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Non ho paura di nulla io. Faccio il terzo anno di liceo. Classico. Così hanno voluto i miei. Io non avevo idea. La mamma ha fatto il classico. Papà ha fatto il classico. La nonna è il classico fatto persona. Solo il nostro cane non lo ha fatto. Ti apre la mente, ti dà orizzonti, ti struttura il pensiero, ti rende elastico... E ti rompe le palle dalla mattina alla sera. È proprio così. Non c'è una ragione per fare una scuola del genere. Almeno, i prof non me l'hanno mai spiegata. Primo giorno della quarta ginnasio: presentazioni, introduzione all'edificio della scuola e conoscenza dei prof. Una specie di gita allo zoo: i prof, una specie protetta che speri si estingua definitivamente... Poi qualche test di ingresso per verificare il livello di partenza di ciascuno. E dopo questa calorosa accoglienza... l'inferno: ridotti in ombre e polvere. Compiti, spiegazioni, interrogazioni come non ne avevo mai visti. Alle medie studiavo mezz'ora se andava bene. Poi calcio in qualunque posto assomigliasse a un campo, dal corridoio dentro casa al parcheggio sotto casa. Alla peggio calcio alla Play. Al ginnasio era un'altra cosa. Se volevi essere promosso dovevi studiare. Io non studiavo molto lo stesso, perché le cose le fai se ci credi. E mai un professo22 re è riuscito a farmi credere che ne valeva la pena. E se non ci riesce uno che ci dedica la vita perché lo dovrei fare io? Sono andato sul blog del Sognatore. Sì, il supplente di storia e filo ha un blog e sono curioso di vedere cosa ci scrive. I prof non hanno una vita reale fuori da scuola. Fuori da scuola non esistono. Così volevo vedere di che parlava uno che non poteva parlare di niente. E parlava di un film che aveva rivisto per l'ennesima volta: L'attimo fuggente. Diceva di condividere la stessa passione per l'insegnamento che aveva il protagonista del film. Diceva che quel film gli aveva mostrato cosa era venuto a fare su questa Terra. Continuava così, con una frase misteriosa, ma bella: "Strappare la bellezza ovunque essa sia e regalarla a chi mi sta accanto. Per questo sono al mondo". Bisogna ammettere che il prof Sognatore è uno che le cose sa dirle. In due frasi si vede che lui ha capito la sua vita. Certo, ha trent'anni, e quindi è comprensibile che l'abbia capita. Ma non sempre qualcuno te lo dice con tanta chiarezza. Alla mia età ha maturato il suo sogno. Ha intravisto la meta e l'ha raggiunta. Io ho sedici anni e non ho sogni particolari, se non quelli che faccio la notte e che non ricordo mai la mattina. Erika-con-la-kappa sostiene che i sogni dipendano dalla reincarnazione, da quello che siamo stati nella vita passata. Come quel calciatore che nella vita passata dice di essere stato un'anatra e forse gli ha giovato per la sua classe calcistica. Erika-con-la-kappa dice di essere stata un gelsomino. Per questo è sempre così profumata. Mi piace il profumo di Erika-con-la-kappa. Io non credo di essermi mai reincarnato. Ma se dovessi scegliere credo che preferirei un animale a una pianta: un leone, una tigre, uno scorpione... Certo, quello di reincarnarsi è un problema, ma è troppo complicato per pensarci adesso e poi io non ho ricordi di quando ero un leone, anche se mi è rimasta la cri23 niera e la forza del leone me la sento tutta nel sangue. Per questo devo essere stato un leone e per questo mi chiamo Leo. Leo in latino significa "leone". Leo rugens: "leone ruggente". Comunque faccio la prima liceo classico e ho superato quarta e quinta ginnasio quasi indenne. Primo anno, debito in greco e matematica. Secondo anno solo greco. Il greco è la verdura della scuola. Amara e utile solo al transito intestinale, cioè a fartela sotto il giorno dell'interrogazione... Ma la colpa è stata della Massaroni. La prof più pignola e spietata della scuola. Ha una pelliccia di cane: sempre, solo, unicamente quella. Si veste in due modi: con la pelliccia di cane d'inverno, autunno e primavera. In estate... con la pelliccia di cane estiva. Ma come si fa a vivere così? Forse è stata un cane nella vita passata? Mi diverte assegnare le vite passate alle persone, perché aiuta a spiegare il loro carattere. Beatrice, per esempio, deve essere stata una stella nella vita passata. Sì, perché le stelle hanno una luminosità accecante attorno: le vedi da lontano a milioni di anni luce. Sono un concentrato di materia rossa incandescente e luminosa. E Beatrice è così. La vedi a centinaia di metri di distanza e brilla con i suoi capelli rossi. Chissà se un giorno riuscirò a baciarla. A proposito, fra poco è il suo compleanno. Magari mi invita alla festa. Oggi pomeriggio vado alla fermata davanti a scuola, così la vedo. Beatrice è vino rosso. Mi ubriaca: io la amo. 24 Quando nel pomeriggio hai la partita del torneo non c'è tempo per nient'altro. Devi prepararti mentalmente e assaporare l'emozione con calma. Ogni gesto diventa importante e deve essere perfetto. Il momento che preferisco è indossare i calzettoni, che lentamente ti carezzano gli stinchi, come un'armatura antica, come i gambali di un cavaliere medievale. Gli avversari di oggi sono di seconda B. La sezione dei figli di papà. Li dobbiamo fare neri. Pirati contro Figoni. L'esito è certo, ma il numero di morti no. Ne faremo fuori il più possibile. L'erba sintetica del campo di terza generazione mi titilla ogni fibra del corpo. Ed eccoci brillare nel pomeriggio autunnale, ancora caldo, nella nostra maglia rossa con il teschio al centro e la scritta "Pirati" sotto. Ci siamo tutti: Niko, Ciuffo, Stanga e Spugna, che più che un portiere sembra una porta blindata. Abbiamo l'atteggiamento giusto. Questo fa la differenza. Quegli altri sono pieni di brufoli e più che i Figoni sembrano gli Sfigatoni. Non hanno neanche il tempo di capire con chi devono vedersela e già li mettiamo sotto di due goal. Uno lo segna Niko e uno io. Due veri pirati dell'area di rigore. Uno sa sempre dove si trova l'altro, anche ad occhi chiusi, schiena contro schiena come due fratelli. Mentre esulto dopo il mio tiro all'angolino velenoso e pre25 ciso mi accorgo di Silvia seduta a guardare la partita con altre compagne: Erika-con-la-kappa, Elettra, Stanga, Eli, Fra e Barbie. Parlano fra di loro. Come sempre. Della partita non gliene importa niente alle ragazze. Solo Silvia applaude al mio goal. E io le mando un bacio, come fanno i grandi calciatori che ringraziano la curva. Un giorno ci sarà Beatrice a mandarmi quel bacio. Le dedicherò il mio goal più bello e correrò verso il pubblico per mostrare a tutti la mia maglietta con su scritto "I belong to Beatrice".