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Da Milano si vuole sapere quando e da chi sono stati presentati i Cct della tangente e i nomi dei destinatari degli accrediti. La mossa della Procura è chiara e astuta: nulla vi chiediamo su chi ha gestito tutti questi soldi allo Ior, perché si tratta di persone coperte dall'immunità stabilita dai Patti Lateranensi. Desideriamo avere invece ogni informazione utile per ricostruire i movimenti di questa enorme mazzetta. «Sulla scorta della mia esperienza — spiega l'ex pm Colombo in una recente testimonianza inedita - lo Stato Città del Vaticano si comportava come voleva. E, per quel che mi ricordo, non dava seguito alle richieste di assistenza. Abbiamo chiesto assistenza giudiziaria, sapendo che questa era la situazione. Niente di più. Diciamo che ci siamo "accontentati" della loro risposta. Non si poteva fare altro. Quando mancano trattati di assistenza giudiziaria, i rapporti si basano sulla cortesia internazionale. Io ero quasi certo che sarebbe stato impossibile ottenere collaborazione».20 È una diffìcile partita a scacchi. Da una parte la giustizia italiana che vuole far luce sulla maxitangente, dall'altra i segreti e le trame del Vaticano diviso in fazioni opposte. Il pressing sulla Santa Sede determina una chiusura a riccio. Quel «fragore di manette», per ripetere le parole del banchiere, intimorisce Caloia che la notte del 12 ottobre 1993 sollecita Sodano affinché si alzi una comune e impenetrabile difesa in vista del Consiglio dello Ior, dove saranno presenti anche i cardinali Castil-lo Lara, Casaroli, Martinez Somalo e O'Connor della Commissione di controllo: Stanno per chiudere la morsa. Se posso esprimere un mio convincimento, esso mi porta a dire che la telefonata di Borrelli, il coinvolgimento del cardinale Martini e la notizia su «L'espresso» sono i chiari e univoci messaggi della Procura di Milano. Domani ai cardinali mi permetterò di illustrare i movimenti della magistratura e le ipotesi relative al coinvolgimento dello Ior. Non potrò non sottolineare l'enorme danno che è ormai certo attendersi per le reputazioni personali, per la Santa Sede e, ancor più per l'immagine della Chiesa. Sarà almeno necessario che si formi una piena corresponsabilizzazione e si dia luogo a un circolo di difesa compatto che includa colleghi del Consiglio, Commissione cardinalizia e, ovviamente, Santa Sede. [...] Non so quanto e in che modo si possa capire quale strada effettiva stanno seguendo per aver conferma di quanto ormai sanno, e cioè che dei titoli di credito sono stati incassati dallo Ior, e soprattutto per conoscere dove e a chi sono andate a finire quelle ingenti somme. I nostri consulenti non sono affatto sicuri che il Pool si astenga da qualche operazione al limite dell'ortodossia giuridica, anche al di fuori della stessa. E quindi essenziale capire se il bisogno di giustizia possa essere soddisfatto secondo canali ortodossi, capaci magari di evitare clamori mortali e danni assolutamente ingiusti a persone e istituzioni. Ma il fronte non è così compatto. Né tra i cardinali, né tra i funzionari dello Ior. La figura di de Bonis, ciò che rappresenta, lo Ior parallelo, condiziona e divide ancora fra attriti, tensioni e allontanamenti. Benché il prelato abbia lasciato da sette mesi, in banca siamo ancora lontani dalla chiarezza. Caloia ha congelato tutti i conti correnti dello Ior parallelo. E cerca di proseguire nell'epurazione dei dipendenti ritenuti vicini al prelato. Dispone, per esempio, il prepensionamento sia di Ciocci, che firmava ogni carta di de Bonis e che se ne va solo convinto dalla generosa indennità corrisposta, sia di monsignor Carmine Recchia, capouffìcio dell'archivio. Di quest'ultimo Caloia è particolarmente diffidente: «Trattasi di un capoufficio la cui esperienza - accusa Caloia nel suo rapporto periodico a Sodano -, quella a me nota, si è sempre tradotta in termini di copertura nei confronti dell'attività dell'ex prelato. La sua fuoriuscita consentirebbe maggior trasparenza di operatività ed eliminerebbe il consolidarsi di non trascurabili connivenze e condizionamenti interni».