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4 Vaticano S.p.A. cio consuntivo consolidato della Chiesa, diffuso a luglio di ogni anno, offre solo dati generici. Questo silenzio è voluto e quotidianamente tutelato. A ogni costo. Sebbene il riserbo, quest'assenza di informazioni, alimenti leggende, rimane tuttavia una delle regole auree dei banchieri dalle lunghe tonache, ben più riservati dei loro schivi colleghi laici. Il silenzio protegge tutta l'economia e quindi anche gli affari più discutibili che segnano la vita finanziaria della Romana Chiesa. Il silenzio difende il rapporto fiduciario con i fedeli, evitando così i danni del passato più recente. Infine, il silenzio è indispensabile alle cordate di cardinali per consolidare il blocco di potere che li rappresenta. Soprattutto dopo gli scandali della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, dell'Ambrosiano di Roberto Calvi e dello Ior con l'arcivescovo Paul Marcinkus. Scandali che hanno compromesso l'immagine della Romana Chiesa, impegnando per vent'anni Giovanni Paolo II in una faticosa opera di riabilitazione dopo morti misteriose come quelle di Albino Luciani, papa per trentatré giorni, e dello stesso Sindona, avvelenato in carcere con una tazzina di caffè fumante corretto al cianuro. E omicidi insoluti, con Calvi ritrovato morto sotto il ponte dei Frati Neri a Londra. Scandali che non si dovevano né si devono ripetere per non incrinare quel rapporto di fiducia che lega chi crede a chi diffonde la voce di Dio. Se invece questo silenzio venisse nuovamente infranto, se la finanza vaticana vivesse solo un momento di verità fuori dai giochi tra ipocrisia da una parte e pregiudizio dall'altra, le ripercussioni sulla legittimità di ruoli e funzioni e i costi d'immagine sarebbero imprevedibili. Silenzio, quindi, tra le mura vaticane quando le operazioni dei banchieri del papa, arcivescovi e porporati, con i denari dei fedeli, si fanno disinvolte, o addirittura illegali. Lo Ior rimane uno dei luoghi più inaccessibili. Il Vaticano ammette a fatica la sua esistenza. Nei siti ufficiali della Santa Sede non se ne parla, nemmeno è indicato. E come se la finanza vaticana non esistesse. Questo libro 5 Tutti ora devono sapere Lo stesso monsignor Dardozzi aveva fatto del silenzio una regola di vita. Mai una dichiarazione, un'intervista, una fotografìa. Mai nemmeno una citazione. Il suo sterminato archivio, che ricostruisce dall'interno le vicende finanziarie più tormentate della Romana Chiesa, non avrebbe potuto diventare pubblico prima. Dardozzi lascia il cono d'ombra scelto per tutta la vita solo dopo la morte. Ecco la sua ultima volontà testamentaria: «Rendete pubblici questi documenti affinché tutti sappiano quanto è accaduto». Capire chi è Dardozzi diventa indispensabile per apprezzare gli oltre quattromila documenti raccolti in vent'anni di attività in Vaticano. Parmense del 1922, arriva al sacerdozio tardivamente. Solo nel 1973, a cinquantun anni compiuti, scopre la propria vocazione, viene ordinato sacerdote e si presenta in Santa Sede con un curriculum di prestigio. Laureato in matematica, ingegneria, filosofia e teologia, per la Chiesa abbandona una brillante carriera nel gruppo Stet (telecomunicazioni), che già lo vedeva alla direzione generale della Sip e direttore della Scuola Superiore per le telecomunicazioni Reiss Romoli. Dardozzi parla correntemente cinque lingue, frequenta il jet set internazionale e conosce il segretario di Stato Agostino Ca-saroli tramite padre R. Arnou, abate teologo con il quale ha collaborato alla stesura di diverse opere. Il rapporto personale e l'intesa totale con Casaroli, dominus dell'apparato vaticano negli anni di Karol Wojtyla, le competenze professionali e la discrezione lo fanno crescere rapidamente. Dardozzi agisce su delega diretta del ministero chiave del Vaticano, la segreteria di Stato, braccio operativo del pontefice. Proprio su invito della segreteria di Stato, nel 1974 inizia la collaborazione con la Santa Sede. Gode di libero accesso ai segreti dello Ior. Casaroli lo introduce subito nell'affare Ambrosiano affidandogli compiti di controllo economico-finanziario sino a farlo partecipare, come consigliere, ai lavori della Commissione bilaterale costituita con lo Stato italiano per l'accertamento della verità sul dissesto della banca di Calvi. Spesso il giovedì a pranzo abbandona i vestiti borghesi, indossa il talare nero lungo e sale nell'appartamento del papa. E uno dei pochi italiani invitati al tavolo di Giovanni Paolo II, che predilige commensali polacchi. L'attività di vigilanza di Dardozzi prosegue anche con il successore di Casaroli, il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano. Nel 1985 diventa direttore della Pontifìcia accademia delle scienze, e cancelliere nel 1996. Unisce quindi il controllo sugli affari meno presentabili degli anni Novanta agli impegni di alto studio scientifico. A iniziare dall'approfondimento della Questione galileiana voluto dal santo padre, che ha risonanza mondiale e spinge l'allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della fede, ad approfondire la conoscenza delle Lettere di Galileo. Per ogni vicenda finanziaria da lui seguita, Dardozzi raccoglie documenti e appunti, e li custodisce in apposite cartelline gialle, conservate e consegnatemi da chi le ha avute in custodia dallo stesso monsignore, persone che oggi, per ovvie ragioni, preferiscono mantenere l'anonimato. Far rientrare in Italia queste carte e trovare un luogo idoneo per mettere in sicurezza questo patrimonio di informazioni non è stato semplice. L'operazione si è svolta in due fasi. La prima, più laboriosa, ha richiesto mesi di trasferte per scannerizzare tutte le carte, raccoglierle in cd rom e lavorare all'inchiesta; quindi scaricare i documenti nel sito che è oggi pubblico e accessibile a tutti (www.chiarelettere.it, alla voce Vaticano S.pA.). La seconda, più pericolosa, è consistita nel far rientrare i documenti originali in Italia: l'archivio si trovava in un luogo sicuro nel Ticinese, in Svizzera, custodito a insaputa di chi lo deteneva nelle vicinanze di un raccordo autostradale. Sono partito in un'alba di fine estate del 2008 da Milano. Due valigie Samsonite da quaranta chili mi aspettavano oltre-confìne. Il ritiro è stato rapido. Un caffè con l'anziana conta dina che per mia fortuna non scende mai nelle cantine della sua cascina. Rientrato in Italia, è iniziato il lavoro. Questo non è un libro contro il Vaticano; è un libro che racconta fatti commessi da uomini che hanno goduto di fiducia mal riposta. Vuole essere una testimonianza su quanto accade oltre il colonnato di san Pietro, oltre le divise blu cobalto delle guardie svizzere. Vuole soprattutto raccontare la realtà opaca della finanza vaticana a partire dai documenti di chi, tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, ha vissuto in prima persona tutti i grandi eventi che hanno scosso il Vaticano, l'Italia e il mondo intero. Nella prima parte si ricostruisce passo per passo la gestione delle finanze vaticane a partire dalle carte segrete di Dardozzi. Chiuso l'archivio Dardozzi, nella seconda parte, risultato di fatti e testimonianze inedite, si raccontano spregiudicate operazioni finanziarie che avrebbero portato monsignori e prelati a sostenere la nascita di un nuovo grande partito di centro dopo la caduta della Democrazia cristiana, e perfino a riciclare i soldi della mafia. PRIMA PARTE Le carte segrete del Vaticano Ciò che vi dico nelle tenebre ditelo in piena luce, ciò che vi si dice negli orecchi predicatelo dai tetti. Matteo 10,27