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Lo svantaggio come elemento unificante. Perché l’azione educativo-didattica rivolta ai ragazzi con disabilità abbia effetti di integrazione nella vita della classe e della scuola contro ogni forma di separazione e discriminazione, è bene considerare insieme, come un unico problema con diverse articolazioni, tutti gli alunni che presentano bisogni educativi speciali, derivanti sia da disabilità sia da altre cause. Le forme dell’azione didattica e il clima della vita delle classi e della scuola devono essere inclusivi al punto che tutti gli alunni della classe e della scuola, normodotati, con disabilità o con serie difficoltà, vivano e sentano la scuola come contesto commisurato alle diverse esigenze della loro crescita personale nell’apprendimento e nella relazione sociale con compagni e docenti. Gli alunni che presentano bisogni educativi più complessi, cioè, appunto, speciali, possono essere raggruppati, dal punto di vista normativo, in tre grandi classi. Due di esse godono di importanti tutele a livello legislativo – la Legge 104 del 92 (situazioni di disabilità) e la Legge 170 del 2010 (DSA). La terza, che non si avvale di leggi specificamente dedicate, è costituita da tutte le situazioni di difficoltà di apprendimento: la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 che è dedicata a tutti gli alunni con bisogni educativi speciali, è rivolta soprattutto a questa terza classe di situazioni.