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diapositiva successiva MODULO 2 Individuazione, valutazione e gestione dei rischi diapositiva successiva Unità Didattica 1 • Individuazione, valutazione e gestione dei rischi Individuazione e valutazione dei rischi in ambiente di lavoro: principi generali L’obiettivo del modulo è fornire le conoscenze di base ai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza per l’esercizio del ruolo. Saranno oggetto di studio: • l’identificazione dei pericoli connessi al profilo di rischio aziendale; • la valutazione dei rischi. In questa unità didattica si affronteranno gli aspetti generali, ovvero i principi, per una corretta valutazione dei rischi. diapositiva successiva Concetti base • PERICOLO • La potenzialità di un’entità (agenti chimici, fisici e biologici, attrezzature, tempi e metodi di lavoro) di causare danni. • RISCHIO • La probabilità che si verifichi un evento dannoso. • DANNO • Lesione (infortunio sul lavoro, malattia professionale) del benessere fisico e psichico di un individuo. • PREVENZIONE • Le misure adottate per evitare o diminuire i rischi. Affinché il RLS possa svolgere con efficacia il proprio ruolo bisogna che alcuni concetti di base siano compresi ed appresi. Con tale obiettivo in questa slide si procede alla definizione di concetti come pericolo, rischio, danno e prevenzione. Un esempio efficace può essere l’utilizzo di macchine quali le frese o le presse che sono “potenzialmente pericolose” ma che divengono “rischiose” solo se non sono state predisposte per l’utilizzo che ne viene fatto e non sono stati messi in funzione idonei “sistemi protettivi di blocco”. diapositiva successiva Valutazione dei rischi • “Un esame sistematico di identificazione dei pericoli e di stima dei rischi per la prevenzione dei danni alla salute e sicurezza dei lavoratori nell’espletamento della loro attività. È finalizzato ad individuare le misure generali di tutela da adottare.” Commissione Europea Orientamenti sulla valutazione del rischio, 1994 La valutazione dei rischi ha l’obiettivo di consentire al Datore di lavoro di prendere i provvedimenti che sono necessari per salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori. Questi provvedimenti richiedono di: • individuare le fonti di pericolo; • stimare la probabilità che si verifichi un evento dannoso; • quantificare l’entità del danno che può derivare da quell’evento; • eliminare il rischio dove possibile; • ridurre il rischio. diapositiva successiva Chi è coinvolto nella valutazione • È responsabilità del DL, che la attua con la collaborazione del RSPP e del MC, previa consultazione del RLS. • IL DL può avvalersi del supporto di competenze esterne ma la valutazione e la redazione del documento resta sempre sotto la sua piena responsabilità, garantendo le modalità di collaborazione e consultazione previste dalla legge. L’art. 15 e gli artt. 17 e 18 del D.Lgs. 81/2008 definiscono il primo le misure generali di tutela, il secondo gli obblighi non delegabili a carico del datore di lavoro, il terzo gli obblighi del datore di lavoro e del dirigente. La valutazione del rischio e “ la conseguente elaborazione del documento” è un obbligo specifico del Datore di lavoro, non delegabile, che deve essere eseguita in tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati, in cui opera anche un solo lavoratore. Il Datore di lavoro effettua la valutazione in stretta collaborazione con RSPP, RLS e MC. diapositiva successiva Coinvolgere i lavoratori nella valutazione • È necessario che: “chiunque sia la persona che si occupa della definizione dei rischi, un dipendente o un consulente esterno, attui un vero e proprio dialogo con i lavoratori…” Commissione Europea Orientamenti sulla valutazione del rischio, 1994 Secondo gli Orientamenti europei “i dipendenti sono infatti in grado di richiamare l’attenzione su pericoli che per loro stessa natura risultano di difficile applicazione. Si tratta di problemi che possono derivare dall’organizzazione del lavoro, dal modello di attività svolte o dal posto di lavoro. I dipendenti possono porre in rilievo che il modo in cui si pone loro di fronte il lavoro crea loro delle difficoltà, o perché troppo rapido e quindi comporta stress, oppure perché il lavoratore deve adottare una posizione scomoda e innaturale che alla lunga gli causerà dolori”. diapositiva successiva Campagna europea sulla valutazione dei rischi Errori frequenti • Non coinvolgere nella valutazione dei rischi un gruppo di persone e non includere lavoratori dotati di una conoscenza pratica del processo/attività oggetto di valutazione. Fase 1: individuare i pericoli e le persone a rischio: consultare il manuale dello stabilimento, ma non i lavoratori: le prassi di lavoro possono essere diverse e i lavoratori conoscono i problemi reali Nel corso della Campagna sulla valutazione dei rischi (2010-2012) l’Agenzia europea di Bilbao ha reso disponibile un documento, ancora estremamente attuale, in cui si mette in luce come frequenti siano gli errori nella valutazione dei rischi nelle diverse fasi di attuazione del processo e sempre, tra questi errori, ha individuato il mancato coinvolgimento dei lavoratori. Pianificazione della valutazione dei rischi Tra gli errori più diffusi si annovera: • incaricare della valutazione dei rischi persone incompetenti; • non fornire ai responsabili incaricati dall’organizzazione di effettuare la valutazione le informazioni, la formazione, le risorse, il tempo e il supporto necessari a tale scopo; • non assicurare un adeguato coordinamento tra valutatori di aziende diverse che operano nel medesimo luogo di lavoro; • non coinvolgere nella valutazione dei rischi un gruppo di persone e non includere i lavoratori dotati di una conoscenza pratica del processo/attività oggetto di valutazione. Fase 1: individuare i pericoli e le persone a rischio Errori frequenti: • sottovalutare talune categorie di rischio, fra cui fattori psicosociali e organizzativi (orari, carico di lavoro ecc.); • trascurare i pericoli a lungo termine per la salute (per esempio, rischi derivanti da un’esposizione cronica a sostanze pericolose o da livelli elevati di rumore); • consultare il manuale dello stabilimento, ma non i lavoratori: le prassi di lavoro possono essere diverse e i lavoratori conoscono i problemi reali; • attenersi rigidamente a una lista di controllo: - considerare soltanto i pericoli menzionati nella lista di controllo - non tenere conto di come i lavoratori interagiscono con i pericoli in concreto • sottovalutare un pericolo importante, minimizzandone la gravità; • sottovalutare le attività secondarie, come interventi di manutenzione o pulizie, svolte sul luogo di lavoro; • trascurare l’eventuale presenza di lavoratori di altre aziende o di altre persone (contraenti, visitatori ecc.) sul luogo di lavoro; • non garantire un coordinamento tra datori di lavoro e contraenti, per esempio omettendo di informare questi ultimi circa gli eventuali rischi o pericoli non tener conto di gruppi di persone particolarmente a rischio, come donne in gravidanza, giovani lavoratori, lavoratori con disabilità ecc.; • non valutare la pericolosità di apparecchiature utilizzate di rado; • non consultare il registro degli infortuni o delle malattie Fase 2: valutare e dare priorità ai rischi Errori frequenti: • trascurare alcune delle conseguenze dei rischi, per esempio non considerare gli effetti a lungo termine dei rischi; • creare un falso senso di sicurezza: il fatto di aver individuato un rischio non significa che tale rischio sia stato eliminato dall’ambiente di lavoro o sia tenuto sotto controllo; • non definire un ordine di priorità dei rischi in funzione della valutazione svolta. È indispensabile definire le priorità degli interventi di prevenzione e di protezione dai rischi. Fase 3: decidere un’azione preventiva Errori frequenti: • non tener conto dei generali principi di prevenzione • non considerare in primo luogo se è possibile prevenire o evitare i rischi e, in caso contrario • non valutare come ridurre o controllare il rischio, adottando misure quali: combattere i rischi alla fonte, sostituire i fattori di rischio con altri innocui o meno pericolosi ecc. • non trasferire il rischio, vale a dire mantenere un rischio sotto controllo creandone di nuovi; • non consultare/coinvolgere i lavoratori nelle decisioni sulle misure di prevenzione. Fase 4: intervenire Errori frequenti: • L’implementazione delle misure di prevenzione non figura tra le priorità; • il piano d’azione non specifica: • quali misure adottare, • le persone responsabili di attuare determinate misure e le relative scadenze, • il termine finale di implementazione. • Non sovrintendere puntualmente all’attuazione degli interventi. • Mancata consultazione/coinvolgimento dei lavoratori. Fase 5: controllo e riesame Errori frequenti: • tralasciare le specifiche di riesame e revisione della valutazione dei rischi; • non assicurarsi se le misure di prevenzione e di protezione rispecchiano i risultati della valutazione dei rischi; • non controllare le misure adottate per verificarne l’efficacia nel tempo; • non informare i lavoratori e/o i loro rappresentanti sui risultati della valutazione dei rischi e le misure adottate; • considerare la valutazione dei rischi alla stregua di un obbligo una tantum e non aggiornarla periodicamente.