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BES. Considerando che Bes: Bisogni Educativi Speciali, è la parola che indica tutte le condizioni di “disagio educativo”, vanno distinte le situazioni derivanti da difficoltà di apprendimento, disabilità o DSA, cioè situazioni di svantaggio dovute a condizioni genetiche o a disabilità certificata (legge 104) da quelle di di natura sociali o ambientali e linguistiche. In questo ultimo caso parleremo di situazioni di svantaggio, mentre in questa sezione parliamo delle disabilità. Lo svantaggio come elemento unificante. Perché l’azione educativo-didattica rivolta ai ragazzi con disabilità abbia effetti di integrazione nella vita della classe e della scuola contro ogni forma di separazione e discriminazione, è bene considerare insieme, come un unico problema con diverse articolazioni, tutti gli alunni che presentano bisogni educativi speciali, derivanti sia da disabilità sia da altre cause. Le forme dell’azione didattica e il clima della vita delle classi e della scuola devono essere inclusivi al punto che tutti gli alunni della classe e della scuola, normodotati, con disabilità o con serie difficoltà, vivano e sentano la scuola come contesto commisurato alle diverse esigenze della loro crescita personale nell’apprendimento e nella relazione sociale con compagni e docenti. Gli alunni che presentano bisogni educativi più complessi, cioè, appunto, speciali, possono essere raggruppati, dal punto di vista normativo, in tre grandi classi. Due di esse godono di importanti tutele a livello legislativo – la Legge 104/1992 (situazioni di disabilità) e la Legge 170/2010 (DSA). La terza, che non si avvale di leggi specificamente dedicate, è costituita da tutte le situazioni di difficoltà di apprendimento: la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 che è dedicata a tutti gli alunni con bisogni educativi speciali, è rivolta soprattutto a questa terza classe di situazioni. Alunni che presentano deficit o patologie che danno luogo a situazioni di disabilità Questa prima tipologia di bisogni rientra nelle previsioni della Legge 104/1992. Si tratta di uno spettro di situazioni di disabilità molto ampio, ma riconducibile alle due macro-categorie di disabilità psico-fisiche e disabilità sensoriali. Riportiamo di seguito le più diffuse, ricordando però che spesso deficit e patologie diverse si presentano associate nello stesso soggetto. La gamma di situazioni che vengono comprese nell’ambito delle disabilità psicofisiche è ampissima ma va ricordato che nelle forme lievi può non essere necessario procedere alla certificazione ai sensi della Legge 104/1992. Alunni con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA). Agli alunni appartenenti a questa classe si riferisce la Legge 170/2010. Non sono compresi in questa categoria gli alunni con DSA che sfuggono alla consapevolezza del disturbo e non vengono diagnosticati. Altri ancora presentano un funzionamento mentale della stessa natura, ma in forma lieve, cioè subclinica. Si tratta di disturbi su base neurobiologica (presenza di un deficit nelle componenti neurobiologiche centrali dei processi implicati), che possono tuttavia regredire grazie a interventi mirati, soprattutto in rapporto agli stili di apprendimento specifici del soggetto. Le quattro tipologie di DSA sono: dislessia: difficoltà nella lettura, ovvero nella decifrazione dei segni linguistici; disgrafia: difficoltà nella realizzazione grafica del segno di scrittura; disortografia: difficoltà nella transcodifica del linguaggio (da orale a scritto); discalculia: difficoltà negli automatismi del calcolo e nell’elaborazione dei numeri. Alunni che presentano altre situazioni di difficoltà nell’apprendimento (non classificate tra i DSA). La terza classe comprende gli alunni che presentano altre situazioni di difficoltà nell’apprendimento che comportano bisogni educativi speciali e non possono essere raggiunti senza un’azione pedagogica e didattica egualmente specifica – appunto speciale. La Direttiva del 27 dicembre 2012, pur facendo riferimento a tutte le situazioni di BES, è stata elaborata per dare normazione a questa terza amplissima tipologia di BES. Si tratta di: alunni in situazioni di difficoltà nell’apprendimento scolastico derivanti da veri e propri disturbi; alunni che possono essere definiti in situazione di deprivazione socio-ambientale; alunni che si ritirano dall’impegno scolastico a causa di una complessa situazione di sofferenza personale. Alunni in situazioni di difficoltà nell’apprendimento scolastico derivanti da veri e propri disturbi. Tali alunni si trovano in situazioni di difficoltà nell’apprendimento scolastico derivanti da veri e propri disturbi che, allo stesso modo dei DSA, presentano una base neurobiologica più o meno importante, pur non riguardando i processi di intelligenza, che non ne sono toccati. Vi sono bambini e ragazzi con DSA che non vengono diagnosticati perché, presentando un’intelligenza vivace, le loro difficoltà nel rapporto con la scrittura, il calcolo, ecc.; vi sono alunni che, pur non essendo diagnosticati affetti da DSA, presentano le stesse caratteristiche di funzionamento mentale ad un livello inferiore, cioè subclinico, e sono pertanto, in modo più o meno significativo, in difficoltà rispetto agli altri alunni nel rapporto con le operazioni di apprendimento formalizzato. Una parte di questi entra precocemente nel circolo vizioso dell’insuccesso scolastico con un accumulo di ritardo nell’apprendimento e avendo maturato comportamenti di evitamento sempre più radicati. Vi sono alunni che presentano ADHD, cioè Disturbo dell’Attenzione e Iperattività, magari con DOP (Disturbo Oppositivo Provocatorio) o di DC (Disturbo del Comportamento). Vi sono inoltre gli alunni che presentano Disturbo non verbale, cioè bassa intelligenza nelle aree non verbali associata ad alta intelligenza verbale. A volte, nonostante le spiccate abilità linguistiche, gli aspetti descrittivi della funzione linguistica risultano estremamente problematici. Poi si distinguono gli alunni che presentano fobia scolare. Ancora vi sono alunni che “rimangono indietro” o “non ci arrivano tanto”, cioè borderline cognitivi, che presentano una scarsa dotazione intellettuale, un quoziente intellettivo normale, ma vicino al limite del ritardo mentale. Alunni che possono essere definiti in situazione di deprivazione socio-ambientale. Possono essere definiti alunni in situazione di deprivazione socio-ambientale quelli la cui forma mentis e i cui strumenti linguistici, culturali e comportamentali non sono congeniali all’apprendimento scolastico e alla vita scolastica e che spesso resistono a farsi integrare in essi. Quando arrivano alla scuola secondaria di secondo grado questi alunni hanno accumulato un enorme ritardo nell’apprendimento e, spesso, hanno maturato uno stile di comportamento problematico o scarsamente adattativo: abbastanza spesso i problemi di apprendimento scolastico diventano problemi di adattamento all’apprendimento scolastico e poi di adattamento scolastico e sociale. In questo gruppo va inserita l’ulteriore ampia sottocategoria di situazioni di “non conoscenza della lingua e della cultura italiana” da parte di alunni appartenenti a culture diverse. Nell’ambito degli alunni di lingua madre diversa dall’italiano, occorre inoltre considerare significative differenze, soprattutto in ragione del tempo già trascorso in Italia e delle differenze culturali, a volte di grande incidenza, che si accompagnano a quelle linguistiche. A volte il problema linguistico riguarda alunni stranieri in situazione di deprivazione – più che semplice differenza – sociale e culturale. Alunni che si ritirano dall’impegno scolastico per sofferenza psicologica anche in assenza di svantaggio. Vi sono infine alunni che si ritirano dall’impegno scolastico a causa di una complessa situazione di sofferenza personale che impedisce di avventurarsi in campi in cui il ragazzo abbia il presentimento del possibile fallimento. Questo accade frequentemente ad alunni che presentano effettive difficoltà, ma a volte la reazione di ritiro o blocco risulta del tutto sproporzionata rispetto alle difficoltà. Essa nasce a volte da condizioni di fragilità emotiva legate a situazioni familiari anche contingenti (una malattia in famiglia, la nascita di un fratellino, crisi tra i genitori, confronti frustranti con fratelli maggiori o minori, ecc.). Spesso essa viene presa per banale pigrizia, cioè per un atteggiamento superficiale verso i propri compiti, mentre si tratta di un segno di fragilità, travestito a volte da sfrontatezza. In questo caso il bisogno educativo specifico consiste nella realizzazione di una relazione basata sulla comprensione della situazione emotiva e nella creazione di condizioni di rimotivazione dell’alunno. Va ricordato che motivi di sofferenza emotiva e affettiva possono gravare sulla storia personale dell’alunno anche in assenza di disturbi o di situazioni di deprivazione sociale e avere forte incidenza negativa sull’apprendimento scolastico.