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Neuroni specchio ed autismo. Cosa sono i neuroni specchio? Sono dei neuroni che si attivano quando compiamo una determinata azione, e quando vediamo compierla. Quindi lo stesso neurone si accende per cause motorie, come afferrare una mela, e per cause sensoriali, come vedere qualcuno afferrare una mela. Ogni neurone si attiva solo per un tipo specifico di movimento. ad esempio il neurone che si attiva mentre vediamo afferrare o afferriamo la mela, non si attiva quando lanciamo o vediamo lanciare una mela. Questo speciale tipo di comportamento ha donato loro il caratteristico nome di neurone specchio. La scoperta del dottor Rizzolati, essendo un punto di svolta sulla comprensione del funzionamento neuronale, ha dato il via a decine di ricerche correlate nei più svariati ambiti scientifici. per esempio la Comprensione degli stati emotivi. Gli stati emotivi producono una particolare mimica facciale che può essere riconosciuta a livello visivo. Nell’atto di osservare un’emozione positiva o negativa attiviamo gli stessi identici neuroni mimici, donandoci così la capacità empatica di “vivere” e quindi comprendere lo stato d’animo altrui istantaneamente. Questa importante scoperta dona una motivazione neuro biologica a quella che chiamiamo “responsabilità sociale”, fin ora relegata alla speculazione filosofica o religiosa. Secondo lo stesso Rizzolati, la cultura e la speculazione cognitiva può bloccare o escludere alcuni soggetti da questo procedimento empatico, sfruttando l’espediente per cui il procedimento è molto più forte con chi sentiamo più vicino ,(familiari, appartenenti alla stessa cultura o etnia), e ciò spiegherebbe anche le basi di grandi rimozioni empatiche collettive come il nazismo o altre più recenti. Nuove teorie proverebbero che il linguaggio parlato tipico della nostra specie non derivi dall’ascolto dei versi animali, come si credeva, ma dalla gestualità. Infatti l’osservazione di gesti accenderebbe i potenziali di azione di neuroni situati nell’area di Broca, un’area dedita al movimento dei muscoli adibiti alla produzione della voce umana. Oltre tutto il legame empatico creato dagli stessi neuroni aiuterebbe non poco la comprensione comunicativa, (motivo per cui nelle chat utilizziamo le emoticon ad esempio per far comprendere il sarcasmo di un’affermazione). Il neurologo indiano Ramachandran è stato il primo a teorizzare che una disfunzione dei neuroni specchio sia la causa dell’emergere di questa sindrome. Infatti le disfunzioni cognitive presenti nello spettro autistico sono direttamente le aree in cui entrano in gioco questi neuroni. Successivi studi mediante elettroencefalogramma parrebbero confermare questa intuizione, donando non poche speranze per la comprensione di questa malattia ancora quasi del tutto sconosciuta.