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La Turchia fu il primo paese a ratificare la Convenzione di Istanbul nel marzo 2012. Altri tempi. La Turchia si voleva raccontare un paese moderno e aperto, dove anche i diritti delle donne sarebbero stati tutelati con una legislazione che abbracciava principi di ispirazione europea. Nove anni dopo le cose sono cambiate e nel paese il vento dei partiti conservatori spira sempre più forte sul governo. Sono le dinamiche interne a spiegare una decisione che ha fatto letteralmente inorridire l’Europa. Una decisione arrivata come un fulmine a ciel sereno e, precisa il Consiglio d’Europa, senza nessun preavviso. Ankara ha abbandonato la Convenzione di Istanbul. Compiendo un primo passo per indebolire le tutele delle donne contro la violenza in un paese che, solo nell’ultimo anno, ha registrato 300 femminicidi accertati. E altre 170 morti riconducibili a situazioni di violenza domestica. E ovviamente, la decisione ha scatenato proteste di piazza e nette prese di posizione istituzionali. Abbandonare la Convenzione di Istanbul significa abbandonare le donne turche La Convenzione di Istanbul è il primo documento europeo che fornisce agli stati che la ratificano linee guida sul trattamento della violenza contro le donne e della violenza domestica. Una carta davvero importante, che sin dalla sua nascita, ha permesso di armonizzare gli standard delle tutele a favore delle donne negli stati aderenti. Certo, l’applicazione totale della carta è ancora lontana. E il difficile processo diplomatico che ha accompagnato la sua stesura definitiva era già segnale che questo innovativo documento andava a toccare ambiti su cui era dura la resistenza soprattutto di tipo culturale. Eppure, mentre paesi ritenuti ‘più aperti’ come Italia e Gran Bretagna, proponevano emendamenti per indebolire il dettato del testo. Lasciando esterefatti gli attivisti per i diritti umani, la Turchia, come detto, fu la prima nazione ad abbracciare le nuove linee guida. La Convenzione di Instabul è incentrata su tre tipi di miure. Quelle per la prevenzione della violenza sulle donne, quelle per la protezione delle vittime e quelle del perseguimento dei colpevoli. Inoltre la Convenzione di Istanbul è il primo documento che definisce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma discriminazione. Tra gli atti che la Convenzione di Instabul indica perché siano perseguibili penalmente negli stati che la ratificano, ci sono specificati varie forme di violenza. Violenza fisica, violenza psicologica, violenza sessuale. Ogni forma di molestia, matrimoni forzati, mutilazioni genitali femminili, stalking, aborto e sterilizzazioni forzate, e ogni atto sessuale non consensuale. Una protezione ampia e necessaria, da attuare attraverso specifiche misure legislative interne. Una protezione su cui, da qualche ora, le donne turche non possono più contare.