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diapositiva successiva Appalti – Prevenzione • Misure: Redazione (dove d’obbligo) del documento unico sui rischi da interferenza (Duvri) che tiene conto di: • Coordinamento delle attività di prevenzione. • Cooperazione nelle attività di prevenzione • Informazioni e formazione sui rischi, sulle attività e sulle misure di prevenzione. • Definizione dei ruoli e dei compiti dei lavoratori. • Valutazione cooperativa dei rischi. • Verifica utilizzo DPI. Gli obblighi connessi ai contratti di appalto o d’opera o di somministrazione sono regolamentati dall’art. 26 del D.Lgs.81/2008. Un sistema di prevenzione aziendale adeguato deve prevedere che le ditte appaltatrici e i loro lavoratori debbano essere informati dei rischi delle attività e del luogo di lavoro, anche a seguito di una valutazione dei rischi frutto di ispezioni e analisi congiunte. Naturalmente insieme ai rischi vanno esposte anche le misure di prevenzione e tutte le altre notizie utili sulle fasi di lavoro e gli strumenti utilizzati. Al DL appaltante spetta il compito prioritario di redigere il DUVRI dopo aver verificato l’idoneità tecnico professionale delle imprese appaltatrici, avendo fornito le necessarie informazioni sui rischi dell’ambiente di lavoro, per realizzare il coordinamento e la cooperazione necessarie. La redazione di tale documento è stata esclusa per alcune tipologie di attività dal D.Lgs106/2009. Successivamente la Legge 98/2013 “Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia” ha ulteriormente ridotto le fattispecie per cui vige l’obbligo di redazione del Duvri, prevedendo la possibilità per i datore di lavoro appaltante, “limitatamente ai settori di attività a basso rischio di infortuni e malattie professionali”, di individuare un proprio incaricato con il compito di “sovrintendere“ alle attività di cooperazione e coordinamento. Tale in caricato deve “essere in possesso di formazione, esperienza e competenza professionali adeguate e specifiche in relazione all’incarico conferito, nonché di periodico aggiornamento e di conoscenza diretta dell’ambiente di lavoro”. diapositiva successiva Movimenti ripetitivi - Conseguenze • Affezioni muscolo – scheletriche degli arti superiori e inferiori • Le più frequenti patologie dell’arto superiore: • Tendinite della spalla, epicondilite laterale, tendiniti mano polso, sindrome del tunnel carpale, sindrome dello stretto toracico, sindrome tensitiva del collo, radicolopatia cervicale. Secondo l’Agenzia europea per l’informazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro e la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro tali disturbi sono in aumento e colpiscono attualmente milioni di lavoratori in Europa in tutti i settori lavorativi. Anche in Italia dai dati Inail risultano in sensibile aumento tutte quelle patologie legate al sistema muscolo scheletrico quali artropatie, sindromi del tunnel carpale, oltre alle discopatie che interessano il rachide. diapositiva successiva Movimenti ripetitivi - I fattori di rischio Aspetti fisici del lavoro • Movimenti ripetitivi ad alta frequenza • Attività che richiedono forza nelle mani • Vibrazioni al sistema mano braccio Aspetti organizzativi • I ritmi • Il lavoro ripetitivo • Il lavoro monotono • La fatica • Il freddo • I fattori psicosociali Le cause principali che provocano i disturbi muscolo scheletrici vanno ricercate negli errori di progettazione del posto di lavoro e del processo lavorativo, i maggiori e più frequenti fattori di rischio, sempre secondo l’Agenzia europea, sono infatti da individuare oltre che negli aspetti fisici dell’ambiente di lavoro negli aspetti connessi all’organizzazione del lavoro. diapositiva successiva Movimenti ripetitivi – Valutazione e prevenzione I WRMD possono essere valutati mediante il calcolo dell’Indice sintetico di esposizione ai rischi connessi con movimenti ripetitivi degli arti superiori • Occupational repetitive Actions Risk Index uguale OCRA La sigla WRMD significa per Work Related Muscoloskeletal Desorders. L’Ocra scaturisce dal rapporto tra il numero giornaliero di azioni effettivamente svolte con gli arti superiori in compiti ripetitivi ed il corrispondente numero di azioni raccomandate le quali vengono calcolate a partire da una costante (30 azioni al minuto) valida in condizioni ottimali e, di volta in volta, confrontate con fattori demoltiplicativi quali: la forza, la postura, gli elementi complementari e i periodi di recupero. Fa riferimento a tale metodologia il comma 3 dell’art. 168 del D.Lgs. 81/2008 rinviando alle norme tecniche della serie ISO 11228 (parti 1-2-3 ) di cui all’Allegato XXXIII. Tali norme sono relative alle attività di movimentazione manuale (sollevamento, trasporto, traino, spinta, movimentazione di carichi leggeri ad alta frequenza). diapositiva successiva Agenti cancerogeni e mutageni – Prevenzione • Applicare prioritariamente il principio della sostituzione. • Utilizzare processi di lavorazione a ciclo chiuso. • Valutare i rischi tenendo conto di tutti i possibili modi di esposizione, incluso l’assorbimento cutaneo. Secondo le disposizioni del Capo II del Titolo IX del D.Lgs. 81/2008 il datore di lavoro deve inoltre mettere a disposizione dei lavoratori servizi igienici idonei, dare la possibilità di tenere separati gli indumenti di lavoro e gli indumenti personali, mettere a disposizione DPI che assicurino il totale isolamento dei lavoratori e garantirne la manutenzione con la massima cura. L’uso dei dispositivi isolanti non può essere continuo quindi si devono prevedere pause frequenti o rotazione delle mansioni. Deve essere fatto assoluto divieto di fumo o consumo di cibo e bevande nel posto di lavoro. Deve essere garantita la formazione e l’informazione dei lavoratori. diapositiva successiva Agenti biologici – Valutazione e prevenzione • Classificazione dell’agente biologico e rischi connessi. • Analisi delle fasi del procedimento lavorativo che comportano rischio di esposizione. • Numero dei lavoratori addetti alle diverse fasi. • Metodi e procedure lavorative adottate misure preventive e protettive applicate. • Programma per le emergenze. Il Titolo X del D.Lgs. 81/2008 prevede l’osservanza di misure di individuazione, valutazione e gestione del rischio biologico tenendo conto di due fondamentali situazioni di rischio: quelle in cui vi è un uso deliberato degli agenti biologici e quelle in cui può verificarsi una presenza frequente o occasionale di agenti biologici. Pertanto l’allegato XLIV forrnisce un elenco esemplificativo delle attività lavorative nelle quali va fatta la valutazione del rischio biologico, tra cui ad esempio compaiono: gli estetisti/parrucchieri, gli operatori scolastici, le imprese di pulizia, così come le industrie alimentari, le attività di giardinaggio e agricoltura, i servizi di emergenza ecc.. diapositiva successiva Stress: le nuove disposizioni per la Vdr La valutazione dello stress-lavoro correlato: • è effettuata secondo i contenuti dell’Accordo europeo dell’8 ottobre 2004 nel rispetto delle “Indicazioni” metodologiche elaborate dalla Commissione consultiva. La valutazione dello stress lavoro correlato è divenuta obbligatoria il 31 dicembre 2010 a seguito della modifica apportata agli artt. 28 e 29 del D.Lgs.81/2008 dalla L.122/2010. Le “indicazioni” metodologiche, approvate dalla Commissione consultiva il 17 dicembre 2010, sono state diffuse dal Ministero del lavoro mediante circolare. diapositiva successiva Accordo europeo-interconfederale sullo stress Art. 4 c.2 – Individuazione dei problemi dello stress… “L’individuazione di un eventuale problema di stress lavoro-correlato può implicare un’analisi su fattori quali: • l’eventuale inadeguatezza nella gestione dell’organizzazione e dei processi di lavoro, • condizioni di lavoro e ambientali, • comunicazione • e fattori soggettivi (tensioni emotive e sociali, sensazione di non poter far fronte alla situazione, percezione di mancanza di attenzione nei propri confronti, ecc.)”. Più approfonditamente l’Agenzia europea individua le seguenti due aree di fattori stressogeni: 1. Contenuto del lavoro Ambiente di lavoro e attrezzatura di lavoro: Condizioni fisiche di lavoro, problemi inerenti l’affidabilità, la disponibilità, l’idoneità, la manutenzione o riparazione di attrezzature e impianti. Progettazione dei compiti: Monotonia, cicli di lavoro brevi, lavoro frammentario o inutile, sottoutilizzazione, incertezza elevata. Carico / Ritmi di lavoro: Sovraccarico o sottocarico di lavoro, mancanza di controllo sui ritmi, alti livelli di pressione temporale. Orario di lavoro: Lavoro a turni, orari di lavoro rigidi, imprevedibili, lunghi o che alterano i ritmi sociali. 2. Contesto lavorativo Cultura organizzativa: Comunicazione scarsa o frammentaria, bassi livelli di sostegno per la risoluzione dei problemi e la sviluppo personale, mancanza di definizione di obiettivi aziendali. Ruolo nell’organizzazione: Ambiguità e conflitto di ruolo, responsabilità per altre persone. Sviluppo di carriera: Blocco/incertezza della carriera, insufficienza/eccesso di promozioni, bassa retribuzione, precarietà del posto di lavoro, scarso valore sociale attribuito al lavoro Autonomia decisionale/controllo: Partecipazione ridotta al processo decisionale, carenza di controllo sul lavoro. Relazioni interpersonali sul lavoro: Isolamento sociale o fisico, rapporti limitati con i superiori, conflitto interpersonale, mancanza di supporto sociale. Interfaccia casa-lavoro: Richieste contrastanti tra casa e lavoro, scarso sostegno in famiglia, problemi di doppia carriera.