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I documenti top secret Caloia tentenna. Non sa se avvisare subito anche il santo padre della ragnatela clandestina appena scoperta. I dubbi sono dovuti soltanto a motivi di salute. Il pontefice è infatti appena stato operato per una displasia. Dopo l'intervento e la convalescenza è tornato in Vaticano, affaticato. Ma la situazione non è procrastinabile. Così il riservatissimo Caloia decide per l'offensiva. Prende carta e penna e il 5 agosto 1992 scrive al segretario particolare di Giovanni Paolo II, il fedelissimo Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia dal 2005. Allega la relazione top secret sui conti delle fondazioni e di de Bonis, informa Dziwisz perché Wojtyla sappia subito come si sta muovendo l'erede di Marcinkus: Eccellenza reverendissima, la spero in buona salute. Spero che il santo padre stia pienamente riprendendo le sue condizioni fìsiche, per continuare a essere consolazione e guida del nostro terrestre peregrinare. Mi permetto di inviargli, per Suo tramite, il mio filiale augurio di ogni bene. Non ho potuto e voluto, per ovvie ragioni, contattarla in questi giorni di trepidazione. Penso, tuttavia, di poterle ora far avere ulteriori informazioni che agevolino e, se possibile, completino - con i più saggi interventi — il cammino di chiarificazione in atto. Le unisco, pertanto, il risultato delle ulteriori verifiche, condotte in assoluta segretezza sulle Fondazioni, comprensive di una postilla dedicata al delicato capitolo delle Sante Messe. A giorni lascerò Roma per un periodo di riposo. Riprenderò nell'ultima settimana di agosto e spero tanto, dopo di allora, di poterla sentire e/o vedere. Affezionati ossequi, Angelo Caloia. Caloia allega alla missiva un'approfondita ed esplosiva relazione sul sistema di conti di de Bonis. Merita di essere riportata in forma integrale nelle sue dodici annotazioni anche con riferimenti in codice a tre soggetti. E infatti, per «Roma» Caloia intende de Bonis, per «Omissis» Giulio Andreotti e per «Ancona» un alto prelato, come già ricordato non ancora riconosciuto. Fondazioni, ulteriori verifiche. Facendo seguito alla precedente memoria sull'argomento «Primi risultati attinenti le fondazioni» del marzo 1992, si riportano le principali novità emerse dalla ricognizione in atto presso lo Ior in merito all'esecuzione delle pie volontà. Il 1° aprile 1992, il Consiglio di sovrintendenza - anche in relazione alla lettera ricevuta dalla Commissione cardinalizia - ha nominato una Commissione ad hoc composta da tre capiufficio e da un coordinatore. La Commissione è incaricata di individuare i beni costituiti presso l'Istituto come fondazioni oppure allo stesso affidati per opere di religione e di carità e di predisporne l'elenco completo con l'indicazione dei tempi necessari per la raccolta e l'analisi della documentazione sottostante e la rendicontazione della gestione effettuata. Il Consiglio ha reso la Commissione responsabile dell'osservanza della disposizione della Commissione cardinalizia comportante il divieto - per tutte le persone in qualsiasi modo collegate funzionalmente allo Ior — di amministrare i beni in questione. Eventuali operazioni disposte dalle suddette persone devono perciò essere vistate da due membri della Commissione. Nel corso delle indagini condotte dalla Commissione, sono emerse rilevazioni sulle quali vale la pena di soffermarsi. Per tutto questo periodo, le richieste di operazioni da parte di «Roma» sono state contenute e hanno riguardato principalmente i conti a nome della «Fondazione Spellman» (conto n. 001-3-14774-C) e quelli della «Santa Casa di Loreto» (conto n. 001-3-16899). Ecco, per la prima volta, resi pubblici i conti cifrati dello Ior sui quali per tutti gli anni Novanta transiteranno diverse operazioni illecite mascherate da opere di carità. Un affare da centinaia di miliardi di lire. La descrizione dei conti qui riportata è la stessa che Caloia comunica al papa passando per il suo portavoce. Tutti documenti custoditi nell'archivio Dardozzi. La ragnatela di conti dello Ior parallelo è costituita da diverse tipologie di depositi. Per semplicità possiamo dividerli in tre gruppi. Il primo raccoglie conti correnti intestati a fondazioni fittizie, riconducibili a politici e imprenditori, clientela che va tutelata con schermi e filtri per depistare ogni possibile controllo. Vi è quindi un secondo gruppo di depositi tutti direttamente riconducibili a monsignor de Bonis e da lui gestiti a titolo personale sui quali vengono accreditate cospicue somme anche in contanti. Infine, un ultimo gruppo è costituito da conti intestati a enti, congregazioni e santuari religiosi. Su questi transitano somme rilevanti di denaro. De Bonis ha potere di firma e agisce senza particolari remore. Fondazione Cardinale Francis Spellman (conto n. 001-3-14774-C) Il rapporto si apre a richiesta di «Roma» il 15 luglio 1987 con la sola firma dello stesso. Tuttavia sul cartellino di deposito delle firme appare anche il nome di «Omissis», la cui firma per la verità non è mai stata depositata. Su detto cartellino, in ogni modo, un'accurata obliterazione rende illeggibile il nome suddetto. Il conto ha impostazione personale: non vi sono norme che regolino il funzionamento della «fondazione». Vi sono per contro disposizioni di ultima volontà di «Roma» che istruiscono perché quanto dovesse residuare alla sua morte venga trasferito a favore di «S.E. Omissis per opere di carità e di assistenza, secondo la sua discrezione». Non sono previste disposizioni a favore dell'Istituto. Il conto - anche in rapporto alle sue supposte finalità - presenta caratteristiche di movimentazione assai elevata: anche se dal 1° aprile 1992, data di inizio di operatività dei maggiori controlli, i movimenti in entrata e in uscita sono stati meno numerosi che in precedenza. Dal gennaio 1991 al 9 maggio 1992 la colonna maggiore mostra un movimento complessivo di 28.814 milioni di lire con 91 operazioni, ciò che significa una media di un'operazione ogni quattro giorni, computo degli interessi compreso. I prelievi sono stati nel medesimo periodo centotrentasei (ovvero uno ogni tre giorni). L'alimentazione del conto è avvenuta attraverso depositi in contanti o ricavi di vendite di titoli. I prelievi sono avvenuti attraverso ritiri di contanti, qualche bonifico, emissione di nostri assegni circolari, acquisto di titoli presso di noi. La movimentazione titoli ha una singolare caratteristica. I nostri acquisti hanno riguardato, nel periodo, un importo globale di 10.791 milioni di lire; le nostre vendite 11.931 milioni. Non risulta che i titoli siano depositati presso di noi. Permangono in conclusione forti dubbi sull'effettiva natura di questo conto che, per frequenza ed entità della movimentazione e delle giacenze, sembrerebbe esulare dalle mere finalità per opere di carità e assistenza, che pure si riscontrano formalmente in alcune delle uscite. Il saldo, al 7 luglio 1992, è di circa 12,1 miliardi di lire.