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Che cos’è la creatività? La creatività è un concetto familiare eppure stranamente elusivo. Potremmo riscontrare un certo disaccordo sulla possibilità di essere creativi nelle scienze come nelle arti, in casa come nel laboratorio del vasaio, nell’allevare bambini come nello scrivere libri. Ulteriore disaccordo sorgerebbe probabilmente se iniziassimo a discutere sul se effettiva­mente la creatività possa essere interamente appresa o se sia un dono prezioso con il quale nasciamo. Uno degli approcci di problema consiste nel vedere la creatività come un modo particolare di pensare, un modo di pensare che implica originalità e fluidità, che rompe con i modelli esistenti introducendo qualcosa di nuovo. Dal lavoro giovanile di Guilford il termine pensiero divergente, è quello più strettamente connesso all’atto creativo. Guilford, asseriva che il pensiero divergente è la capacità di produrre una gamma di possibili soluzioni per un dato problema, in particolare per un problema che non preveda un ‘unica risposta corretta. È facile rendersi conto che una simile capacità ha probabilmente un ruolo nell’atto creativo, poichè l’artista ha spesso bisogno di esplorare una serie di possibili modi di dipingere un quadro, di portare a termine un romanzo o di scrivere una poesia prima di decidersi alla fine per quello che sembra essere il migliore. Ovviamente ci aspettiamo che un atto creativo riporti anche l’impronta dell’originalità, ma anche in questo caso il pensiero divergente avrà un suo ruolo, poiché più ampia sarà la gamma di possibilità che siamo in grado di produrre, più alta sarà la probabilità che una di esse dia prova di originalità. Guilford si riferiva anche a ciò che lui chiamava pensiero convergente. Nel pensiero convergente si dice che gli individui convergono, invece che discostarsene, sull’unica risposta accettabile a un problema e producono efficacemente la soluzione. Talvolta si afferma che i test di intelligenza si concentrano solamente sul pensiero convergente, dato che corrisponde un’unica risposta corretta accettabile, e che il pensiero divergente può essere veramente dimostrato solo con test cosiddetti a finale aperto. Questo è probabilmente vero, ed è sempre un esercizio interessante chiedere ai bambini di guardare alcuni test di intelligenza , e vedere se per ognuno riescono a trovare spiegazioni a più di una soluzione accettabile. Nel farlo chiediamo loro di pensare in modo divergente piuttosto che convergente, e i risultati potrebbero essere in un certo senso sorprendenti per chi costruisce test di intelligenza. Tuttavia non stiamo sostenendo che il pensiero divergente sia comunque superiore a quello convergente, o che sbagliamo nel dedicare a quest’ultimo così tanto tempo nelle scuole. Spesso il pensiero convergente si adatta meglio a un problema particolare e inizialmente dovremmo quindi considerare il pensiero divergente come complementare a quello convergente, invece di istituire fra i due tipi di pensiero una sorta di competizione. Ciò che Guilford e altri tentarono di dimostrare è che ,dando rilievo al pensiero convergente, siamo stati inclini a trascurare completamente il pensiero divergente e di conseguenza non abbiamo fatto abbastanza per l’insegnamento, (o lo sviluppo , della creatività nelle scuole.