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lo scarto alimentare è l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinabili al consumo umano sono destinati ad essere eliminati o smaltiti. Lo spreco di cibo si distingue in: evitabile, quando si tratta di cibo e bevande finiti in spazzatura ma ancora edibili, come pezzi di pane, mele o carne. possibilmente evitabile, nel caso di cibo e bevande che alcune persone consumano, per esempio le croste del pane, e altre persone no; ma anche il cibo che può essere consumato se cucinato, per esempio la buccia di patate. inevitabile, ovvero ossa, bucce d’uovo, d’ananas. Lo spreco alimentare annuo è stimato a: in Italia, per persona a 65 chili l'anno, la perdita è pari a ben 37 miliardi di euro, sufficienti a garantire l’alimentazione per 44 milioni di persone. A livello mondiale la situazione è drammatica: un terzo di tutto il cibo prodotto viene sprecato. Se ciò corrispondesse ai consumi di una nazione, questa sarebbe la terza responsabile di emissioni di gas serra al mondo, sorpassata solo da Cina e Stati Uniti. Nei paesi industrializzati la quota maggiore degli sprechi avviene nelle fasi finali della filiera agroalimentare, in pratica nelle nostre case e nella ristorazione; si butta: il 30% dei cereali, l’equivalente di 763 miliardi di pacchi di pasta. il 20% dei prodotti caseari, nella sola Europa 29 milioni di tonnellate ogni anno. il 35% prodotti della pesca, l’equivalente di 3 miliardi di salmone. il 20 % della carne, l’equivalente di 75 milioni di mucche. Sprecare non significa soltanto buttare via cibo ma anche buttare via risorse preziose con : Emissione gas effetto sera. Degrado del suolo. Spreco di risorse energetiche e idriche. In Italia la frutta e la verdura gettate via comportano il consumo di 73 milioni di metri cubi di acqua, l’equivalente di 36,5 miliardi di bottiglie da 2 litri d’acqua. Lo spreco alimentare comporta sprechi economici in termini di valore del cibo sprecato e costo opportunità della superficie agricola. Negli Usa, per esempio, una famiglia di 4 persone spreca un valore di 1600 dollari l’anno, ovvero 4,4 dollari al giorno. Sufficienti per sfamare una famiglia in un Paese in via di sviluppo. Cosa possiamo fare per migliorare? È importante fare la lista della spesa, per comprare solo ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Comprare da produttori locali. Scegliere prodotti di stagione. Usare meno prodotti trasformati. Riutilizzare invece di buttare gli avanzi. Controllare la data di scadenza sulle etichette per un corretto consumo degli alimenti. La scadenza può essere indicata con due diciture: da consumarsi preferibilmente entro, è il Termine Minimo di Conservazione . da consumarsi entro è invece la data di scadenza. La legge stabilisce che gli alimenti oltre il TMC, se correttamente conservati possono essere donati alle Associazioni di carità, come ad esempio la salsa di pomodoro, i cracker o biscotti, la pasta o il riso. Quando però sulla confezione compaiono scritte del tipo dopo l’apertura consumare entro un numero di giorni oppure dopo l’apertura conservare in frigorifero conviene seguire l’indicazione, perché il decadimento organolettico così come l’incremento della carica microbica può essere molto rapido. È importante poi sapere che è proprio dal frigorifero che si comincia a combattere lo spreco. Ma siamo sicuri di riporre tutto nel posto giusto? Il burro va riposto nell’apposito cassettino per evitare che assorba odori. Il cioccolato va avvolto in involucri per evitare assorba odori. Il cibo in bottiglia o in busta aperto è meglio sia trasferito dai contenitori originali per evitare conferiscano sapori sgradevoli al cibo. Il latte se aperto va consumato entro pochi giorni. Le bibite se aperte vanno consumate entro pochi giorni. Cerchiamo quindi di condividere, mangiare tutto, non buttare gli avanzi ed eventualmente donare il cibo a chi ne ha bisogno piuttosto che buttarlo via.