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Šklovskij inizia a scrivere la sceneggiatura nel 1930. Questa rientra tra i primi tentativi di passaggio dal cinema muto al sonoro, esattamente il secondo tentativo dopo Putëvka v žizn’ (Il cammino per la vita) del regista Nikolaj Ekk del 1931. Anche il titolo della sceneggiatura venne modificato nel corso delle versioni successive. Secondo l’idea originale di Šklovskij, avrebbe dovuto essere Tjur’ma narodov (La prigione dei popoli), come lo stesso autore dichiara nell’articolo Kto vinovat? (Di chi è la colpa?) pubblicato sulla rivista “Kino” nel maggio del 1932 per difendersi dalle accuse di formalismo che gli vennero mosse dopo l’uscita del film. Ad oggi, come studi di riferimento a riguardo porto i tre titoli Viktor Šklovskij – kinoteoretik (Šklovskij teorico del cinema) di Vladimir Levin, pubblicato sulla rivista di settore «Iskusstvo kino» nel 1970; il saggio Shklovsky and Dostoevsky as Demons of Darkness di Nikita Lary, inserito in uno studio di maggior respiro sugli adattamenti cinematografici dell’opera dostoevskiana, Dostoevsky and Soviet Film: Visions of demonic realism del 1986, e l’articolo Da una casa di morti pubblicato da Claudia Olivieri nel 2004 sulla rivista “Europa Orientalis”. Allo stato attuale sembrerebbe che solo questi tre studiosi abbiano avuto la possibilità di visionare i dattiloscritti, ma non si esclude che andando avanti con la ricerca possano emergere altre fonti. Nessuno dei tre però sembra essere riuscito a visionare tutte e sei le sceneggiature, apparentemente conservate in diversi archivi a Mosca. Nel suo saggio, Lary dichiara, infatti, di aver visionato solo cinque delle sei versioni della sceneggiatura, rinvenute nella biblioteca dell’Università Statale pan-russa di cinematografia (VGIK), non rivela però di aver visionato una delle sceneggiature, presenti, invece, nell’Archivio Statale di Letteratura e Arte di Mosca (RGALI), come attestato dal foglio di consultazione, informazione rinvenuta nell’articolo, già citato, pubblicato da Claudia Olivieri. Quest’ultima dichiara di essere riuscita a visionare solo quattro delle sei versioni dattiloscritte, ma non una delle versioni descritta da Lary, presumibilmente contenuta nella biblioteca dell’Università di Cinematografia, e ricca di note esasperate dell’autore. L’Olivieri, d’altro canto, afferma di aver recuperato una versione conservata al GosFil’m-Fond di Mosca, mai esaminata dagli altri due, come dimostrato dai fogli di consultazione dell’archivio. Si è deciso di focalizzare l’attenzione sulla sceneggiatura di Mërtvyj dom, poiché risulta quanto meno insolito che per la stesura sia stato scelto proprio Šklovskij, in quanto nel 1930 viene costretto a rinunciare pubblicamente alle teorie formaliste nell’articolo Pamjatnik naučnoj ošibke (Monumento a un errore scientifico) pubblicato sulla “Literaturnaja gazeta”. Si cercherà, quindi, di comprendere quanto e in che modo il clima di sospetto di questi anni ha condizionato le scelte di scrittura della sceneggiatura e quanto sia sopravvissuto delle idee iniziali dell’autore nell’ultima versione, costantemente ostacolato, in primis, dal regista alla sua prima esperienza cinematografica. Allo stato attuale siamo in possesso di due delle sei versioni della sceneggiatura del lungometraggio, grazie alla prof.ssa Claudia Olivieri. Da qui partirà l’analisi, non potendo ancora, per cause di forza maggiore, visionare i dattiloscritti negli archivi moscoviti. L’ultima slide riporta la bibliografia, corrispondente ai testi esplicitamente citati nel corso della presentazione. Grazie.