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Una situazione che appare fuori controllo, tra irregolarità e appropriazioni di de Bonis. Una situazione esposta ai rilevanti rischi delle inchieste della magistratura italiana. Ma è l'ultimo capitolo del dossier a sorprendere particolarmente il segretario di Wojtyla. Che lo rilegge più volte. Postilla relativa al conto per le SS. Messe Le rendite dei legati consentono ogni anno la celebrazione di un certo numero di SS. Messe. Più precisamente il totale delle Messe permesse dai vari legati ammonta a 8700. Una disposizione del gennaio 1990 (a firma Marcinkus, de Strobel e de Bonis) stabilisce che si debbano corrispondere lire 10.000 per ogni S. Messa fino al numero di 8000 e lire 15.000 per le SS. Messe oltre tale numero. Va da sé che il bilancio dello Ior deve provvedere a integrare il conto n. 001-9-200000 (relativo alle SS. Messe) per la differenza tra il valore delle rendite rivenienti dai legati e le cifre corrisposte ai celebranti. Di fatto tale integrazione è stata, per il 1989 e il 1990, di circa lire 90 milioni annui, consentendo così la celebrazione di circa 10.000 SS. Messe ogni anno. Nell'esaminare l'andamento del conto di mastro n. 001-9-200000, dedicato agli oneri per le SS. Messe, ci si è accorti che lo stesso, normalmente debitore (e proprio per questo bisognoso dell'integrazione di cui sopra, a opera del bilancio Ior), presentava fino al 1991 un saldo creditore di lire 166.028.299 (riveniente da imprevisti e cospicui lasciti successori destinati per celebrazione di ulteriori SS. Messe). Con l'autorizzazione (arbitraria) della direzione del tempo e senza quella (assolutamente necessaria, come recita il diritto canonico e come vuole la finalità dello Ior), dell'ordinario (che solo può disporre siffatte commutazioni), tale saldo è stato girato, nel maggior importo di lire 194.469.206, al conto n. 001-3-01383, intestato «Ior Beneficenza», senza la raccolta delle firme necessarie. Quest'ultimo conto è stato in effetti largamente utilizzato quest'anno da «Roma», attraverso ritiri di contante non sicuramente finalizzati alla celebrazione di SS. Messe. Quarantacinque operazioni di prelievo hanno sostanzialmente azzerato il saldo del conto. L'esistenza di questo conto (per il quale si è disposta l'immediata chiusura) non è mai stata portata a conoscenza del Consiglio di sovrintendenza; e ciò malgrado la messa a disposizione di «Roma», da parte dello stesso Consiglio, di un importo di lire 150 milioni (che «Roma» ha provveduto a girare sul «Fondo san Martino» già sopra evidenziato), per opere di beneficenza legate alla sua funzione. Riferiamo infine che il conto per le SS. Messe (n. 001-9-200000) continuava a essere operato da «Roma» (anche dopo la normativa del 1° aprile 1992) per l'assegnazione di gruppi di SS. Messe (100/200 per nominativo) a un insieme di sacerdoti, senza il necessario scrutinio per conformità contabile a opera di due dei tre membri della Commissione e senza l'acquisizione dei riscontri di avvenuta ricezione. Vista l'estrema importanza della questione e la sua assoluta delicatezza, è allo studio una razionalizzazione che concerna le procedute tanto di assegnazione delle SS. Messe quanto di controllo dell'avvenuta esecuzione delle pie volontà. Il sistema offshore di de Bonis si alimenta quindi anche dei soldi lasciati dai fedeli per le Sante Messe in memoria dei defunti, ultimo colpo di mano di Marcinkus, e testimonianza del passaggio di potere al nuovo prelato. Lo Ior rischia di precipitare in un altro scandalo internazionale. 1 Si legge sul memorandum del 24 aprile 1990: «Sul pianò dei servizi accessori, una elencazione indicativa ma non esaustiva comprende: il noleggio delle cassette di sicurezza, la custodia di plichi chiusi, la vendita di travellers cheques, la collocazione delle carte di credito, la distribuzione della carta di debito di nostra emissione la cui utilizzazione è limitata alle installazioni di distributori di denaro nel solo ambito del territorio vaticano». 2 Memorandum sull'Ior del 24 aprile 1996. 3 Con la riforma dello Ior, Wojtyla aveva infatti affidato la gestione amministrativa e i controlli a due nuovi organismi. Innanzitutto il Consiglio di sovrintendenza, una specie di Consiglio d'amministrazione presiedu to dal laico Angelo Caloia con quattro consiglieri: lo spagnolo José Sánchez Asiaín, presidente del Banco Bilbao-Vizcaya, lo svizzero Philippe de Weck, presidente del direttorio dell'Ubs, considerati vicini all'Opus Dei, il tedesco Theodor Pietzker e l'americano Thomas Macioce, già presidente dell'influente associazione Cavalieri di Colombo. Più una Commissione cardinalizia di vigilanza formata da porporati chiamati a verificare l'operato della banca con presidente il venezuelano José Rosa-lio Castillo Lara. Giancarlo Zizola, «Banchiere di san Francesco», in «Panorama», n. 1197 del 26 marzo 1989. Orazio La Rocca, «Per difendere Marcinkus ora lo Ior rompe il silenzio», in «la Repubblica», 12 luglio 1987. Giancarlo Zizola, «Banchiere di san Francesco», in «Panorama», n. 1197 del 26 marzo 1989. Antonio Padalino, «Nei decenni fedele», in «Panorama», n. 1320 del 4 agosto 1991. Giancarlo Zizola, «Banchiere di san Francesco», in «Panorama», n. 1197 del 26 marzo 1989. Francesco Pazienza, Il disubbidiente, Longanesi, Milano 1999. Otello Lupacchini, sostituto procuratore generale a Roma, già giudice istruttore titolare di numerose inchieste sulla banda della Magliana, si è occupato, tra l'altro, dell'omicidio di Roberto Calvi, della strage di Bologna e dell'omicidio del generale americano Lemmon Hunt. Negli incontri con l'autore durante l'estate del 2008, Lupacchini ricorda cosi l'autopsia dopo la riesumazione di Calvi: «Strano che si fosse suicidato arrampicandosi sulla sabbia, come tanti vogliono far credere. Ricordo che aveva le unghie perfettamente curate». Valore approssimativo ricavato dalla rivalutazione monetaria compiuta tramite www.irpef.info. La somma si riferisce alle operazioni tra il 1990 e il 1993. In particolare de Bonis ha ritirato Cct per 22.453.000.000 lire e ne ha depositati per 19.930.000.000. La differenza, si può presumere, è dovuta a certificati non depositati nei caveau della banca vaticana. IX Legislatura, Atti parlamentari, Camera dei Deputati, seduta del 4 ottobre 1984. Mezzo miliardo arriva dalla Banque Indosuez il 19 novembre 1990 con il riferimento «cop.ns.tlx dir. dd 6.11.91, rif Ad Meliora». L'elenco è ricostruito da tutte le contabili e i rendiconti del deposito «Fondazione Spellman» conservati nell'archivio Dardozzi. Dal «promemoria per il Consiglio di sovrintendenza» del 18 febbraio 1994 firmato «VP.», iniziali che corrispondono a Vincenzo Perrone, consulente dello Ior e uomo di fiducia di Caloia. 17 Dal «promemoria per il Consiglio di sovrintendenza» del 9 marzo 1994 firmato sempre «V.P.». 18 Nella relazione non emerge perché ancora non noto, ma questo bonifico con ordinante «P. Star» e beneficiario una fantomatica «Società Teal» fa parte delle rimesse estere della famosa maxitangente Enimont. 19 La nota tra parentesi fa riferimento alla prima memoria con i «primi risultati attinenti le fondazioni», stilata nel marzo del 1992 sullo Ior parallelo.