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Mentre realizzate le varie «modifiche» al vostro film interiore, prendete nota di come le sensazioni associatea questo ricordo continuano a intensificarsi. A questo punto, potete intensificare ulteriormente le sensazioni immaginando che occupino una certa parte del vostro corpo, proprio sopra il cuore o il plesso solare, per poi posare la mano su quel punto e osservare come tendano a roteare o precipitare in una certa direzione. Lasciate che la mano si muova di pari passo con le sensazioni fino a fondersi in una cosa sola. Potete servirvi della mano per farle roteare ancor più rapidamente, e anche per infondervi il vostro colore preferito, oosservare come ne scaturiscano piccole esplosioni di fuochi artificiali… E a questo punto, concedetevi un momento di pausa. Devo farvi una domanda, questione di un attimo: State pensando che forse sono andato un po’ fuori di testa? Intendo dire, sensazioni che roteano e precipitano, con tanto di colori e fuochi artificiali? Indubbiamente tutto ciò suona un po’ strambo, non vi pare? In realtà, sono il primo ad ammetterlo! Ma ecco il punto: pensate davvero che sprecherei il mio e il vostro tempo spiegandovi tutte queste cose quando ne avrei più che a sufficienza da scrivere sullo Straight Line System, il sistema da meinventato? Tutte le piccole correzioni compiute servendovi del potere della vostra mente, in realtà non faranno altro che intensificare ulteriormente il vostro stato, il che è cruciale, poiché potete stabilire un ancoraggio solo quando siete all’apice di voi stessi! (Questa strategia, da sola, non basta, ma vi prepara molto bene all’ancoraggio olfattivo). Fase 5. Stabilite il vostro ancoraggio E ora passiamo alla fase 5, quella in cui stabilite concretamente il vostro ancoraggio. Come realizzarlo? Associando lo stato intenso che avete appena creato a una parola, a un mantra, a qualche suono esterno o a una sensazione forte, come battere le mani e urlare «sì» – che è proprio il punto in cui l’intero processo per me era entrato in una fase critica. Tutto era cominciato con il mio tentativo di trovare un suono, una parola o un movimento abbastanza estremi e unici da fungere da ancore attivabili in qualsiasi situazione. Per qualche ragione, niente sembrava giusto, né sufficientemente profondo– finché un giorno non è accaduto. Non ricordo con precisione come mi sia venuta in mente l’idea di servirmi del senso dell’olfatto, sebbene ciò abbia sicuramente qualcosa a che fare con i primi ricordi della mia vita. In realtà, da adulto, non ha mai smesso di sorprendermi come persino il minimo sentore di un odore della mia infanzia – un prato appena tagliato sui monti Catskill durante il campeggio estivo, la bassa marea alla banchina su cui mio padre mi portava a pescare, oppure il profumo muschiato e di naftalina della casa della nonna – bastasse a scatenare una cascata di ricordi così vividi da toccarmi nel profondo. Una volta giunto all’idea di servirmi del senso dell’odorato per stabilire l’ancoraggio non mi ci è voluto molto per trovare il prodotto ideale. C’erano due prerequisiti: Doveva trattarsi di un profumo sufficientemente estremo, sufficientemente inusuale, sufficientemente potente e pungente da poter soddisfare i criteri di Bandler, eppure sufficientemente piacevole al naso da non disgustarmi o da non trasformarsi nell’ancora negativa di se stesso. Doveva essere associabile a un vettore così discreto da essere portatile, pratico e personale – voglio dire qualcosa che potessi farmi scivolare in tasca facilmente, estrarlo senza che fosse troppo appariscente e poi servirmene per attivare la mia ancora senza che quel profumo si diffondesse nei paraggi e avesse un influsso sulle persone intorno a me. Il prodotto si chiamava BoomBoom – per capire di cosa si tratta andate al sito www.boomboomenergy.com. BoomBoom era contenuto in un elegante tubetto nero delle dimensioni di un lucidalabbra: non dovevo fare altro che svitare il coperchio, concedermi una potente annusata per ogni narice, e, detto fatto, ritrovarmi nel mio stato ideale. Era senza dubbio una scoperta sorprendente, ma ancora di più lo era una seconda scoperta, frutto della prima, che avrebbe trasformato realmente l’ancoraggio olfattivo nell’infallibile strategiadi gestione dello stato emotivo di cui dispongo oggi. Qual è stata dunque questa seconda scoperta? Be’, in parole povere ho elaborato un sistema ridicolmentesemplice per eliminare le fasi 2, 3, 4 del processo di ancoraggio incinque fasi della PNL, riducendolo a un processo in due fasi moltopiù snello, potente e infinitamente più accessibile che ho chiamatoufficialmente ancoraggio olfattivo– per via del nucleo olfattivo su cui si fondava, vale a dire il BoomBoom. ∗ ∗ ∗ Per spiegarvi meglio come ci sono arrivato, fatemi fare un passo indietro. Dopo essere diventato un praticante provetto della PNL avevo trascorso i sei mesi successivi nel tentativo di definire un’ancora per il mio stato di certezza. Malgrado i numerosi tentativi, però, quando arrivavo alla fase 4 – quella in cui mi servivo delle cinque modalità per intensificare la mia concentrazione – le cose cominciavano a non funzionare più come avrebbero dovuto. Il problema aveva inizio dal ricordo su cui avevo scelto di concentrarmi. In quale momento della mia vita, pensai, avevo sperimentato una certezza più granitica di quella provata quel magico martedì sera in cui avevo disegnato per la prima volta sulla mia fida lavagna lo Straight Line System? Mi riferisco al momento descritto nei dettagli nel capitolo 2, quando avevo finalmente visto uno spiraglio di luce. Non riuscivo a ricordarmi un momento in cui mi fossi sentito più assolutamente certo di alcunché. Con mia grande sorpresa, però, quando cercavo di associargli un’ancora, non funzionava. L’ancora non si fissava. E così continuavo a provare, provare e riprovare. Niente, nessun risultato. Tentai allora di concentrarmi su altri ricordi – più recenti o più vecchi, relativi alle mie vendite, a quando istruivo i venditori, a quando parlavo in pubblico – ma per quanto quei ricordi fossero potenti, e per quanto provassi a servirmi delle cinque modalità sensoriali per giungere all’assoluto piccodello stato emotivo, nel profondo del cuore sapevo che non c’ero arrivato. La necessità di trovarsi al massimo assoluto di uno stato emotivo per poter stabilire con successo un ancoraggio rende straordinariamente difficile portare a termine questa strategia. Sia che qualcuno vi stia guidando lungo il processo, sia che proviate a farlo da soli, creare realmente uno stato artificiale di assoluta certezza– voglio dire riuscirci per davvero, senza stronzate o esagerazioni – è un obiettivo difficilissimo e, soprattutto può portare a illudersi seriamente e a cercare di convincersidi esserciriusciti per il desiderio disperato di godere dei benefici che ne derivano. In realtà, per quanto riguarda gli ancoraggi della PNL, ho assistito a un’infinità di episodi in cui le persone si illudono sinceramente di riuscire a crearli, specialmente negli eventi dal vivo, dove i partecipanti, sentendosi in dovere di fare come tutti gli altri, si mettono a saltare su e giù, a sorridere e a battere le mani strillando come matti la parola «sì», per poi scambiarsi il cinque gliuni con gli altri per il «successo» ottenuto grazie all’ancoraggio appena creato. La dura realtà, invece, è che i numerosi benefici sperimentati in uno stato di eccitazione – i partecipanti imparano più rapidamente, ricordano meglio e hanno un’esperienzaindimenticabile (e la prossima volta saranno ancora lì a comprare il biglietto!) – sono soltanto temporanei. Vi chiederete dove io stia andando a parare. Insomma, alla fine avevo capito che per il sottoscritto, l’unico modo a prova di bombaper giungere al livello ultraintenso di assoluta certezzache è richiesto per stabilire un ancoraggio degno di questo nome consisteva nell’aspettare finché mi fossi trovato concretamente in quello stato: solo allora avrei fissato la mia ancora. Per dirla altrimenti, perché avrei dovuto cercare di confezionare uno stato insuperabile di assoluta certezza attraverso una serie di tecniche di PNL potenti ma interamente soggettive senza mai sapere realmente se ci ero riuscito? Tutto ciò che dovevo fare era aspettare di chiudere una vendita bella grossa, nel mondo reale: ilsuccesso mi avrebbe letteralmente proiettato in uno stato di picco caratterizzato da un’assoluta certezza naturale, e a quel punto– e intendo dire in quel medesimo istante– mentre mi sarei goduto l’ultimo riverbero di quella vendita straordinaria, sapendo in ogni cellula del mio corpo di trovarmiin uno stato naturaledi assoluta certezza(ben diverso dalle imitazioni artificiali), avrei tirato fuori il mio BoomBoom e tirato su una potente nasata per ogni narice – boom! boom!– ed ecco fatto, avevo stabilito la mia potente ancora.