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Come e perchè i non-fungible tokens c'entrano con la musica (rockol.it) Di Giampiero Di Carlo. Al centro dell’hype nel mondo del gaming prima, dell’arte poi e della musica adesso ci sono gli NFT (Non-Fungible Tokens). Cosa sono, come funzionano? Definiamo NFT e Blockchain. Il termine “non-fungible token” sta per gettone non sostituibile. Un gettone virtuale, digitale, intangibile che corrisponde ad un’unità di valuta sulla blockchain, secondo il metodo con cui ogni criptovaluta (come Bitcoin ed Ethereum) viene scambiata. In quanto non-fungible è un asset che non è scambiabile con un altro di valore equivalente. In altri termini, un NFT è unico. Una blockchain è un registro pubblico decentralizzato. Cioè: non è controllata da alcuna autorità centrale. Qualsiasi blockchain, per definizione, è pubblica, trasparente, accessibile e registra qualsiasi transazione, rendendo parte del network ogni computer coinvolto nella transazione. Ogni blockchain ha due caratteristiche salienti: (1) contiene e conserva la registrazione di tutte le transazioni, (2) è diffusa su una vasta rete di computer (e non su un server centrale - vi ricorda Napster...?). Il che comporta che tutti i computer diventino reciprocamente responsabili l’uno verso l’altro. La criptatura e la decentralizzazione insite nella blockchain rendono l’alterazione o la rimozione di una transazione virtualmente impossibile e ne tracciano l’origine e la storia. Rendere le transazioni di un NFT tracciabili e inalterabili ne rinforza l’unicità ed il valore. Come è fatto un NFT? E cosa rappresenta? Nella pratica, un NFT è un piccolo file digitale – un testo, un video, un audio, un disegno etc. – che è stato registrato attraverso il software della blockchain come pezzo unico o come un pezzo numerato di una serie limitata. Questo file viene così ricondotto alla forma di token e, acquistandolo, l'utente entra in possesso di una sorta di codice a barre (la forma digitale in cui è espresso il token) che racchiude un certificato di autenticità che funziona come prova della proprietà di un bene unico. Il valore degli NFT. L’acquirente di un NFT, di fatto, diventa proprietario di un pezzo di codice. Punto. A questa porzione di codice, all'interno di una blockchain, il mercato attribuisce un valore. L’NFT funziona come una criptovaluta ma, anzichè essere correlato a denaro, è correlato a beni reali che possono spaziare dalle opere artistiche a quelle musicali, e via dicendo. L’NFT – in quanto asset digitale unico e non fungibile – esprime in modo intangibile l’arte o la musica. Dunque per sua natura un NFT ha un valore variabile, arbitrario e soggetto a fluttuazioni analoghe a quelle dei titoli quotati in borsa. Ma la sua proprietà, nella maggior parte dei casi, non corrisponde al copyright o al marchio dell’articolo artistico o musicale che rappresenta. L’ampiezza del fenomeno degli NFT poggia sul concetto della scarsità dei beni che, in economia, è direttamente proporzionale al loro valore. Un NFT corrisponde a qualcosa di simile a un articolo da collezione. Qualsiasi NFT ha un codice a barre unico sulla blockchain. Prendendo in prestito dal mondo fisico una metafora artistica, gli NFT non sono tutti originali: ci sono anche ristampe. Ma anche queste ultime, se numerate e in quantità finite, acquisiscono un valore loro attribuito dal mercato (un marketplace contestualizzato nella blockchain). NFT e musica. Virtualmente, qualsiasi cosa può essere trasformata in un NFT. Il gaming ha preparato il terreno con le micro-transazioni e le criptovalute utilizzate per acquistare con denaro reale asset digitali durante un gioco, asset correlati al gioco stesso; Twitch, che dal gaming proviene, ha ampiamente sdoganato il merchandise virtuale; e il mondo dell'arte ha individuato nella blockchain una possibile soluzione all'atavico problema della tracciatura dei diritti dell'artista sulle sue opere a ogni cambio di proprietà successivo. La musica si inserisce in questo contesto, di fatto applicando all'NFT il concetto delle edizioni speciali, dei VIP package e via dicendo per vendere a caro prezzo opere uniche, rare o in serie limitate. Mosse che sono esclusivo appannaggio delle star, capaci di vendere uno short video o una audio sex tape realizzati sul momento - ma, di fatto, unico - a cifre assurde, a meno che ad acquistarlo non sia un loro superfan. L'aspetto più interessante da indagare su NFT e musica riguarda, in effetti, la relazione tra artisti e fans in un panorama più ampio, di quelli capaci di includere anche artisti emergenti, di media caratura e con una fan base non enorme, tanto meno planetaria. Gli NFT si qualificano infatti come il veicolo di disintermediazione perfetto: certo, non è la prima volta nè sarà l'ultima che di questo si parla nell'industria musicale. La disintermediazione è un tema che incombe da quando il digitale ha cambiato la musica per sempre, ma spesso le promesse si sono rivelate vane. E la rinuncia dell'artista alla label si è sempre rivelata un'utopia, finora. Gli NFT sono un mezzo aggiuntivo nelle mani del musicista che gli/le consente di monetizzare, almeno tecnicamente, in modo molto più efficace e convincente rispetto alle alternative a sua disposizione. Su questo discorso, infine, aleggia il tema dei diritti, del copyright e della frammentazione delle royalties. Questo è un capitolo a parte, oggetto di un approfondimento a parte, sul quale l'indipendenza degli artisti dalle label si presenta ancora una volta come una chimera.