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Orfeo, che con la sua lira affascinava chiunque lo ascoltava, si innamorò perdutamente della bellissima ninfa Euridice, tanto che decise di sposarla. La loro felicità purtroppo durò poco, poiché anche Aristeo, figlio del dio Apollo, si innamorò pazzamente di Euridice. Si narra che un giorno per sfuggirgli, essa correva su di un prato ed un serpente la morse ad una caviglia, fino ad ucciderla per il veleno. Orfeo disperato, e incurante del pericolo, decise di scendere fino negl'inferi per riprendersi la sua amata e riportarla nel regno dei vivi. Così lo stesso si presenta davanti ad Ade e Persefone, il re e la regina del regno dei morti, che commossi per la sua storia d'amore gli concedono di riprendere la sua amata Euridice, appatto che, Orfeo nel risalire lungo la via che conduce fuori dall'Ade, non si voltasse mai per guardare Euridice. Succede però, che giunti verso l'uscita degli inferi, Orfeo preoccupato per assicurarsi della presenza di Euridice, che teneva per mano, si voltò per guardarla, ed improvvisamente essa scomparve, ed Orfeo la perse per sempre. Qui, quello che più ci preme capire, è il significato del voltarsi di Orfeo, quasi a dirci che nessun mortale ne dio, può ribellarsi al fatum, ciò che è stato detto. Questo scendere e risalire dagli inferi, sta ad indicarci anche il viaggio dell'iniziato, proprio della religione orfica e trasmesso fino ai nostri giorni nelle varie cerimonie d'iniziazione. Basti pensare all'iniziazione massonica ed al simbolo del gabinetto di riflessione (Ade) dove il neofito, è invitato a entrare prima della sua iniziazione cioè, prima della sua rinascita verso la luce. Ma cosa può significare questo non voltarsi indietro? Il non voltarsi indietro, esotericamente, può equivalere al non tornare indietro, regredire nel cammino. Anche le sacre scritture ce lo dicono, nel Vangelo di Luca (9,57-62) leggiamo: "Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio". In Genesi (19,26) troviamo questo versetto ancor più significativo: “Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale”. La statua di sale, è in tal caso, il simbolo della cristallizzazione o immobilizzazione del nostro essere, uno stato stagnante, uno stare fermi, dove non si è ne buoni ne cattivi, ma tiepidi. Si tratta di quei tiepidi descritti nell'apocalisse e che troviamo anche nella Divina Commedia: "Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa". (Inf. Canto III,51). Sono in sintesi, coloro che non hanno né il coraggio né la forza di prendere una decisione, di fare una scelta, giusta o sbagliata che sia. Leggiamo anche quest'altro versetto a riguardo del non voltarsi indietro, qui Dante e Virgilio, si trovano davanti alla porta del Purgatorio: "Poi pinse l’uscio a la porta sacrata, dicendo: "Intrate; ma facciovi accorti che di fuor torna chi’n dietro si guata". (Pg. Canto IX130-132) Fuori torna chi guarda indietro cioè, si torna allo stato precedente di dormiente e si perde lo stato di veglia che avevamo conquistato, che, su questo piano, non è mai uno stato fisso, eterno. Voltarsi quindi, può significare perdere qualcosa che si era conquistata e che pensavamo essere nostra. Orfeo perde la sua amata Euridice, l'iniziato ai misteri, in modo analogo, perde la sua anima. Dovrà rimettersi alla cerca, come un eroe, senza dimenticare mai che: SUL CAMMINO INIZIATICO SI È SEMPRE SUL FILO DI UN RASOIO...