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Diapositiva successiva Valutazioni dei rischi specifici Esempio di valutazione dei rischi specifici: il rumore. È presente rischio rumore in azienda? Si! Si effettua indagine con misura rumore: Relazione tecnica Si verificano le esposizioni dei lavoratori: Scelta DPI/assegnazione/addestramento + sorveglianza sanitaria + cartellonistica Nella diapositiva si affronta l’esempio della valutazione del rischio rumore. L’esempio del rumore viene portato perché ritenuto di facile comprensione e perché esemplifica bene i possibili percorsi di valutazione da seguire per un rischio normato. La trattazione del rischio rumore in sé verrà approfondita nelle dispositive successive. Nel caso delle rilevazioni degli agenti fisici l’obbligo di aggiornamento è quadriennale se non intervengono modifiche, in caso di modifiche l’intervallo tra gli aggiornamenti diventa anche più breve essendo richiesto l’aggiornamento della rilevazione. Diapositiva successiva Valutazioni dei rischi specifici In conclusione qual è lo scopo della valutazione del rischio? Da dove deriva… • Obbligo di formazione e addestramento? • Scelta attrezzature di lavoro? • Organizzazione del lavoro/mansioni? • Molto altro? • Misure di miglioramento? • Obbligo sorveglianza sanitaria? • Scelta D.P.I.? La valutazione del rischio è uno strumento organizzativo e decisionale! Il DVR è uno strumento di decisione più che un semplice adempimento obbligatorio per legge. Il contenuto del DVR (e delle valutazione dei rischi specifici) determina molte scelte aziendali, come per esempio quelle indicate nella diapositiva. Diapositiva successiva VdR: due modalità di redazione Articolo 28 comma 2 Lettera a: La scelta dei criteri di redazione del documento è rimessa al datore di lavoro, che vi provvede con criteri di semplicità, brevità e comprensibilità, in modo da garantirne la completezza e l’idoneità quale strumento operativo di pianificazione degli interventi aziendali e di prevenzione Ormai dalla metà del 2013 non è più possibile ricorrere all’autocertificazione della valutazione dei rischi, questo anche perché sono state pubblicate (con il Decreto Interministeriale del 30/11/2012) le cosiddette “Procedure standardizzate per la valutazione dei rischi” da parte della Commissione consultiva permanente. Nelle previsioni dell’Articolo 29 comma 5 i datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori e quelli di aziende fino a 50 lavoratori (escluse quelle di cui al comma 7 dell’Articolo 29) possono utilizzare le procedure standardizzate per la redazione del loro DVR. Negli altri casi si dovrà redigere un DVR “classico”, che in realtà non è codificato e su cui è lasciata ampia libertà operativa. Si evidenzia che la differenza tra il DVR redatto con le procedure standardizzate e quello classico non sarà ovviamente nel contenuto, che deve essere in entrambi i casi relativo alla valutazione di tutti i rischi, ma più che altro nella modalità di presentazione e redazione. Per questo motivo si illustrerà lo schema organizzativo del DVR P.S. per permettere di cogliere i vari elementi che compongono, in ogni caso, un DVR completo. Nota: si riportano le aziende da 11 a 50 lavoratori escluse dalla possibilità di utilizzo delle procedure standardizzate: • nelle aziende industriali di cui all’articolo 2 del Decreto Legislativo 17 agosto 1999, numero 334, e successive modificazioni, soggette all’obbligo di notifica o rapporto, ai sensi degli articoli 6 e 8 del medesimo Decreto; • nelle centrali termoelettriche; • negli impianti ed installazioni di cui agli articoli 7, 28 e 33 del Decreto Legislativo 17 marzo 1995, numero 230, e successive modificazioni; • nelle aziende per la fabbricazione ed il deposito separato di esplosivi, polveri e munizioni; • nelle industrie estrattive con oltre 50 lavoratori; • nelle strutture di ricovero e cura pubbliche e private con oltre 50 lavoratori • aziende in cui si svolgono attività che espongono i lavoratori a rischi chimici, biologici, da atmosfere esplosive, cancerogeni mutageni, connessi all’esposizione ad amianto. Diapositiva successiva DVR con procedure standardizzate PASSO 1 Descrizione dell’azienda, del ciclo lavorativo/attività e delle mansioni Descrizione generale dell’azienda; Modulo 1.1 • Dati aziendali • Sistema di prevenzione e protezione aziendale Descrizione delle lavorazioni aziendali e identificazione delle mansioni; Modulo 1.2 Ciclo lavorativo/Attività: • Fasi • Descrizione Fasi • Area/Reparto /Luogo di lavoro • Attrezzature di lavoro • Materie prime, semilavorati e sostanze impiegati e prodotti. Scarti di lavorazione • Mansioni/postazioni Il DVR inizia con l’anagrafica aziendale e il ciclo produttivo. Le prime informazioni da inserire sono: Dati aziendali • Ragione sociale • Attività economica • Codice ATECO 2007 (facoltativo) • Nominativo del Titolare/Legale Rappresentante • Indirizzo della sede legale • Indirizzo del sito (o siti) produttivo (esclusi i cantieri temporanei e mobili - Titolo IV Decreto Legislativo 81 del 2008 Successive Modificazioni e Integrazioni) Sistema di prevenzione e protezione aziendale • Nominativo del Datore di lavoro (Indicare se il datore di lavoro svolge i compiti del SPP) • Nominativi del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dai rischi se diverso dal datore di lavoro • Nominativi ASPP, (ove nominati) • Nominativi addetti al Servizio di Pronto Soccorso, • Nominativi addetti al Servizio di Antincendio ed Evacuazione • Nominativo del Medico Competente (ove nominato) • Nominativo del RLS/RLST Evidenziare le figure esterne al Servizio di prevenzione e protezione (dirigenti e/o preposti ove presenti), e allegare l’organigramma aziendale nel quale sono indicati ruoli e mansioni specifiche. Si procede poi con la descrizione delle lavorazioni aziendali e l’identificazione delle mansioni assegnate: Ciclo lavorativo/Attività: indicazione di ciascun ciclo lavorativo/attività, se in azienda sono presenti più cicli lavorativi, si potrà utilizzare un modulo per ogni ciclo lavorativo • colonna 1 - Fasi: individuazione delle fasi che compongono il ciclo lavorativo • colonna 2 - Descrizione Fasi: descrizione sintetica di ciascuna fase • colonna 3 - Area/Reparto /Luogo di lavoro: indicazione dell’ambiente o degli ambienti, sia al chiuso che all’aperto, o del reparto in cui si svolge la fase • colonna 4 - Attrezzature di lavoro: macchine, apparecchi, utensili, ed impianti: elencazione delle eventuali attrezzature utilizzate in ciascuna fase • colonna 5 - Materie prime, semilavorati e sostanze impiegati e prodotti. Scarti di lavorazione: elencazione di quelle relative a ciascuna fase • colonna 6 - Mansioni/postazioni: individuazione di quelle coinvolte in ciascuna fase L’esame delle fasi che compongono il ciclo/attività deve essere completo, includendo anche quelle di manutenzione, ordinaria e straordinaria, riparazione, pulizia, arresto e riattivazione, cambio di lavorazioni, ecc. È importante evidenziare, ove presenti, situazioni lavorative quali ad esempio: lavoro notturno, lavoro in solitario in condizioni critiche (nella colonna Descrizione Fasi); attività effettuate all’interno di aziende in qualità di appaltatore, attività svolte in ambienti confinati, lavori in quota (nella colonna Ambiente/Reparto), ecc. È utile allegare la planimetria degli ambienti di lavoro e dei locali di servizio con la disposizione delle attrezzature (lay-out aziendale). Diapositiva successiva DVR con procedure standardizzate PASSO 2 Individuazione dei pericoli presenti in azienda Individuazione dei pericoli presenti in azienda; Modulo 2 • Famiglia di pericoli • Pericoli (assenti o presenti) • Riferimenti legislativi • Esempi di incidenti e di criticità per ogni pericolo elencato. Dopo aver descritto l’attività aziendale, si devono individuare i pericoli presenti. Questi sono legati alle caratteristiche degli ambienti di lavoro, delle attrezzature di lavoro, dei materiali; agli agenti fisici, chimici o biologici presenti; al ciclo lavorativo, a tutte le attività svolte (comprese quelle di manutenzione, ordinaria e straordinaria, riparazione, pulizia, arresto e riattivazione, cambio di lavorazioni, ecc.); a fattori correlati all’organizzazione del lavoro adottata; alla formazione, informazione e addestramento necessari e, in generale, a qualunque altro fattore potenzialmente dannoso per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Per individuare i pericoli si utilizzerà il Modulo 2 , che dovrà essere barrato nelle caselle delle colonne 3 e 4. Il modulo contiene: • colonna 1 - “Famiglia di pericoli”; • colonna 2 - “Pericoli”; • colonne 3 e 4 - devono essere contrassegnate per indicare la presenza o l’assenza del pericolo in azienda, in coerenza con quanto descritto nel modulo 1.2; • colonna 5 - “Riferimenti legislativi”, con il richiamo al Decreto Legislativo 81 del 2008 Successive Modificazioni e Integrazioni e ad altre principali fonti legislative di riferimento; • colonna 6 - “Esempi di incidenti e di criticità per ogni pericolo elencato. Ulteriori pericoli identificati dal datore di lavoro, non elencati in colonna 2, dovranno essere riportati nella riga “Altro”, posta in calce alla tabella. Potranno essere utilizzati uno o più Modulo 2 in relazione al ciclo lavorativo/attività