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«Sua Sanità» Fiorenzo Angelini Da sempre gli istituti per malati di mente e le case di cura e di riposo per anziani costituiscono un affare che garantisce ampi utili. E quindi impensabile che il binomio Sanità&Denaro possa essere trascurato da chi, come de Bonis, è assai attento a coltivare i rapporti con i porporati facoltosi e influenti della Chiesa cattolica. Così, se torniamo allo Ior parallelo degli anni Novanta, scopriamo fidato amico e cliente del prelato anche uno dei cardinali più influenti della Santa Sede: Fiorenzo Angelini, innalzato alla dignità cardinalizia da Wojtyla nel giugno del 1991 e assai vicino al santo padre. Unico vero cardinale «romano de Roma», punto di riferimento per medici e farmacisti cattolici, Angelini per undici anni copre la carica di presidente del Pontifìcio consiglio della pastorale per gli operatori sanitari. In altre parole, tra il 1985 e il 1996 il cardinale è il ministro della Sanità della Santa Sede nel mondo. Significa guidare un impero sconfinato: 40mila istituzioni legate alla Chiesa, delle quali tremila solo in Italia. E procurarsi diversi e inevitabili soprannomi: «Monsignor due stanze»,7 visto che con lui come amico era impossibile non trovare posto in qualsiasi clinica, o «Sua Sanità» per la capacità di distillare potenti amicizie, come quella con Andreotti che Angelini indicava come «uomo giusto ed esemplare». A tirarlo in ballo nella Tangentopoli italiana ci pensa Duilio Poggiolini, il potente direttore del ministero della Sanità italiano che trasforma le mazzette in lingotti. Arrestato, punta l'indice contro il cardinale sostenendo che «tutti avevano paura di monsignor Angelini, del suo potere immenso. [...] Raccomandava i suoi, segnalava certi imprenditori farmaceutici, pretendeva per loro un trattamento di riguardo, condizionava, dettava legge, lo faceva attraverso i suoi referenti, nella Cuf, la Commissione unica del farmaco, e nel Cip Farmaci».8 Dalla Santa Sede piovono smentite a tutela del porporato. Angelini nega con forza. Gli fa eco il portavoce Joaquìn Navarro-Valls che rispedisce al mittente anche le accuse fotocopia di Giuseppe Giampiero Miglio, amministratore delegato della Sandoz holding. Sul porporato convergono sia l'inchiesta napoletana sulla malasanità sia quella milanese condotta da Antonio Di Pietro. Il cardinale avrebbe estorto a una società farmaceutica contributi economici per convegni da lui promossi in Vaticano. Al di là delle smentite di facciata, alla Santa Sede cresce la preoccupazione. Nell'archivio Dardozzi non è presente la contabilità della posizione di Angelini, ma dalla documentazione emergono alcuni interessanti retroscena. Innanzitutto, nei sacri palazzi temono che il loro ministro della Sanità non si sia comportato in maniera specchiata. Non si spiegherebbe perché il presidente della Commissione di controllo dello Ior, il potente cardinale Castillo Lara, ministro del Tesoro della Santa Sede, nei giorni dello scandalo Sanità convochi d'urgenza Ca-loia e gli chieda espressamente di tenere sotto controllo, con la dovuta discrezione, i movimenti sui conti correnti di «Sua Sanità». In particolare, non si vuole che il ministro della Sani tà vaticana trasferisca le sue ricchezze in modo avventato, o compia qualche mossa che possa insospettire la magistratura italiana. Caloia risponde cauto. A sua volta non intende farsi coinvolgere in vicende a lui lontane. E lo evidenzia anche al segretario di Stato Sodano in una delle consuete lettere: Sono stato richiesto di tenere d'occhio i conti del cardinale Angelini per modo da evitare improvvide movimentazioni. Ho risposto di non aver mai avuto occasione di incontrare l'Eminente porporato anche perché, a detta dei responsabili interni, egli si è sempre avvalso dell'intermediazione di monsignor de Bonis.9 Le indagini di Milano e Napoli proseguono tra arresti e processi. Ex ministri della Sanità come Francesco De Lorenzo vengono rinchiusi per mesi in carcere, per poi vedere il processo ritenuto ingiusto dalla Corte costituzionale, ma della posizione di Angelini si perde ogni traccia. Il nome sparisce dalle cronache giudiziarie. Il cardinale non viene né indagato, né processato, nemmeno sentito. Anche per lui vale l'articolo 11 dei Patti Lateranensi, che assicura l'impunità totale a chi lavora nelle strutture centrali della Santa Sede. 1 Assai efficace l'intervento di Giancarlo Galli nel suo Finanza bianca, la Chiesa, i soldi, il potere: «Un'aurea legge manageriale vuole che, in caso di conflitto fra un superiore e un inferiore, sia quest'ultimo a soccombere. Ma essendo lo Ior istituzione particolarissima, quando un laico entra in rotta di collisione con una tonaca non è più questione di gradi». 2 Si sono sommati gli importi dei vari conti correnti come emergono dalle contabili dei depositi e dai rapporti riservati raccolti nell'archivio Dar-dozzi. 3 David A. Yallop, In nome di Dio. La morte di papa Luciani, Tullio Piron-ti editore, Napoli 1997. 4 La tesi è stata rilanciata di recente dallo spagnolo Eric Frattini ne L'Entità, Fazi Editore, Roma 2008. 5 Editoriale in memoria di don Pasquale Macchi firmato da Giulio Andreotti, direttore del mensile internazionale di Comunione e Liberazione «30 giorni», aprile 2006: «Del suo papa don Pasquale ha sempre coltivato la memoria con affetto filiale e con grande intelligenza». 6 Gianni Lannes, in «Diario», 16 marzo 2007. 7 Alessandra Longo, «Angelini il Richelieu delle medicine», in «la Repubblica», 12 ottobre 1993. 8 Ibidem. 9 Lettera di Caloia al segretario di Stato cardinale Sodano del 20 ottobre 1993. Per «responsabili interni» Caloia intende i collaboratori dello Ior che in quei mesi lo aiutarono a ricostruire la rete dei conti gestiti da de Bonis.