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Di certo, ci vorranno anni per avere l'inventario completo dei beni. [...] Basso di statura, sul metro e sessanta, magro, pizzetto bianco, aveva incrementato il patrimonio con una serie di operazioni azzeccate. Acquistò, negli anni Cinquanta, 170 ettari di campagna che di lì a poco avrebbe lasciato spazio ai quartieri intensivi di Cinecittà, il Quadraro, eccetera: pagati un miliardo e mezzo, l'anno dopo li aveva rivenduti a 27 miliardi. Ricco, ricchissimo, viaggiava su una vecchia Fiat 1500 che si decise a sostituire, quando ormai cadeva a pezzi, con una Citroen Visa. I polsini e i colletti delle sue camicie non di rado lisi, per lui radiotelefono e grosse cilindrate erano semplicemente un insulto. Ma alla Chiesa ha donato opere per decine di miliardi: ultime in ordine di tempo, le otto parrocchie che aveva finanziato in periferia». Lajolo dopo qualche giorno verrà scelto e nominato nunzio apostolico in Germania e diventerà negli anni uno dei vescovi più vicini a Benedetto XVI: nel 2006 il papa lo scelse come presidente del Governatorato e della Pontifìcia commissione per la Città del Vaticano per poi eleggerlo cardinale nel Concistoro del 24 novembre 2007. Il testo è tratto sempre dal riassunto della riunione custodito nell'archivio Dardozzi. Il documento non firmato è stato scritto con ogni probabilità dallo stesso o, forse, da Scaletti. Oggi l'utenza interna risulta invece corrispondere all'ufficio che alla Camera segue gli ex parlamentari. L'incarico gli era stato affidato il 15 gennaio 1994 direttamente dal Ret-tor maggiore Egidio Viganò, la più alta carica della Società salesiana, il successore diretto di Don Bosco. Quattro mesi dopo era scattato il semaforo verde del ministero. Nell'appunto custodito in archivio si legge: «Da card. Laghi prof. Sergio Scotti Camuzzi (ordinario alla Cattolica e membro, tra l'altro, della Commissione Federconsorzi nel 1996, nda), avv. Pappalardo, (sig.ra Di-ni), Avv. Favino (consigliere del Vaticano nella vicenda Gerini, ndA), sig.ra Giovanna - Silvera». In un ulteriore appunto del 2 febbraio 1996 si desume che sempre sulla vicenda il cardinale indica ancora il prof. Scotti Camuzzi al dirigente dello Ior che riferisce a Dardozzi. Dopo un controverso periodo nell'Argentina dei generali come nunzio apostolico e che provocò polemiche per il sostegno e la sua amicizia con alcuni di loro, come l'ammiraglio Emilio Massera, il cardinale Laghi si avvicinò molto a Wojtyla. Venne promosso cardinale subito dopo aver svolto, come delegato apostolico del papa a Washington, un ruolo rilevante nel coordinamento con le autorità americane per la gestione dei finanziamenti al movimento di dissidenza Solidarnosc in Polonia. Sul nome di battesimo del figlio di Gelli, Luigi, monsignor Dardozzi compie un errore, dovuto probabilmente al tempo trascorso: il capo della loggia massonica P2 ha infatti tre figli che si chiamano Maurizio, Raffaello e Maria Grazia. In effetti, dalle verifiche compiute risulta che all'epoca nella sede di Zurigo dell'Ubs lavorava un omonimo che gestiva patrimoni privati per poi trasferirsi anni dopo a Londra. Il documento prosegue: «La "Fondazione Gerini" faccia i passi che crede. L'eventuale possibile somma in banca a Montevideo conviene stia dove è in attesa di tempi migliori, quando cioè fosse possibile operare correttamente e recuperare parte di quella somma, dalla banca, a qualunque intestazione sia legata. Con qualche verosimiglianza possibile non è escluso - anzi quasi certo - che essa provenga da quegli importi che alla fine dei fini il Vaticano versò, attraverso la Banca d'Italia, alle banche creditrici alle quali lo Ior aveva inviato le (altrettanto famose) lettere di "patronage". Il tutto venne chiuso con l'accordo Italia/SCV e il versamento da parte del Vaticano dell'equivalente in dollari di lire 475 miliardi circa, cfr. Verbale dell'Udienza a Castelgandolfo del santo padre in data 29 agosto 1983, udienza durante la quale il santo padre diede il mandato al segretario di Stato. Di tale verbale ho dato copia riservata al prof. Caloia; su tali premesse ho sommessamente consigliato il prof. Caloia di "restare fuori" dalla vicenda attuale con la quale lo Ior non ha alcun collegamento né sostanziale né formale». Il documento è assai dettagliato. Riferisce di tutti gli incontri e le ricerche effettuate: «Da qualche settimana viene agitata intorno allo Ior una questione che ha relazione con la Fondazione ecclesiastica "Istituto Marchesi Teresa, Cerino e Lippo Gerini", erede universale del patrimonio del defunto marchese Gerini. Un avvocato sta tentando di indurre lo Ior a interporre i suoi buoni uffici a che una sua parcella non saldata dalla fondazione venga liquidata insieme a una somma per "accomodare le cose" con gli altri eredi (nipoti) del Gerini. Egli (l'avvocato) insinua anche che a Monte-video (in una banca) risulterebbe giacente una ingente (ma inespugnabile) somma che avrebbe relazione con i personaggi dell'ex Banco Ambrosiano e con Gerini. Tale è forse la ragione per cui l'avvocato si rivolge allo Ior. Anch'io, certamente su suggerimento di persone dell'ex Banco Ambrosiano, ho avuto recenti sollecitazioni dallo stesso avvocato per interporre i miei buoni uffici, per parlarne allo Ior. Naturalmente ho declinato. Ma ne ho informato il prof. Caloia, che peraltro da altra parte ha ricevuto analoghe pressioni. [...] Il riferimento a Montevideo non è nuovo. E mi spiego. Ne ho sentito parlare negli anni della Commissione ('80/'82) e poi nel 1992 da un avvocato Usa. [...] Riferii al segretario di Stato (Casaroli). Non ne conobbi il seguito. Ma penso che il tutto cadde nel vuoto. [...] Il ripetuto riferimento a Montevideo porta a pensare che vi sia nella "vicenda" qualcosa di vero ma - a mio modesto avviso - non conviene avere a che fare. Si correrebbe il rischio di ridiscutere l'accordo Ior/Italia». Nel verbale della riunione del 26 settembre 1995 si legge: «Pare che si possa trovare un accordo sulle seguenti proposte: pagamento entro la fine di ottobre di una somma pari a 6,5 miliardi di lire in contanti seguita dal pagamento di un'altra più piccola (2,5 miliardi) quando tutte le questioni che riguardano la fondazione saranno risolte». Nota riservata della banca del 27 marzo 1996 indirizzata al Tribunale vaticano. Emerge in un appunto dello Ior del 3 agosto 1995: «Per il vero il predetto nostro debitore non si nega alle nostre sollecitazioni di carattere prevalentemente telefonico e, a momenti alterni, ci fa invio di fax contenente anche altra documentazione che vorrebbe provare come si stia attivando per farci conseguire il recupero. A ogni modo non si è potuto ottenere alcunché di concreto e la nostra speranza di poter rientrare dell'ingente somma prestata - già affievolitasi da tempo - si è del tutto vanificata. In relazione allo stato ecclesiale del predetto, nonché dell'opera dallo stesso fondata e per la quale egli sembra aver ottenuto riconoscimenti di rito, ma della quale peraltro sappiamo molto poco, ci risulta non solo difficile immaginare una strategia di recupero morbida ma anche altamente improbabile un ricorso alle autorità giudiziarie competenti in materia». Verbale della riunione del Consiglio di sovrintendenza dello Ior del 26 settembre 1995. «Tutto tace sul fronte di padre Izzi. La cattiva volontà del religioso è però confermata da piccoli episodi, quali quello che ha portato il predetto a cercare di riscuotere un assegno di dieci milioni tratto su un conto della Bnl che noi sapevamo esser stato da tempo chiuso», recita la lettera di Caloia indirizzata a Sodano il 1° febbraio 1996. Colloquio con l'autore del 3 gennaio 2009. Quella sera entro le mura leonine si consumò una tragedia. Vennero uccisi a colpi di arma da fuoco il comandante delle guardie svizzere Alois Estermann, la moglie Gladys Meza Romero e il vicecaporale Cedric Tornay. Secondo la versione ufficiale, quest'ultimo uccise la coppia per rivalità professionali per poi togliersi la vita. Tesi contestata in numerosi saggi e ricostruzioni a iniziare da John Follain in City of secrets, pubblicato dalla HarperCollins di New York nel 2003. 19 Il cardinale è a favore dell'operazione e incassa una donazione di 100mila dollari per un ospedale. Laghi scrive a Frankel per ringraziarlo, ma Jacobs gli chiede di riscrivere la lettera rendendo merito alla neonata «St. Francis of Assisi Foundation», cosa che Laghi accetta senza problemi. Laghi non è l'unico a ricevere regali, ne riceve monsignor Giovanni d'Ercole per il suo ordine religioso, il Don Orione, ne riceve l'arcivescovo Alberto Tricarico, nunzio apostolico per le relazioni con l'ex Urss. 20 Si tratta di diversi articoli usciti sul quotidiano americano nel giugno del 1999. 21 Si legge nella nota diffusa dall'allora portavoce del Vaticano Joaquìn Navarro-Valls del 1° luglio 1993: «La Santa Sede non ha rapporti con il reverendo Jacobs e non ha ricevuto né fornito fondi alla "Monitor ecclesiasticus" né dalla "St. Francis of Assisi Foundation" che non ha alcun conto allo Ior. Monsignor Colagiovanni è presidente della "Monitor ecclesiasticus", fondata dall'arcidiocesi di Napoli nel 1967, e tale fondazione ha sempre agito completamente al di fuori del contesto vaticano, al quale non appartiene». 22 Le responsabilità vengono attribuite a Re, Laghi e Agostino Cacciavillan, già nunzio negli Stati Uniti e in quel momento capo dell'Apsa. Vengono tirati in ballo anche l'arcivescovo Salerno, monsignor d'Ercole e i dirigenti dello Ior Scaletti e Antonio Chiminello. 23 Ameno secondo la ricostruzione sostenuta da Adista, sito e casa editrice di notizie sul mondo ecclesiastico.