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Apprendimento significativo e metacognizione. Restringendo il campo di interesse agli obiettivi di tipo cognitivo, si può ritenere che assuma un rilevante significato il modello proposto da Ausubel, il cui schema concettuale ha il merito di porre nel giusto rilievo due aspetti molto importanti. Il primo riguarda l’evidente necessità di tenere in costante considerazione la struttura cognitiva del soggetto, e il secondo ha messo fine a quella concezione tanto diffusa e pericolosa , secondo la quale qualsiasi apprendimento per ricezione deve essere per sua natura meccanico, ed ogni apprendimento per scoperta deve essere a sua volta sempre necessariamente significativo. A questo riguardo, secondo Pellerey, un apprendimento significativo comporta sempre una trasformazione attiva e dinamica della struttura conoscitiva. Almeno una parte di essa, infatti, deve subire una riorganizzazione che consenta al nuovo concetto di inserirsi in maniera ben collegata e connessa con il restante della conoscenza. Perché ciò accada, occorre una destabilizzazione della struttura cognitiva, cioè dell’organizzazione delle strutture di pensiero dell’alunno. Queste strutture possono considerarsi dotate di una certa stabilità. Tale stabilità, viene meno quando una qualsiasi esperienza ponga in crisi la sua attuale organizzazione delle strutture cognitive, evidenziandone la scarsa efficacia nel risolvere adeguatamente un particolare problema. L’inserimento di questo elemento perturbatore produce uno stato di dissonanza cognitiva. Merito della psicologia cognitiva è stato quello di concentrare l’attenzione su quei processi che consentono l’esecuzione di un compito. Da qui parte il contributo della riflessione e della applicazione della metacognizione in ambito didattico-educativo. Con il termine “metacognizione” ci si riferisce a tutte le operazioni cognitive sovraordinate a quelle di base, con la funzione di coordinarle, di guidarle e di promuovere la riflessione in relazione all’elaborazione dell’informazione eseguita. Tutti i giorni dobbiamo affrontare situazioni problematiche che richiedono una soluzione ed elaboriamo un nostro piano di azione, lo applichiamo, lo verifichiamo ed eventualmente lo modifichiamo in funzione dello scopo. Per poter agire in questo modo dobbiamo, però, essere in grado di utilizzare le nostre abilità mentali superiori, come memoria, attenzione e concentrazione, adattandole al compito. La metacognizione, come sottolineato da Ashman e Conway, si rifà a questi principi. essa sta a significare la conoscenza che il soggetto possiede delle proprie conoscenze, dei processi cognitivi che le regolano e delle strategie per intervenire su di esse. Pertanto, nell’applicazione di un procedimento di soluzione ad un problema, il soggetto metacognitivo non è quello che applica le operazioni che rendono possibile il processo, ma quello che effettua il processo, in un modo, piuttosto che in un altro.