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IL SISTEMA DELL'EQUILIBRIO Dopo ottant'anni di guerre espansionistiche, con la pace di Lodi i cinque maggiori Stati italiani (Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli) decisero di riunirsi in una Lega Italica (1454) e presero l'impegno di conservare la pace. Nella difesa dell'equilibrio si distinse particolarmente Lorenzo il Magnifico che vedeva nella pace la condizione indispensabile per la prosperità di Firenze. La pace di Lodi fu anche la conseguenza dei cambiamenti in alto in Europa: Fu determinante non tanto l'espansione degli Ottomani, quanto la minaccia rappresentata dalla Francia che, ormai libera dalla guerra con gli Inglesi. Appariva interessata a intervenire in Italia. Ma soprattutto la scelta della pace fu il prodotto di una generale stanchezza degli Stati italiani che si trovavano a far fronte a una situazione interna sempre più instabile, L'affermazione del Principato aveva infatti ridotto a semplici strumenti amministrativi le vecchie istituzioni democratiche del Comune il consenso fu cosi limitato a una ristretta oligarchia e conseguentemente il potere del signore risultava estremamente precario. Le spade dei mercenari divennero sempre più importanti per tenere a bada le classi popolari, ma le minacce più gravi venivano dalle congiure che si ordivano instancabilmente all'interno della stessa corte, A Firenze, alla morte di Cosimo una congiura tentò di impedire la successione di Piero Gottoso (1469). A Milano, le principali famiglie aristocratiche complottarono contro Goleazzo Maria Sforza, accusato di comportarsi come un tiranno, Il duca fu pugnalato (1416) nella chiesa di Santo Stefano ma ciò non modificò sostanzialmente la situazione. Il titolo Fu infatti ereditato dal piccolo Giuri Goleazzo di soli otto anni mentre il potere fu concretamente esercitato dallo zio Ludovico Sforza detto al Moro. I quarant'anni (1454.94) successivi agli accordi di Lodi furono in realtà caratterizzati da una pace instabile, interrotta da varie guerre. Fu proprio negli anni del sistemo dell'equilibrio che si consolidarono gli apparati delle diplomazie come strumenti della politica estera. Vennero istituite ambasciate permanenti, nominati diplomatici accreditati come rappresentanti dei principi in altri Paesi. In conclusione, con la pace di Lodi l'Italia restò frammentata in diversi Stati che si equivalevano e che erano consapevoli di non poter prevalere sugli altri: nessuno era abbastanza forte per assoggettare gli altri né tanto debole da farsi sottomettere. Oltretutto anche questi anni approfondirono la distanza tra le due aree della Penisola: nell'Italia centrale e settentrionale, infatti, la pace favori lo sviluppo economico, le attività culturali e la fioritura artistica; al Sud, invece, una nuova crisi di successione offrì alla grande feudalità l'occasione per sottrarsi ulteriormente al potere centrale. L'Italia dunque prendeva una strada diversa dagli altri Stati europei a causa della mancata unificazione territoriale e politica della Penisola. Restò debole sia politicamente che militarmente e le grandi monarchie europee non tardarono ad approfittarne