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La premiata holding d'Oltretevere C'è infatti da proteggere sia una galassia di attività finanziarie e imprenditoriali nei settori più diversi, dalla sanità al turismo, dall'immobiliare al bancario, sia un tesoro che negli anni si accresce sempre più. E di quanto il tesoro sia aumentato in dieci anni lo si capisce bene sfogliando il «Rendiconto finan ziario consolidato della Santa Sede, anno 2007»49 che dall'estate del 2008 la Santa Sede diffonde ai 194 cardinali, ai 4800 vescovi e conferenze episcopali in tutto il mondo. Una copia del documento finisce sulle colonne dell'inglese «The Tablet». Quali ricchezze possiede il Vaticano? Dal fascicolo emerge un autentico forziere di beni da 1,4 miliardi di euro, la solita tonnellata di lingotti d'oro da 19 milioni di euro, risalente agli anni Novanta, e ancora proprietà immobiliari e obbligazioni sino ai scivolosi bond. I dati sono contenuti nel rendiconto preparato dall'arcivescovo Velasio De Paolis, presidente della prefettura per gli Affari economici. Il bilancio del 2008, dopo tre anni floridi e attivi per 15,2 milioni di euro, chiude in rosso. Certo, si tratta di dati solo parziali della Vaticano S.p.A., creatura finanziaria dagli interessi che si spingono a ogni angolo del mondo: «I risultati del primo periodo di quest'anno - scrivono i prelati economi della prefettura - sono preoccupanti e non inducono all'ottimismo». Le riserve sono considerevoli, con 340,6 milioni di euro in contanti e quasi 520 milioni in titoli e azioni, oltre all'oro e ai miracoli di «san Mattone» sulle proprietà immobiliari. Ma c'è poco ottimismo. Secondo i dati del report la Chiesa cattolica possiede case e terreni in Inghilterra, Svizzera e Francia per un valore di 424 milioni, che potrebbe tranquillamente aumentare anche della metà se si considerano le valutazioni dei singoli mercati. Propaganda Fide (la Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, dicastero pontificio che presiede alle missioni orientali), per esempio, possiede proprietà del valore di circa 53 milioni di euro, quasi tutte in Italia. Questo cespite immobiliare nel 2007 ha prodotto circa 56 milioni di euro in canoni e locazioni e altri 950mila euro di utili da attività agricole».50 Superato il guado degli anni Novanta, le finanze vaticane veleggiano ormai sui mercati azionari fino al giugno 2005 quando, con la morte di Giovanni Paolo II, tutte le più alte cariche religiose decadono. Si va all'elezione di Benedetto XVI dopo il funerale e un Conclave che pesano per 7 milioni di euro sulle casse della Curia di Roma.51 Per raggiunti limiti d'età escono lentamente di scena personaggi di rilievo come Sodano, che il 22 giugno 2006 viene sostituito da Tarcisio Bertone. Quest'ultimo presiede oggi anche la Commissione cardinalizia, una volta ponte di comando del venezuelano Castillo Lara. Ratzinger avvia, mese dopo mese, un'opera di ovattata epurazione dell'intero gruppo che ha deciso le finanze vaticane nell'era di Wojtyla. Segue quell'Einführung in das Christentum (Introduzione al Cristianesimo) nel quale scriveva queste parole: I veri credenti non danno mai eccessivo peso alla lotta per la riorganizzazione delle forme ecclesiali. Essi vivono di ciò che la Chiesa è sempre. E se si vuole sapere cosa realmente sia la Chiesa, bisogna andare da loro. La Chiesa, infatti, non è per lo più là dove si organizza, si riforma, si dirige, bensì è presente in coloro che credono con semplicità, ricevendo in essa il dono della fede che diviene per loro fonte di vita. [...] Ciò non vuol dire che bisogna lasciare tutto così com'è e sopportarlo così com'è. Il sopportare può esser anche un processo altamente attivo [...].52 Arrivano così i «Ratzi-banker»,53 religiosi e laici che in silenzio raccolgono il potere finanziario dopo la salita di Benedetto XVI al soglio di Pietro. Il ricambio investe tutti e cinque gli uffici che alla Santa Sede hanno competenze sulle attività economiche: l'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (Apsa), il Governatorato dello Stato Città del Vaticano, la prefettura degli Affari economici, la Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, che tiene i cordoni di tutte le missioni della Romana Chiesa nel mondo e, infine, lo Ior di Caloia, che da ormai vent'anni resiste alla guida della banca del papa. L'unico a non esser stato disarcionato dal comando nemmeno dopo i dossier con giudizi negativi lasciati da Sodano sulla scrivania del santo padre,54 prima di lasciare la segreteria di Stato al successore Bertone. Sodano però ha sparigliato i giochi reintroducendo la figura di prelato per la banca. Ha così consegnato lo Ior al fidatis-simo segretario, il ligure monsignor Piero Pioppo, nominandolo appunto prelato dell'Istituto di credito. Era dal 1994, dai tempi di de Bonis, che l'incarico restava vacante. La mossa del Segretario pesa come un'eredità scomoda sia per Bertone sia per il presidente della banca che ne esce ridimensionato. Sodano lo indica come prelato a luglio del 2006 e poco dopo, a settembre, lascia l'incarico. Allo Ior si giocano nuove partite. Ovviamente segretissime. 1 La nuova Legge fondamentale dello Stato Città del Vaticano appare il 26 novembre del 2000 nel supplemento degli Acta Apostolicae Sedis, dove vengono tradizionalmente pubblicate le leggi d'Oltretevere, ed entra in vigore dal 22 febbraio 2001. La stessa sostituisce la precedente, la prima, emanata nel 1929 da papa Pio XI. 2 Paolo Forcellini, «San Pietro holding», in «L'espresso», 21 aprile 2005. 3 In genere il bilancio consolidato che viene presentato riguarda sette amministrazioni: Apsa, Propaganda Fide, cioè il ministero delle missioni, Camera apostolica che entra in funzione in caso di sede vacante, Radio vaticana, «L'Osservatore Romano», Libreria editrice vaticana, Tipografìa. Dal 1994 il Governatorato presenta un bilancio scorporato. 4 Riccardo Orizio, «Nella dealing room vaticana», in «Corriere della Sera», 20 luglio 1998. 5 Ibidem. 6 In particolare da Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), Longanesi, Milano 2007: «Al miliardo di euro dell'8 per mille dei contribuenti, va aggiunta ogni anno una cifra dello stesso ordine di grandezza sborsata dal solo Stato (senza contare regioni, province e comuni) nei modi più disparati: nel 2004, per esempio, sono stati elargiti: - 478 milioni di euro per gli stipendi degli insegnanti di religione; - 258 milioni per i finanziamenti alle scuole cattoliche; - 44 milioni per le cinque università cattoliche; - 25 milioni per la fornitura di servizi idrici alla Città del Vaticano; - 20 milioni per l'Università Campus Biomedico dell'Opus Dei; - 19 milioni per l'assunzione in ruolo degli insegnanti di religione; - 18 milioni per i buoni scuola degli studenti delle scuole cattoliche; - 9 milioni per il fondo di sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e dei loro familiari; - 9 milioni per la ristrutturazione di edifìci religiosi; - 8 milioni per gli stipendi dei cappellani militari; - 7 milioni per il fondo di previdenza del clero; - 5 milioni per l'Ospedale di Padre Pio a san Giovanni Rotondo; - 2,5 milioni per il finanziamento degli oratori; - 2 milioni per la costruzione di edifìci di culto, e così via. Aggiungendo una buona fetta del miliardo e mezzo di finanziamenti pubblici alla Sanità, parte della quale è gestita da istituzioni cattoliche, si arriva facilmente a una cifra complessiva annua di almeno 3 miliardi di euro. Ma non è finita perché a queste uscite vanno naturalmente aggiunte le mancate entrate per lo Stato dovute a esenzioni fiscali di ogni genere alla Chiesa, valutate attorno a oltre 6 miliardi di euro.» Titoli rispettivamente dell'articolo di Benny Lai su «Il Giornale» del 18 giugno 1994 e di Marco Politi su «la Repubblica» dello stesso giorno. Fabio Negro, «In attivo il bilancio del Vaticano», in «Il Tempo», 18 giugno 1994.