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Corso di AGGIORNAMENTO per PREPOSTI Formazione particolare aggiuntiva per il preposto ai sensi dell'Accordo Stato Regioni del 21/12/2011 Modulo 3 – Gestione dell'emergenza diapositiva successiva Schema generale del corso La gestione dell'emergenza sui luoghi di lavoro  Gestione dell'emergenza  Emergenza sanitaria  Emergenza incendio  Altri tipi di emergenza  Piano di evacuazione e di emergenza diapositiva successiva Gestione dell'emergenza Gestire l'emergenza è complicato… …. perché la risposta umana all'emergenza e in particolare alla dichiarazione di evacuazione può essere difficile da controllare. Non è detto che le persone reagiscano durante l'emergenza come farebbero a sangue freddo! Molte persone vogliono verificare di persona la gravità della situazione prima di abbandonare i locali oppure esitano per timore di perdere effetti personali. Durante incendi o terremoti alcuni sono rientrati per salvare i loro beni! Per poter gestire l'emergenza è necessario conoscere i principali modelli di comportamento della folla. Ad esempio le persone tendono in genere a minimizzare un'emergenza in atto ritenendo che la situazione non sia così grave come la si vuole far credere. Sono frequenti i casi di persone che prima di allontanarsi compiono una serie di operazioni inutili rallentando di molto il tempo di abbandono dei locali (questo fenomeno in inglese è detto “milling”). La mancata percezione della gravità e dell'urgenza della situazione costituisce quasi sempre una costante degli scenari reali di emergenza. Le persone sono più portate a credere alla realtà dell'emergenza se l'ordine di evacuazione è ripetuto più volte e viene impartito da una fonte credibile. In altri casi può invece verificarsi l'evento opposto: il panico. Se un'evacuazione fatta a malincuore può essere rischiosa l'evacuazione di persone in preda al panico è tragica. Una folla impazzita non è direttamente controllabile, lo è solo per via indiretta, le persone in prima fila possono vedere il pericolo, cercare di fermarsi o di dirigersi altrove ma quelle che sopravvengono non si rendono conto di quello che c'è davanti e continuano a spingere. diapositiva successiva Gestione dell'emergenza La creazione di una struttura organizzativa per l'emergenza rappresenta l'aspetto fondamentale dell'attuazione del piano di emergenza che altrimenti rischia di restare solo documento cartaceo. Durante un'emergenza una persona può essere chiamata a gestire la situazione, e questa figura si chiama coordinatore dell'emergenza. Il coordinatore dell'emergenza valuta l'opportunità di attivare il piano di emergenza e lo dichiara operativo quando lo ritiene necessario, dirige e coordina tutte le attività che si svolgono durante le condizioni di emergenza e dichiara la fine dello stato di emergenza. Se necessario provvede ad attivare i soccorsi esterni. Gli addetti alle squadre di emergenza sono spesso i primi ad intervenire, sono stati addestrati e devono saper valutare le azioni da intraprendere e le loro priorità. In particolare sono formati sull'utilizzo di estintori, sulle modalità di intervento di primo soccorso e sulla messa in pratica dell'evacuazione. Tutti i lavoratori devono attenersi al piano di evacuazione e di emergenza, rispettando le istruzioni ricevute e attenendosi ad esse. diapositiva successiva Emergenza sanitaria L'emergenza sanitaria può verificarsi per malore accidentale o a seguito di infortunio. La normativa di riferimento è contenuta nel Decreto Legislativo 81/08 Art. 45 che fa esplicito riferimento al D.M. 388/03 “Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale”. Le aziende sono classificate in 3 gruppi (A, B e C) a seconda del rischio di infortuni e alla loro possibile gravità. Gli obblighi in materia di dotazione di presidi e di formazione si declinano sulla base del gruppo a cui l'azienda appartiene. La classificazione avviene secondo i criteri indicati nell'Art. 1 del D.M. anche con la consultazione del medico competente, ove previsto. Se l'azienda o unità produttiva svolge attività lavorative comprese in gruppi diversi, il datore di lavoro deve riferirsi all'attività con indice più elevato. Approfondimento: i gruppi A, B e C L'Art. 1 del D.M: 388/03 indica la classificazione delle aziende, ovvero le unità produttive, in tre gruppi. Questa suddivisione avviene tenendo conto della tipologia di attività svolta, del numero dei lavoratori occupati e dei fattori di rischio. Gruppo A: • I) Aziende o unità produttive con attività industriali, soggette all'obbligo di dichiarazione o notifica, di cui all'articolo 2, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, centrali termoelettriche, impianti e laboratori nucleari di cui agli articoli 7, 28 e 33 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, aziende estrattive ed altre attività minerarie definite dal decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 624, lavori in sotterraneo di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1956, n. 320, aziende per la fabbricazione di esplosivi, polveri e munizioni • II) Aziende o unità produttive con oltre cinque lavoratori appartenenti o riconducibili ai gruppi tariffari INAIL con indice infortunistico di inabilità permanente superiore a quattro, quali desumibili dalle statistiche nazionali INAIL relative al triennio precedente ed aggiornate al 31 dicembre di ciascun anno. Le predette statistiche nazionali INAIL sono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale • III) Aziende o unità produttive con oltre cinque lavoratori a tempo indeterminato del comparto dell'agricoltura. Gruppo B: aziende o unità produttive con tre o più lavoratori che non rientrano nel gruppo A. Gruppo C: aziende o unità produttive con meno di tre lavoratori che non rientrano nel gruppo A.