano dalle fonti confidenziali? Le notizie traevano origine da alcuni progetti, ideati da esponenti di gruppi politici diversi, accomunati dall'obiettivo di occupare quegli spazi di potere che, intuitivamente, erano ritenuti liberi dopo il crollo della prima Repubblica, in un contesto di diffìcile gestazione per la nascita della seconda. L'operazione «Sofìa», vale a dire il tentativo di creare, in una sorta di laboratorio politico-economico-finanziario, il gruppo definibile come il «Grande Centro» che avrebbe preso il potere, non ha però avuto un sicuro riscontro giudiziario. Numerosi particolari provenienti dalle fonti confidenziali sono comunque sintomatici della possibile esistenza di quell'operazione e destano inquietudine per la loro potenziale idoneità a favorire una gestione non democratica del potere. - A cosa si riferisce in particolare? Faccio particolare riferimento a informazioni che riguardano la costituzione di fondi neri di entità tale da incidere sulla volontà di coloro che - in quel momento di disordine o, quantomeno, di movimentato assetto istituzionale - si fossero trovati nella posizione di quelli a cui spetta assumere decisioni politiche. Probabilmente la fuga di notizie sull'operazione ne ha poi determinato, o almeno favorito, il fallimento. - Da quanto riferito dalle fonti, che interesse aveva il Vaticano sul progetto? Il «Grande Cenrro» si sarebbe dovuto collocare al posto della Democrazia cristiana. Pertanto era logico che il Vaticano potesse coltivare un interesse diretto alla sua creazione. L'esigenza che aveva determinato il progetto è stata successivamente soddisfatta con altre soluzio ni politiche. Gli accordi iniziali hanno, comunque, dato vita a iniziative economiche di successo che vanno oltre il momento meramente politico dell'operazione «Sofìa». - Quali indagini avete svolto? A questa domanda non posso rispondere. Posso solo dire che le notizie confidenziali, anche per evitare la riconoscibilità delle fonti, contenevano circostanze vere insieme a circostanze del tutto inventate.. L'inserimento di alcuni soggetti tra i partecipanti all'operazione rispondeva a logiche diverse: c'è motivo di ritenere che nascondesse ulteriori obiettivi - che si riproponeva la fonte stessa con le sue confidenze — volti a danneggiare i personaggi miratamene coinvolti. E invero uno dei pericoli da evitare durante le indagini è stato quello del cosiddetto autoinquinamento delle prove determinato da quell'aggiustamento continuativo della realtà che è stimolato dall'attività degli inquirenti. - Le è rimasta qualche amarezza per aver chiesto l'archiviazione? No. La richiesta di archiviazione corrisponde correttamente all'esito delle indagini. Sicuramente resta il sapore amaro per non aver potuto comprendere appieno i meccanismi sottili e sofisticati dell'universo politico che attraversa la vita di ogni giorno e che ogni giorno può radicalmente cambiare la vita di un paese. Ancora oggi, a distanza di anni, due opposte sono le chiavi di lettura di quanto accaduto, tanto opposte da potersi persino integrare: l'indagine ha preso origine da iniziative politiche reali fatte filtrare solo per boicottarle in modo sofisticato oppure ha riguardato realmente personaggi della prima Repubblica che intendevano perpetuare il loro potere con quel nuovo strumento politico rappresentato dal «Grande Centro». In entrambi i casi l'indagine ha lambito delle forze che avrebbero potuto determinare un diverso evolversi degli eventi della politica italiana. Ed è questo, ritengo, l'interesse che ancora oggi ha questa vicenda. Intervista dell'autore del 6 febbraio 2009. Giuseppe Pisanu è stato per vent'anni deputato della Democrazia cristiana, dal 1972 al 1992, ricoprendo anche incarichi nei governi guidati da Bettino Craxi, Arnaldo Forlani, Giovanni Spadolini e Amintore Fanfani. Aderisce poi a Forza Italia e dal 1994 è eletto deputato nel partito guidato da Silvio Berlu sconi. Nel 2001 è ministro per la Verifica del programma e nel luglio del 2002 subentra a Claudio Scajola come ministro dell'Interno fino al 2006. Rieletto senatore alle politiche del 2008 come capolista in Sardegna, dall'11 novembre 2008 è presidente della Commissione antimafia. 2 La frattura avviene simbolicamente con la manifestazione di «ricostituzione del Centro» voluta dal Ccd, il Centro cristiano democratico, per il quarto anniversario della fondazione di questo partito cattolico nel gennaio 1998 al teatro Eliseo a Roma. 3 Cossiga proseguiva il ragionamento sostenendo che «un nuovo "Centro riformatore", come alternativa naturale alla sinistra democratica, nell'ambito di una democrazia compiuta non fa alleanze organiche con la destra. E tuttavia, con una destra democratica sono possibili le stesse alleanze elettorali e politiche che legano Ciampi e Rifondazione comunista». 4 Intervista al settimanale «Lo Stato», 21 gennaio 1998. 5 Marco Tosatti, «Vescovi e preti non schieratevi», in «La Stampa», 28 marzo 1995. 6 Sodano rimarrà segretario di Stato fino al 2 aprile 2005 quando muore Giovanni Paolo II per essere poi confermato già tre settimane dopo dal successore di Wojtyla Benedetto XVI, e contestualmente eletto decano dai cardinali del Collegio cardinalizio, sostituendo proprio Josef Ratzinger. Nel giugno del 2006 Benedetto XVI accetta la rinuncia di Sodano all'incarico per raggiunti limiti di età lasciando il posto il 1 5 settembre 2006 al cardinale Tarcisio Bertone. 7 Salvatore Pappalardo (1918-2006), arcivescovo metropolita di Palermo, creato cardinale da Paolo VI nel Concistoro del 5 marzo 1973 rinuncerà all'arcidiocesi della città siciliana il 4 aprile del 1996 per raggiunti limiti di età. Vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, ha partecipato ai Conclavi per l'elezione di Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. I funerali si sono svolti nella Cattedrale della città presieduti dall'inviato speciale di Benedetto XVI, il cardinale Sodano. 8 In quel periodo trapelano pochissime indiscrezioni. Solo a fine dicembre del 2000 «Il Giornale» ha pubblicato due articoli dell'autore sulla vicenda, inquadrando solo parzialmente l'inchiesta. 9 Negli anni successivi, con una mirata riforma nella Guardia di finanza e a seguito di alcuni incidenti operativi risalenti all'estate del 2001 e che hanno portato anche al trasferimento di ufficiali dal comando dell'unità lombarda, i «centri I» (Centri d'Informazione) sono stati di fatto ridimensionati. Innanzitutto al fine di un controllo più diretto sono stati eliminati gli uffici di copertura, facendo rientrare le unità periferiche nei comandi regionali dai quali ora dipendono. In pratica, questi 007 in scala gerarchica fanno riferimento direttamente al comandante regionale. La riforma è stata decisa da un gruppo di lavoro presieduto dal generale Cosimo Sasso, all'epoca comandante dell'intelligence e oggi braccio destro del prefetto Gianni De Gennaro al Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), l'organo di coordinamento dei nostri servizi segreti. All'epoca, il comandante del II reparto era l'allora colonnello e oggi generale di corpo d'Armata Emilio Spaziante. Dopo la vicenda passerà al Sisde, i servizi segreti civili. Nelle relazioni di servizio gli 007 devono infatti fornire dei dati per stilare omogenee valutazioni sull'affidabilità delle fonti secondo tre specifiche famiglie di requisiti: «informazione», «fonte» e «valutazione». Quest'ultima, ovvero la «valutazione», si compie sia sull'attendibilità dell'informatore sia sulla qualità di informazioni che fornisce. In questo caso il grado è ritenuto elevato, essendo fonti giudicate «spesso attendibili» ovvero classificabili nella cosiddetta classe «B». Per la «valutazione» dei confidenti si utilizza infatti una gerarchia di credibilità crescente a quattro livelli: dalla più bassa, ovvero la «D», per casi in cui la «valutazione non è possibile», passando per la «C», ritenuta «non attendibile», sino alla A, ovvero pienamente «attendibile». Ebbene, in questo caso entrambe le fonti vengono giudicate «spesso attendibili». L'importanza delle loro rivelazioni è confermata anche dalla qualità delle notizie. Si tratta di informazioni di classe 2, cioè direttamente «osservata dalla fonte» e quindi né la meno pregevole «sentita e confermata» né l'inaffidabile «sentita ma non confermata».