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La creatività e la scuola. Lavorando sulla scia del trasporto entusiastico iniziale per il lavoro di Guilford, Hudson,ha rilevato che in prima media , coloro che hanno un alto grado di divergenza tendono a specializzarsi nelle arti e quelli con un alto grado di convergenza nelle materie scientifiche. Ciò può essere dovuto principalmente all’incoraggiamento e alle opportunità piuttosto che a qualcosa di insito in una delle due discipline scolastiche in questione o negli alunni stessi. Pare che, almeno in certe scuole, agli studenti di materie scientifiche sia permesso agire meno spesso in modo divergente, rispetto agli studenti di arte, perché le discipline che essi studiano sono ritenute essere meno soggettive di quelle seguite nei licei artistici e nelle accademie delle belle arti. Quando agli studenti di scienze vengono forniti esempi di ciò che si intende con pensiero divergente, i loro punteggi nei test sul pensiero divergente mostrano un miglioramento immediato. Presumendo che tali test siano una buona misura della creatività, questo indicherebbe che gli studenti di materie scientifiche non mancano di capacità creativa ma semplicemente che necessitano dell’incentivo per estrinsecarla. Il primo punto che gli insegnanti devono quindi tenere a mente è che, quale che sia la loro materia, devono essere consci delle opportunità di incoraggiare il pensiero divergente negli studenti e sfruttarle quando si presentano. Bruner sostiene che nell’ambito dell’educazione, tendiamo a ricompensare solo le risposte «giuste» e a penalizzare quelle «sbagliate». Questo rende i bambini riluttanti ad azzardare soluzioni nuove o originali nella risoluzione di un problema, dato che le probabilità di sbagliare in questo caso diventano inevitabilmente maggiori. In altre parole essi non vogliono correre rischi. Tuttavia il salto immaginativo, la produzione di una risposta diversa da quella convenzionale, la prontezza ad assumersi quelli che potrebbero essere chiamati i rischi conoscitivi sono inscindibili dallo sforzo creativo. L’insegnante dovrebbe essere preparato ad agire in un’atmosfera in cui tale sforzo sia incoraggiato e ricompensato, piuttosto che in un clima educativo dove vengano approvate soltanto le soluzioni caute e convergenti. Questo non significa certo che non teniamo in considerazione l’accuratezza o la precisione. Si ricordi che l’atto creativo implica la verifica/valutazione. La soluzione deve essere verificata per vedere se funzionerà. se fallisce deve essere scartata, anche se il bambino può nondimeno essere lodato per lo sforzo immaginativo compiuto. E anche questo fallimento può essere apportatore di nuove idee che possono poi essere verificate ed eventualmente condurre alla soluzione desiderata. Secondo Bruner, invece , il pensiero creativo è olistico ,(produce cioè risposte che hanno un’ampiezza superiore alla somma delle loro parti), mentre il pensiero razionale e convergente è algoritmico , cioè produce cioè risposte che sono inequivocabilmente esse stesse). Entrambi i tipi di pensiero hanno un loro ruolo fondamentale, ma dovrebbero essere utilizzati per completarsi e sostenersi a vicenda e non venire in un certo senso considerati come reciprocamente incompatibili. Prima di affermare con troppo entusiasmo di aver già compreso il valore per la classe di entrambe le forme di pensiero, e che mai penalizzeremmo il bambino per un tentativo olistico, dovremmo ricordarci che la scoperta di Getzels e Jackson, secondo i quali, coloro che hanno un alto grado di divergenza sarebbero meno benvoluti dagli insegnanti rispetto a quelli con un alto grado di convergenza, può ancora essere ritenuta valida. Le scuole hanno le loro regole e regolamenti, i loro modelli di procedura e di condotta e spesso il bambino conformista riesce a convivervi in maniera più serena di quello non conformista e molto fantasioso. Inoltre le idee divergenti possono essere spesso originali e di valore, ma possono anche essere stravaganti e sciocche, inducendo l’insegnante a sospettare che il bambino stia soltanto “facendo il furbo”. Sfortunatamente, (o fortunatamente), la creatività è una cosa imprevedibile e noi non possiamo pretendere che si estrinsechi sempre in una forma adatta alle circostanze del momento. Studiando le risposte dei bambini e facendo in particolare attenzione a dove conducono effettivamente le idee che inizialmente sembrano sciocche, l’insegnante riesce in breve a riconoscere quando i bambini stanno tentando di usare la loro immaginazione e quando stanno semplicemente tentando di sorprendere. Omettendo una simile osservazione, l’insegnante corre il rischio di reprimere le idee buone assieme a quelle non proprio buone, e di dare alla classe l’impressione che l’originalità semplicemente non sia benvenuta quando si manifesta.