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Le finalità della ricerca sperimentale La ricerca osservativa e quelle basate sullo studio di caso, sull’intervista e sul questionario mirano a rilevare e comprendere i molti fattori che emergono dai comportamenti “naturali” degli attori educativi coinvolti e dalla loro riflessione su di essi. La ricerca sperimentale si pone una finalità del tutto diversa: spiegare le variazioni di un singolo fattore, in base ad un’ipotesi di correlazione con un altro fattore, definito indipendente, opportunamente isolato e manipolato. Il legame tra i due fattori, se non di causa-effetto come nelle scienze della natura, può proporre correlazioni probabilistiche e significative tra gli “stati” assunti dai fattori. Pensiamo, ad esempio, alla regolarità empirica che le ricerche scientifiche per esperimento hanno evidenziato tra gli stati “alti” della “motivazione” e quelli analoghi del “profitto scolastico”. Per poter proseguire il nostro ragionamento è necessario chiarire il significato di due concetti chiave della ricerca empirica sperimentale: quello di variabile e quello di piano sperimentale. Il concetto di “motivazione” , per continuare con l’esempio, tradotto meglio nel costrutto “motivazione allo studio”, va analizzato nei suoi concetti o elementi più semplici (coinvolgimento attivo, perseveranza, scelta intenzionale di impegno, piacere nell’azione) per ognuno dei quali vanno individuate delle proprietà osservabili attraverso indicatori. Ad esempio per il coinvolgimento attivo: lo studente frequenta regolarmente, fa proposte, interviene in classe durante le discussioni, contribuisce ai lavori di gruppo, porta materiali da casa, fa ricerche autonome in Internet. Con “variabile” si intende quindi una proprietà che può assumere valori o stati diversi. E’ un’entità simbolico-matematica che, ad esempio, si può collegare ad un’altra, perché al crescere o decrescere della variabile x (indipendente) cresce o decresce la variabile y (dipendente) (ad esempio con l’incremento della motivazione aumenta il profitto) e l’entità di questa correlazione può essere statisticamente misurata, oppure si può asserire che tra le due variabili c’è una relazione probabilistica (di causalità ?), se tutte le volte che il ricercatore manipola la variabile x (indipendente) ottiene un effetto conseguente sulla variabile y (dipendente). In questo caso deve realizzare un esperimento nel quale tenere sotto controllo o neutralizzare tutti gli altri fattori (variabili: ambientali, assegnate, di disturbo, ecc). Ecco allora l’importanza nel delineare il piano o disegno sperimentale, in modo da garantire la validità interna ed esterna della ricerca. 2 Le variabili e le loro relazioni Nella ricerca educativa si considerano normalmente tre tipologie di variabili indipendenti (ambientali, personali, didattiche) dalla cui moderazione per le prime due e manipolazione per la terza dipendono le variabili dipendenti con i loro numerosi effetti della formazione (livello degli apprendimenti, evoluzione affettiva, motivazione, precisazione degli interessi, autostima, emergere delle scelte professionali ecc.). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata lae 3 Il piano sperimentale a due gruppi In questo quadro e tenendo conto della letteratura italiana e straniera, secondo le quali “la percezione di competenza, di autodeterminazione e l’attivazione causale” influirebbero sulla motivazione allo studio, è probabile che l’apprendimento cooperativo, essendo una nuova pratica didattica centrata su esperienze di autodeterminazione, di costruzione di competenze, di relazione sociale, di autovalutazione, possa incidere sulle attese di efficacia degli studenti e quindi incrementare la motivazione. Il disegno sperimentale dovrà prevedere almeno due Gruppi per poter confrontare i livelli motivazionali a fine anno del 1° gruppo, che ha fruito del trattamento sperimentale (cooperative learning) e del 2° di controllo che ha ricevuto il trattamento ordinario (metodo tradizionale di insegnamento). Per garantire l’omogeneità dei gruppi è necessario nel nostro caso costruire e validare una scala di autovalutazione della motivazione rivolta ad esempio a soggetti di 11-12 anni da somministrare a 24 classi prime di scuola secondaria di 1° grado (1° media). Si possono individuare 4 coppie di classi con risultati pressoché equivalenti, situate in quartieri caratterizzati da condizioni socioeconomiche differenti, in modo da vagliare l’efficacia dell’intervento in situazioni diverse. In ogni coppia del campione si individuano: il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo. E’ questo un tipo di campionamento “a gruppi casuale e sistematico”, in cui la selezione riguarda non i soggetti singoli ma le classi, avviene per estrazione fra tutte le prime medie di una città, stabilendo il numero di classi su cui operare. Se nel gruppo sperimentale si è rilevato un incremento significativo della motivazione intrinseca allo studio rispetto alle classi di controllo (p < 0,01), allora l’ipotesi iniziale viene confermata. 4 Il piano sperimentale a quattro gruppi Quando non si opera in una sola scuola con due gruppi – classe equivalenti, ma si può disporre di un campione più ampio, come nel caso esemplificato – è consigliabile il piano sperimentale classico a quattro gruppi, per poter meglio controllare o neutralizzare gli effetti indesiderati che potrebbero inficiare la validità della ricerca. I primi due gruppi mantengono la stessa organizzazione e finalità: controllare la significatività del trattamento sperimentale. EFFETTI  trattamento  pre-test  selezione, regressione, mortalità  storia e maturazione Nel terzo gruppo non si somministra il pre-test per verificarne l’influenza sul risultato finale: nel post-test si ripetono infatti le domande iniziali. Nel quarto gruppo non si somministra il pre-test né si eroga il trattamento sperimentale, potendo così individuare la portata dell’effetto maturazione (quando il trattamento dura a lungo come nel caso esemplificato) sul risultato finale. In conclusione l’incremento significativo, ricavato dal confronto tra i primi due gruppi, va depurato dall’effetto pre-test e dall’effetto maturazione e quando è possibile, come nel nostro caso, disporre nel campione di altri quattro gruppi equivalenti in cui ripetere l’esperimento, si riescono a neutralizzare anche altri: storia (trasferimento insegnanti, malattie degli alunni ecc.), mortalità sperimentale (abbandono di alunni), casualità (fattori soggettivi riferiti ad alunni ed insegnanti). 5 La validità interna ed esterna della ricerca Le ricerche sperimentali, oltre alla validità interna garantita dalla rigorosità delle procedure e del controllo dei risultati, ambiscono ad una validità esterna per estendere i risultati ad altre situazioni simili. La possibilità di generalizzazione in contesti reali non vuol dire che esistano leggi universalmente valide nei processi educativi e nei sistemi formativi, ma che le spiegazioni riscontrano regolarità evidenziate empiricamente e quindi utilizzabili da insegnanti, educatori, formatori per innovare le metodologie e migliorare gli interventi formativ